“Mi vendo, ma non tutta”. Come guadagnare con le foto dei vostri piedi

“Mi vendo, ma non tutta”. Come guadagnare con le foto dei vostri piedi

Guardare foto di piedi è una parafilia

Innanzitutto diamo qualche nozione scientifica per chi di voi ha riso o sorriso di fronte a quest’abitudine che può sembrare bizzarra.

Guardare foto di piedi e provare piacere nel guardare foto di piedi è una parafilia. Ovvero, una perversione. Un argomento un po’ “border line” ma che incontra molti curiosi ed appassionati.

Va da sè che accontentare chi cerca foto di piedi spinge a molti utenti comuni del web a provarci: perchè non vendere foto di piedi online? Se a qualcuno piace e lo trova eccitante, in fondo, non c’è nulla di male.

Anche perché i tempi sono cambiati ed oggigiorno avere dei “feticci sessuali” non è più visto come qualcosa da ripudiare del tutto. Pensate che alcune ricerche scientifiche hanno consentito di far emergere una curiosa verità: molti uomini preferiscono osservare dei bei piedi anziché un bel seno.

O meglio, guardano prima i piedi e poi il seno. Detto questo, sappiate che non potete aprire il vostro account Ebay e fare un annuncio con la foto dei vostri piedi. Il discorso della vendita online nel caso delle parafilie è leggermente diverso.

Imbarazzo e scelta

«Non credo di dovermi vergognare di niente, ma dato che le poche persone a cui ho raccontato cosa faccio per arrotondare il mio stipendio (considerando anche i mesi di cassa integrazione) mi hanno voltato le spalle e dato della poco di buono, mi limiterò a dire il mio nome e a raccontare la mia storia, sperando di riuscire a spiegare che non lo faccio per piacere mio, ma mi sono dovuta inventare qualcosa, per disperazione. Questo qualcosa è assurdo ma non è prostituzione e non faccio del male a nessuno, nessuno vede il mio volto e quindi anche mia figlia non sa nulla».

Marcella, 32 anni è una commessa. Lavora nel Comasco vicino a Erba in un negozio di abbigliamento. Era/è un lavoro part-time ma con la pandemia è diventato (per diversi mesi) cassaintegrazione. Una figlia di 7 anni da mantenere. Un marito anche lui in difficoltà, con un lavoro a Partita Iva. Poche certezze, insomma. Meno di quelle di prima. 

«Un giorno- racconta Marcella- ero su Instagram e mi ha scritto un signore su direct. Succede a tutte, tantissime mie amiche mi dicono che ricevono svariati messaggi da uomini: per lo più si cancellano e non si leggono. Si capisce lontano un chilometro che sono spesso stranieri in cerca di un “bancomat umano” o “arrapati” senza altre intenzioni se non sessuali. Io poi ho scritto chiaramente che sono sposata e non ho mai risposto a nessuno di questi messaggi, nemmeno per scherzo.»

Quel giorno però, racconta Marcella, un messaggio la colpì: «Era scritto gentilmente e mi faceva i complimenti per i miei piedi. Avevo messo una foto dove ero in abito da sera con dei tacchi, una foto nostalgica dell’estate prima del Covid proprio per ricordare i bei tempi e lui faceva riferimento a quello scatto». Non ne ho fatto mistero con mio marito e ci siamo fatti due risate insieme pensando che il mondo fosse proprio pieno di matti, nel senso buono, almeno in questo caso perché questo signore non aveva fatto niente di così disdicevole».

Il giorno dopo le riscrive e le offre un pagamento via paypal in cambio di una foto a piedi nudi. Solo i piedi. In una certa posizione. 

«Ho guardato mio marito e ne ho parlato con lui. Mi offriva 30 euro. Ho accettato. E da lì è cominciato tutto.»

Le stranezze delle foto ai piedi

Solo piedi, spiega Marcella: con smalto, senza, sulle punte, sull’erba, sopra un tappeto, che schiacciano frutta, burro, foglie o sale. «Non avete idea di quante richieste assurde, ma sono solo piedi. E io ci ricavo anche 400 euro in più al mese».

«Perché racconto questa storia? Perché so che ci sono tante donne ma anche ragazzine che fanno cose ben peggiori…e se la gente vorrà ridere di me o giudicarmi, come fanno le persone che mi conoscono, prego, non ho alcun problema: sono stanca del giudizio degli altri». 

Marcella ci tiene a specificare che usa solo Instagram anche se ci sono piattaforme apposta ma “dove spesso, dopo un po’ chiedono altro e io non sono disposta». 

«Basta creare un profilo Instagram, personale e privato (così dovranno per forza seguirti per vedere le tue foto). E nelle foto metti bene in risalto i piedi. Senza pose che facciano vedere altro, e senza esporti. Non devi fare poi nient’altro che aspettare: saranno gli amanti dei piedi a trovarti e seguirti e tu intanto puoi seguire pagine di “foto di piedi” già famose e non dovrai far altro che aspettare. Per il resto ci sono delle regole, semplici: basta essere chiare fin dall’inizio e non c’è nulla di male. Sono foto, foto di piedi. Nulla di più».

Quando stiamo per chiudere la telefonata la sua voce si fa un po’ meno sicura: «Non ti dico che sono felice. Non ti dico che lo farei anche se non avessi bisogno. Se questa pandemia non avesse azzerato le entrate di mio marito e dimezzato le mie. Non lo faccio per piacere. Ma non c’è nemmeno nulla di così scabroso, a volte rido e mi diverto anche. La gente giudica e basta. Immagino già i commenti: fatti vedere in faccia, è come vendere il tuo corpo…Tutte cose che ho già sentito da chi, all’inizio ha saputo della mia “seconda attività”. Anche queste realtà fanno parte del periodo che stiamo vivendo. Ci sono sempre state ma ora toccano anche persone normalissime, come me. Preferisco fare foto ai miei piedi che rubare». 

Metterci la faccia. Il FaceSitting

Metterci la faccia. Il FaceSitting

Il facesitting è quando nel sesso… ci si mette la faccia letteralmente. Questa pratica sessuale sebbene poco esplorata nei testi o pubblicizzata è molto diffusa e consiste nel sedersi sulla faccia del proprio partner per portare a contatto gli organi genitali con la bocca.

L’eccitazione di questa tipologia di incontro sessuale è un mix della stimolazione meccanica e di quella basata sull’olfatto. E’ una tipologia di sesso orale molto fisica e “primordiale”.

E’ innegabile infatti che in questo caso è anche l’odore stesso degli organi genitali a rappresentare uno dei punti di focus.

Di solito consiste nella donna che si “siede” sul viso della propria dolce metà e per questo viene considerata nella maggior parte un cunnilingus alternativo.  

Ma non è solo questo a renderla interessante. In molti casi entra infatti in gioco anche la sua componente BDSM e di conseguenza un rapporto di dominazione/sottomissione per chi la pratica.

Non pensate a qualcosa che non sia consensuale perché rientra perfettamente in tale sfera. E’ semplicemente un modo differente di praticare il sesso orale.

Le posizioni sessuali per lo stesso sono molteplici e il facesitting è una di quelle. Nell’immaginario collettivo è collegato spesso a fantasie pornografiche di vario genere: non di rado si possono incontrare scene di questo genere nei video porno.

Se non avete mai provato questa particolare posizione ed avete buona forza nelle gambe… dovreste provarci. E’ particolare e divertente.

Soprattutto aggiunge alla soddisfazione sessuale quel pizzico di trasgressione in più che in un rapporto non guasta mai.

Intervista con Marte Miao, autrice del libro Vongola vorace: Racconti erotici di una Mistress

Intervista con Marte Miao, autrice del libro Vongola vorace: Racconti erotici di una Mistress

Quando ci si imbatte in un libro che parla di erotismo e sessualità, che sia speciale e sappia dare ai lettori qualcosa che vada oltre a una asettica trasformazione di parole in immagini, non si può fare a meno che cercare Di contattare l’autrice e convincerla a rilascarci un’intervista.

Ciao Marte Miao, innanzitutto grazie per aver accettato la nostra richiesta di intervista. Ti andrebbe di parlarci un po’ di te?

Grazie a voi per avermi riservato uno spazio su ILO!

Inizio subito dicendoti che no, non mi piace molto parlare di me, però mi piace tanto raccontare storie. Infatti sono partita da questa passione e da quella per l’erotismo per creare una raccolta di racconti che si intitola “Vongola vorace”.

La maggior parte sono storie legate all’erotismo, alla sensorialità, alla percezione dell’altra persona, alle chimiche che si instaurano e a come i sensi, il piacere, l’abbandono possano far uscire parti di noi e della nostra psiche che altrimenti farebbero fatica a emergere. Inoltre mi piace tantissimo disegnare, creare, quindi il mio libro è illustrato.

Come ti sei avvicinata al mondo BDSM?

Mi ci sono avvicinata fin da ragazza: avevo 15 anni quando leggevo forum come “BDSM room” e “Manette matte” dal computer della scuola, durante l’ora di informatica. Poi è una cosa che ho esplorato pian piano nel tempo, ma ancora non sono arrivata: il viaggio continua.

Le prime esperienze ti hanno dato spunto a volere sempre di più? Cosa ti spingeva ad andare oltre?

Non proprio. In realtà mi sono avvicinata al mondo del BDSM e del fetish non avendo feticismi specifici, grandi desideri o grandi fantasie da soddisfare e ho semplicemente provato cose diverse, scoperto reazioni sia del mio corpo, che della mia mente, esplorato una sensorialità diversa dal solito. Per me è stata fonte di crescita sia fisica che psicologica, mi ha aperto tantissimi mondi.

Ha influito anche sul mio comportamento quotidiano, definendo meglio ciò che voglio nei rapporti, nella reciprocità. Il fatto di non avere dei feticismi particolari è rimasto, ma non mi impedisce di sperimentare, di mettermi di fronte a me stessa e di voler imparare di più.

L’esperienza più positiva e quella più negativa?

Non esistono esperienze “più positive” o “più negative”.

Esperienze negative ne ho avute soltanto quando ho operato come prodomme, ovvero come Mistress a pagamento, anche se probabilmente non posso definirle “negative” in maniera assoluta.

Mi hanno messo alla prova come professionista, e ho quindi deciso di indirizzare le persone in questione verso altre colleghe, o comunque di chiudere il rapporto. Una professionista non deve per forza prendere qualsiasi cliente, anche perché è un lavoro molto delicato e, se non si crea fiducia, se non si crea una sensazione di conforto di base, di potersi lasciare andare, di poter far emergere determinate parti di sé, non funziona. In un certo senso è vicino al lavoro della psicologa.

È logico che quando assumi una parte professionale c’è meno reciprocità rispetto a quando fai la stessa cosa per un comune accordo, per una comune esperienza, e si crea un’alchimia diversa.

Nella mia vita privata non ho mai davvero avuto esperienze negative e non ce n’è una più positiva, perché ho imparato cose diverse, ho messo alla luce aspetti diversi e stimolazioni diverse, quindi per me sono state tutte belle, positive, importanti, fonte di apprendimento.

Cosa deve avere un Master/una Mistress per essere considerato/a tale? E un/a slave?

Non esistono ruoli fissi: ognuno sperimenta gli aspetti che vuole sperimentare. Non credo nella nomenclatura e nelle classificazioni standard dove ci sono parametri da rispettare. Quella è una cosa che appartiene al pedigree degli animali: se non hai un determinato aspetto di razza non puoi avere il pedigree. Nel BDSM non si va a prendere una certificazione, ma a mettersi in gioco, a esplorare sé stessi attraverso il rapporto con l’altra persona.

Per esigenze pratiche si sono creati dei nomi, ma a me interessa poco: faccio quello che per me è coinvolgente e penso che tutti dovrebbero approcciarsi a questo mondo così. Posso trovare interessante qualcosa, ma questo non mi rende meno o più, mi rende semplicemente compatibile con alcune persone piuttosto che con altre. L’importante è che i rapporti siano sani, sicuri e consensuali.

I tuoi racconti sono tutti di fantasia?

Come dico nel disclaimer del libro: “Ogni riferimento a fatti, luoghi o persone è puramente casuale.

Il libro non si riferisce a fatti realmente accaduti o persone realmente esistite o esistenti.

Questo libro non vuole essere rappresentativo della comunità e cultura BDSM o LGBTQA+, o dell’ambiente dei club privé e degli eventi fetish e BDSM, ma si basa sulle fantasie dell’autrice.
Le illustrazioni non raffigurano persone realmente esistenti”.

A chi consiglieresti di avvicinarsi al mondo del bdsm e leggere il tuo libro?

Consiglierei a chiunque di avvicinarsi al mondo del BDSM perché è prima di tutto una scoperta di aspetti di sé che altrimenti non emergerebbero. Si può trattare di una leggera stimolazione della pelle e di cose definite “soft”, o può evolversi in altro, ma come dicevo non c’è qualcosa che rende giusti o sbagliati, c’è una scoperta di determinati aspetti del proprio essere che altrimenti non verrebbero alla luce.

Molto spesso le persone si aspettano che il BDSM sia andare in un club e farsi frustare o legare. Non è così, non c’è nessun obbligo, e rimanere nei limiti di pratiche più semplici non significa avere qualcosa in meno rispetto agli altri. Il BDSM è scoperta, e come tutte le scoperte è graduale e ci possono essere cose che prenderanno di più, che coinvolgeranno. Poi si può decidere se fermarsi o evolvere, ma comunque si tratta di un processo di conoscenza di sé stessi tramite il rapporto con gli altri.

A chi consiglierei di leggere il mio libro? Di sicuro è interessante per persone che praticano già il BDSM o comunque si sono documentate. Il libro si basa sulle mie fantasie, quindi va letto sapendo che non rispetta perfettamente l’ambiente del BDSM, ma che può essere romanzato, alle volte dando anche per assodati alcuni concetti. Può essere coinvolgente anche per chi non ha ancora sperimentato questo mondo, però bisogna affrontarlo con la consapevolezza di non star leggendo un saggio esaustivo: molte esperienze non vengono descritte nel libro e, come dicevo, ci sono diverse parti romanzate.

Quali parti del libro sono state più apprezzate da chi l’ha già letto?

Di sicuro l’elemento più apprezzato è il lavoro introspettivo-psicologico: non si tratta di un libro nel quale vengono semplicemente descritti atti sessuali, ma esplora a fondo la sessualità e le sue sfaccettature, a volte anche con momenti dolorosi o di profonda immedesimazione. Il mio scopo è sempre stato quello di andare più in profondità e, a quanto pare, ci sono riuscita.

A parte il contenuto, mi vengono rivolti diversi complimenti per la cura generale del volume: la veste grafica e anche l’impegno nel limitare al minimo errori sul testo. Mi sono avvalsa di un’editor e correttrice di bozze proprio perché volevo rendere il libro di qualità superiore, anche se autopubblicato. Molte persone non se l’aspettano.

Prima hai detto di aver creato anche delle illustrazioni per i racconti: ce ne vuoi parlare?

Sì, sono state create in totale 12 illustrazioni, compresa la copertina, più alcuni elementi grafici.

Le illustrazioni sono tutte in bianco e nero, che prediligo rispetto al colore, e rappresentano caratteristiche particolari dei racconti: una scena, un primo piano. Non cercano di rendere tanto una bellezza statica, quanto di dare un carattere, una personalità. Sono illustrazioni fatte di sana pianta a mano libera, e mi hanno permesso di mettere in gioco e sperimentare tecniche che ancora non avevo avuto modo di mettere in pratica. Posso dire di aver sviluppato un nuovo stile della narrazione visiva.

Sei soddisfatta del progetto?

Sono molto soddisfatta del progetto, non tanto per la quantità di copie vendute, quanto perché molte persone che l’hanno comprato hanno avuto voglia di ricontattarmi, pur non conoscendomi prima di aver letto il libro, per dirmi cosa le aveva colpite, in cosa si erano identificate, per complimentarsi sia con me per i contenuti e per la capacità di immedesimazione psicologica, sia con la mia ghostwriter per com’è scritto.

Aver ricevuto riscontri positivi da persone nell’ambito BDSM, Kinky e fetish, ma anche da persone Queer, mi ha emozionata molto. Toccare tematiche delicate come l’identità di genere e sentirsi dire che sono stata brava a farlo rappresenta una grande soddisfazione.

Dove posso acquistare questo libro?

Ovviamente su Amazon. Di seguito il link per leggere l’estratto o acquistarlo direttamente.

Feticismo e piedi. Perché molti uomini amano questa pratica sessuale?

Feticismo e piedi. Perché molti uomini amano questa pratica sessuale?

Le donne li curano con dedizione certosina, gli uomini li ammirano con incanto erotico; loro li ammantano in stiletti vertiginosi, gli altri li sognano nudi, come oggetto di piacere intimo e inconfessato di un’attrazione fortissima, spesso anche maggiore di un seno banalmente esposto o di un lato b fasciato da stoffe succinte: i piedi, le parti del corpo più estreme della fisicità femminile, possono avere un ruolo determinante nel gioco della seduzione ed essere un elemento che stuzzica l’uomo che ne è affascinato.

“L’importante è che non diventino protagonisti”, spiega la psicosessuologa Marinella Cozzolino “perché, altrimenti, entreremmo nel campo della patologia. Quando, invece, restano un surplus del rapporto sessuale, l’attrazione per i piedi è un aspetto assolutamente normale della sessualità maschile, che si aggiunge al desiderio”.

Tuttavia, forse anche per merito delle scarpe che ne esaltano forma e angolosità, la predilezione per i piedi femminili negli ultimi anni è davvero esplosa, sebbene la moda da sola non possa certo spiegare un fenomeno che resta tutto collegato alla psiche maschile: “

A differenza del pube e del seno, i piedi non sono direttamente legati all’eros”, specifica l’esperta: “In termini tecnici, si dice che sono ‘organi sessuali secondari’” e la ragione della loro rilevanza è spiegata come un modo di reagire da parte degli uomini a un bombardamento di messaggi erotici diretti, tale da indurli a concentrarsi su una parte del corpo che non comunica esplicitamente sesso.

Provare attrazione per piedi di una donna, insomma, è come recuperare il mistero femminile, ma per molte donne una coltre di imbarazzo impedisce di renderli protagonisti di una forma di seduzione: “Rassicuriamo le donne che anche questa reazione è normale: i piedi rimandano all’idea di sporco perché a contatto con la terra.

Un tempo erano considerati poco nobili, tanto che mostrarli faceva parte di un malcostume che la donna non doveva mai osservare”, racconta ancora la dottoressa: “Sono passati secoli da questi condizionamenti culturali, eppure a causa dei tragitti misteriosi compiuti dal DNA collettivo, resistono ancora. Rompere il tabù permetterebbe di aprirsi alla conoscenza di un nuovo aspetto del piacere che fa bene al sesso e allo spirito”.

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul BDSM spiegato facile facile

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul BDSM spiegato facile facile

A differenza dello scalpore che il BDSM provoca nell’opinione comune (almeno quella di facciata), le coppie che lo praticano hanno un’intesa incredibile e spesso comunicano molto meglio di tante altre coppie considerate “normali”. Cos’è, quindi, che fa scattare il piacere? In poche parole, la dinamica che si instaura tra la persona che domina e quella che si sottomette è la chiave di tutto.

BDSM è una sigla che indica Bondage/Disciplina/Dominazione/Sottomissione/Sadismo/Masochismo e chi ha letto “50 sfumature di grigio”, la celebre trilogia di E.L. James, sa di cosa stiamo parlando. Si tratta di un acronimo diffuso in USA verso la metà degli anni ’80 e, per BDSM, si intendono una serie di giochi erotici ed inclinazioni sessuali basati sul dolore, sul disequilibrio di potere e sull’umiliazione tra due o più partner adulti e consenzienti.

Il fine ultimo di un rapporto simile è il benessere delle parti coinvolte, che non sempre coincide con l’esplosione del piacere sessuale. In alcuni casi, più che l’orgasmo, si vuole raggiungere un’intensa soddisfazione mentale e, a questo scopo, sono molte le persone che si sentono eccitate infliggendo dolore o sottomettendosi ai voleri del partner. Nonostante sia una pratica scandalosa e degradante secondo il luogo comune, le coppie che la sperimentano la trovano estremamente stuzzicante e riescono addirittura a migliorare la comunicazione nella relazione.

58954342 – sexy woman with whip on ass, bdsm

Che cosa si cela dietro l’acronimo di Bondage e Disciplina (BD), Dominazione e Sottomissione (DS), Sadismo e Masochismo (SM)? Un macrocosmo di almeno un centinaio di pratiche e situazioni erotiche che, lontane da considerazioni moralistiche e patologie mentali, toccano solo incidentalmente la sfera della sessualità. La ricerca di sensazioni fisiche molto forti che possono arrivare fino al dolore, l’assunzione di un ruolo specifico tra adulti consapevoli e consenzienti e l’eventuale uso di strumenti appositi come i sex toy, riassumono la vera dichiarazione d’intenti. Il fine ultimo non è solo quello di raggiungere il personalissimo acme passando dalla classica soddisfazione dell’eros ma è quello di esplorare e vivere un forte appagamento mentale con la realizzazione di particolari fantasie e bisogni che alimentano il desiderio.

B come Bondage, visto come tecnica che lega, costringe e riduce in volontaria schiavitù tramite corde o strumenti appositi. D come Dominazione, che si si riferisce al piacere di pilotare le sensazioni e la volontà del partner, disciplinandolo anche attraverso le imposizioni di regole e punizioni. S come Sadismo: qui privo di ogni sulfurea e negativa connotazione, è una filosofia che mette alla prova sé stessi e il partner in uno scambio di emozioni fisiche forti e coinvolgenti senza recare sofferenze non concordate. M come Masochismo in cui si sceglie di ampliare il proprio bagaglio sensoriale tramite stimoli che provocano dolore o umiliazione ma che donano in realtà intensa soddisfazione. L’attrazione per la controllata sofferenza volontaria e inflitta è una delle tante motivazioni che si inseriscono nella messa in scena di questa prassi relazionale, non ultima la questione del potere tra dominatore e sottomesso. Contrizione e dominio, dottrina e appagamento dirigono quindi i desideri oscillanti degli amanti del genere che convivono in modo totale o solo episodico le proprie pulsioni tra tormento, estasi fino al sublime grazie alla produzione abnorme di endorfine, i neurotrasmettitori del piacere.

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul BDSM spiegato facile facile

Chi fa BDSM?

Secondo uno studio scientifico, chi pratica BDSM non è uno psicopatico, anzi una persona su dieci ha provato questa pratica almeno una volta ed è, in qualche modo, interessata a farlo ancora. Coloro che praticano rapporti simili, infatti, sono estroversi, aperti a nuove esperienze, coscienti di sé e meno nevrotici rispetto a quelli che vengono comunemente definiti “normali”. E’ proprio perché sanno cosa vogliono e perché non hanno paura di comunicare i propri desideri al partner che vivono con meno frustrazione le relazioni fisiche ed emotive.

Come cominciare a praticare il BDSM

La passione per il sadomaso, per il bondage e per la sottomissione sono molto diffuse e, addirittura, secondo le statistiche, in Italia più di 4 milioni di persone li praticano.

Per passare dalla fantasia alla realtà, il primo passo da compiere è aprirsi con il partner, descrivendo dettagliatamente i propri gusti ed i propri desideri. Deve essere poi instaurato un accordo tra i due, sottolineando quali sono le cose che non possono essere fatte durante il rapporto e soprattutto specificando che c’è la possibilità di cambiare idea in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo. A questo scopo sarà necessario definire una “parola di sicurezza” da utilizzare quando si vuole interrompere una determinata pratica. A questo punto, si potrà definire precisamente chi sarà il padrone e chi lo schiavo. Per le prime volte, si consiglia di cominciare con qualcosa di “leggero”, come le sculacciate, per passare poi a frustate, bondage o veri e propri rapporti di dominazione. L’importante è dare libero sfogo alle proprie fantasie in modo graduale, senza provare ogni tipo di esperienza fin dal primo momento.

In un rapporto BDSM è inoltre fondamentale che nessuna delle due parti si senta costretta, tutto deve essere fatto consensualmente in piena libertà, ricordando che non sempre si raggiunge la soddisfazione sessuale. Realizzare le proprie fantasie di BDSM può rivelarsi estremamente eccitante anche senza l’orgasmo poiché permette di esplorare un’energia erotica che in precedenza aveva solo stuzzicato la propria immaginazione.

Quali sono i ruoli nel BDSM?

Un rapporto BDSM prevede sempre che uno dei due partner domini sull’altro ed è proprio per questo che ognuno deve decidere fin dal primo momento quale ruolo ricoprire. Coloro che sono interessati ad entrambi i lati del rapporto sono chiamati “switch”, mentre invece sono “master” o “mistress” quando vogliono essere esclusivamente la parte dominante. Chi vuole essere il sottomesso all’interno del rapporto è invece chiamato “slave”, cioè schiavo. La regola base da seguire è che ci sia il consenso da entrambe le parti e che gli atti di violenza messi in pratica non siano una costrizione o una coercizione. Per il resto, una volta stabiliti i ruoli da interpretare nel gioco erotico, si può cominciare a dare libero sfogo alle proprie fantasie.

I simboli del BDSM

All’interno della comunità BDSM, le persone tendono ad utilizzare dei simboli convenzionali per riconoscersi tra loro e per chiarire fin da subito il ruolo interpretato, senza dover ricorrere ad alcun tipo di spiegazioni. Il sottomesso, ad esempio, è riconoscibile grazie al collare e all’head harness, entrambi simboli di umiliazione e di sottomissione. L’head harness, in particolare, è una specie di bavaglio per cingere il capo, realizzato con cinghie e fibbie da allacciare dietro la nuca. Può essere utilizzato come “museruola” che impedisce di aprir bocca durante il rapporto BDSM oppure può fornire un punto di aggancio per altri generi di bavagli. Per quanto riguarda invece i dominatori, questi si rifanno alla cultura “leather” che prevede uno stile d’abbigliamento molto preciso caratterizzato da capi neri ed in pelle. In questo modo, i padroni riescono ad esprimere mascolinità e potenza erotica. Altri simboli del BDSM sono l’anello d’O, che si rifà a quello indossato dalla protagonista del romanzo “Histoire d’O”, e la triscele, il segno univoco ideato nel 1994 per indicare la comunità.

Perché il BDSM provoca piacere mentale?

Il BDSM provoca un vero e proprio piacere mentale grazie alla dinamica di potere che si viene a creare tra sottomesso e dominante. Il primo viene gratificato dall’umiliazione, dall’assenza di potere e dalla sensazione di impotenza dinanzi al suo “padrone” che invece trae godimento dalla libertà di poter disporre al 100% del suo “schiavo”. Nonostante il dolore e la violenza inflitta, nei rapporti BDSM non mancano gli atti di tenerezza e di rilassamento, delle “riappacificazioni” al termine del gioco della dominazione. Spesso infatti il padrone si dedica alla cura del suo schiavo elargendogli anche dei premi, soprattutto quando ha svolto alla perfezione il suo ruolo. Le pratiche di dominazione e sottomissione vengono definite solitamente di natura sessuale, ma il più delle volte la penetrazione è completamente assente in questi rapporti. Nonostante la mancanza dell’orgasmo, riescono a far raggiungere la soddisfazione, che questa volta sarà di natura mentale. Il fatto che il BDSM sia stato rappresentato come qualcosa di squallido e degradante a livello mediatico ha fatto sì che rapporti simili cominciassero a godere di una cattiva reputazione.

Dominatore e sottomesso nel BDSM

In una coppia che sceglie con consapevolezza e fiducia reciproca di vivere esperienze al limite, c’è chi predilige in modo netto uno specifico ruolo o chi sceglie di variare a seconda dello scenario, dell’impulso del momento. Colui che domina viene chiamato Master e ricava gioia dal comandare e guidare il sottomesso – Slave – tramite una serie di azioni volte a provocare emozioni sia piacevoli sia dolorose.

Il dominio del corpo e della mente passa anche nel raccontare le reciproche sensazioni: paradossalmente, l’attenzione dei soggetti non è rivolta a sé ma all’altro, a quello che prova e vive. La donna che ama il ruolo attivo è una Mistress o Femdom, oppure Lady; l’uomo sottomesso è uno slave, sub o bottom e coglie l’aspetto inconsueto di passività. Chi predilige entrambi i ruoli è denominato Switch.

Safe word: il sesso sicuro

Nella varietà di pratiche erotiche che sottendono un vero e proprio codice BDSM, la linea di demarcazione da non sorpassare è quella data dalle regole SSC – Sano, Sicuro, Consensuale. Gli adulti devono essere sempre lucidi, consapevoli e la comunicazione deve essere chiara, a cominciare dalla definizione dei propri gusti e soprattutto limiti. Andare oltre viene considerato un vero e proprio abuso. La parola di sicurezza (Safe word) e anche il gesto concordato nel caso il sottomesso non possa parlare sono fondamentali: devono essere scelti in anticipo, prima di cominciare le varie sessioni, essere comprensibili e, soprattutto, rispettati in modo categorico per evitare qualsiasi disagio. Altrettanto fondamentale è il post, ovvero l’Aftercare, che comprende gesti di affetto, intimità e reciproca cura dopo un’esperienza a due così forte e privata.

Soft bondage

Il Bondage è un insieme di tecniche e pratiche finalizzate all’eros attraverso la momentanea privazione del movimento – in tutto o in parte – o di un particolare senso. Questa deprivazione sensoriale rientra nella sfera sadomasochistica. Nel Soft bondage le dinamiche erotiche vanno per gradi e si usano oggetti adatti a giocosi momenti di sottomissione e dominazione.

Per intenderci, siamo più vicini alle atmosfere di Cinquanta sfumature di grigio che alla esplicita cinematografia di riferimento.

Barefoot bondage: a piedi scalzi

Il Barefoot  bondage è una tipologia di soft bondage a due in cui a un giocatore vengono immobilizzati i piedi, rigorosamente nudi, con corde, lacci, cavigliere apposite. Così esposto, può permettere al partner di farsi accarezzare, solleticare o punzecchiare le estremità con piccoli strumenti come piume o bacchette appuntite. Il fine è quello della volontaria sottomissione e la scelta di un dolore controllato.

Blindfolding: il sesso con gli occhi bendati

Young man blindfolding smiling woman sitting on bed, couple enjoy foreplay playing erotic role game with bdsm fetish black ribbon on eyes, husband embracing kissing wife before making love having sex

Pratica molto soft in cui si viene bendati dal compagno in modo da essere momentaneamente privati della vista. La sensazione di non sapere che cosa sta per capitare amplifica il piacere e acuisce, per compensazione, gli altri sensi. Un modo divertente e non invasivo per avvicinarsi alla pratica BDSM.

La scelta degli oggetti è molto vasta, dal classico nastro di raso alle mascherine di vario colore.

Spanking: la sculacciata erotica

Una delle più conosciute modalità relazionali è la sculacciata, in cui i rapporti tra sottomesso e dominatore sono chiari ed evidenti.

L’oggetto di questa audace attenzione è in prevalenza il fondoschiena – ma non solo  – colpito con le mani nude o con strumenti che, a seconda del gioco e dell’intensità, possono essere semplici come i giornali arrotolati e righelli oppure più sofisticati come sculacciatori di pelle o di legno.

Pet play

Nessun contatto ambiguo con un animale vero ma un travestimento di sottomissione in cui si scelgono apparati specifici che simulano le sembianze di un pet addomesticato.

Maschere a forma di cane o gatto, toys come il pony tail per il lato b, collare e guinzaglio con cui il padrone può portare in giro il proprio partner.

Hardcore bondage

Nella categoria BDSM, è la pratica più estrema che porta all’amplificazione del dolore e dello stretto rapporto tra master e slave, ora obbligati a un controllo maggiore della gestualità e dei termini di sicurezza. Un passo successivo e più complesso all’interno della vasta materia che sceglie di utilizzare strumenti più sofisticati e invasivi.

Zentai

Lo Zentai è una nuova pratica che proviene dal Sol Levante e consiste nel vestirsi completamente – testa compresa – con aderentissime tute di stoffa o di lucido latex.

La predilezione per questo materiale non è solo consuetudine dello Zentai ma di molti adepti del BDSM per la sua sua sottile sensualità che permette di esaltare il corpo e, allo stesso tempo, di sentire ogni presa e tocco del partner in modo perfetto, come se fosse una seconda pelle. Le tute possono essere sia in classico color nero sia colorate e somiglianti a eroi del fumetto.

Play piercing e caning: BDSM per i più audaci

Il Play piercing per i soggetti predisposti è l’atto del perforare parti del corpo per mezzo dell’inserimento di piercing, anelli, piccoli manufatti sottopelle non solo per una particolare estetica fetish ma per assicurarsi la liberazione indotta delle endorfine, che procurano uno stato emotivo particolare, tra eccitazione erotica ed euforia. Per evitare qualsiasi problematica di natura medica e sanitaria, questa forma di intrattenimento deve essere svolta da personale qualificato con oggetti sterilizzati e in condizioni igieniche perfette: non è infatti una metodica fai-da-te. La gradazione estrema di tale piacere è quella – piuttosto invasiva – di un rituale simile a quello dei nativi americani in cui si pratica un’incisione nella carne viva e poi si viene sospesi a una trave in modo da sollevare e tirare il lembo di pelle.

Il lato più saliente dello spanking è il Caning o bastonatura e necessita di strumentazioni come canne, bacchette o nerbi per colpire in modo particolare le natiche e la parte alta delle gambe. Tra i cultori della materia sembrano esserci in modo predominante gli asiatici, che associano la fantasia dello scolaretto disobbediente cattivo punito dal professore inflessibile alla rigida e tipica educazione scolastica nipponica.

Si prediligono attrezzi in rattan o in pelle e si seguono regole prefissate: i colpi devono avere un ritmo cadenzato e non troppo veloce, essere in numero pari, in multipli di 6 e 12 e non andare mai oltre i 36 perché potrebbero ferire in modo profondo il corpo.

Bull-busting e trampling

Vicino alle scelte del fetish, consiste nel colpire con un calcio, con le mani o con oggetti rigidi l’area genitale maschile con percosse da leggere a intense. Il godimento non consiste solo nella sofferenza ma nell’osservare il proprio partner mentre sta per urtare il proprio corpo. Per veri appassionati e temerari, è l’azione attiva dello schiacciamento e quella passiva di essere schiacciati sia nella zona del pube sia in altre parti del corpo. Una sensazione di estremo dolore non certo adatta a tutti. Si può calpestare il dominato con i piedi nudi, con i tacchi a spillo o scarpe particolarmente elaborate.

In questa esperienza si coniuga il gusto masochistico, quello fetish per le calzature o per le estremità del proprio partner.

Clinical Play

Non ha nulla a che fare con l’adolescenziale gioco del dottore ma è un match in cui il finto paziente si pone come una cavia sottomessa al volere del professionista che utilizza su di lui procedure che ricalcano quelle mediche, anche con veri e propri strumenti del mestiere come lo speculum, tubi, clisteri e così via.

Giochi erotici

Tutte le categorie BDSM hanno veri e propri giochi di ruolo di riferimento, dai più leggeri agli estremi, da scegliere a seconda dell’umore e della fantasia del momento.

Indispensabili, come sempre, una relazione di fiducia, un’atmosfera serena e le norme di sicurezza già stabilite.

Shibari: l’arte delle corde BDSM

Lo shibari o Kinbaku è la pratica Bondage con corde secondo lo stile giapponese: consiste nel creare legature dai nomi specifici sul corpo del sottomesso. Il suo inventore è l’artista giapponese Itoh Seiu (1882-1961) che, ritraendo modelle costrette tramite corde, sembra abbia preso ispirazione dall’arte marziale Hojojutsu che utilizza proprio dei lacci per bloccare l’avversario. Esiste anche il Western bondage, lo stile americano che si differenzia per la scelta dei legami, la lunghezza e i materiali delle corde.

Le due scuole hanno anche una diversa estetica: in quella di stampo orientale prevale una voluta asimmetria mentre in quella americana si sceglie la perfezione totale. In entrambi i casi il tratto artistico che rimane impresso momentaneamente sulla pelle è una delle prerogative di tale pratica, unito al piacere derivato dalla costrizione fisica e dalla sensazione di dipendenza dal Nawashi (colui che lega). Non necessariamente si arriva al dolore fisico ma è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi.

Strumenti erotici

I toys nella pratica BDSM sono fondamentali per rendere più vivida l’esperienza e per amplificare il dualismo piacere-dolore, dominatore – sottomesso. La scelta è ampia: dalle mascherine per il Soft bondage alle vere e proprie fruste per il Caning fino ad attrezzature elaborate per il Bondage e la deprivazione sensoriale.

Mouth gag

Le museruole per il bondage possono essere di vari tipi e materiali, a seconda dell’uso. La Muzzle gag è un vero bavaglio, in pelle o in lattice, che copre la parte inferiore del viso e ha al suo interno una gag, uno strumento che può essere una pallina o una barra, da mettere in bocca.

Il sottomesso così non può parlare. C’è anche la variante Ring gag, in cui un anello mantiene invece la bocca aperta del soggetto consenziente.

Manette, foulard, catene e corde

Per un’esperienza più soft e per chi è alle prime armi con il bondage, può utilizzare un foulard o del nastro adesivo apposito di circa 4 centimetri, che rimane più maneggevole e meno costrittivo. Da evitare in modo assoluto il filo di nylon. Per divertirsi in modo più teatrale, ci sono le manette in vari materiali, dall’acciaio al velluto al raso, fino al vistoso peluche.

Le Ankle cuffs o cavigliere, in pelle o ecopelle, servono per legare le caviglie tra loro o al letto per assumere la posizione che si preferisce. Esistono anche quelle in metallo, spesso coordinate alle polsiere per una sensazione di schiavitù più forte e d’impatto.

Le Hand cuffs o polsiere, molto utilizzate nel soft bondage, servono a bloccare i polsi del sottomesso e vengono munite di imbottitura morbida per un approccio meno aggressivo.

Le catene possono essere scelte per il loro aspetto più brutale, per il rumore e, soprattutto, per il simbolismo da animale sottomesso, per alcuni molto invitante. Per chi vuole cominciare per gradi, può scegliere i fermapollici, simili a catene ma che stringono solo la base dei pollici. In alternativa, le cinghie di cuoio, più adatte ai novellini del bondage perché esteticamente più invitanti e sofisticate.

Strumento principe dello Shibari, la corda deve essere scelta con molta cura e utilizzata da persone già esperte di quest’arte erotica.

Non deve essere mai troppo sottile per l’alto rischio di ferite ed escoriazioni. I materiali più usati sono cotone, juta e canapa. Fondamentale imparare l’arte dei nodi: in tutta Italia esistono corsi e giornate dedicate a questo genere tra fetish ed erotismo.

Harness: le imbracature erotiche

Gli Harness – traduzione di finimento – sono imbracature intorno al torace fatte di cuoio e di anelli metallici.

Sono prediletti dagli uomini per la loro estetica fetish anche se esistono anche quelle per le donne. Permettono evoluzioni e posizioni particolari per divertirsi in sicurezza.

Fruste e paddle

La frusta è l’oggetto più immaginato e utilizzato in una relazione sadomaso per le ovvie dinamiche. Non esiste un solo modello ma vi sono tante varianti a seconda dei gusti e delle necessità. La Snakewhip è la frusta serpente lunga e flessibile che provoca il classico rumore a schiocco.

La Signalwhip è più maneggevole e quindi adatta a chi è alle prime armi perché si può controllare in modo semplice. La Bullwhip è già adatta agli studiosi avanzati perché provoca più dolore. Il Flogger è il flaggellatore sadomaso per eccellenza, composto da un manico e da strisce di pelle che attutiscono i colpi e quindi più apprezzato da chi si avvicina per la prima volta a questo variegato mondo. Per l’Hard bondage ci sono gli appositi nerbi come quello di bue, da usare solo da esperti e mai in parti del corpo delicate come schiena e reni.

Nella categoria Paddle, ovvero gli sculacciatori, si trova tutto l’occorrente per un Soft bondage d’effetto e senza particolari controindicazioni.

Il Paddle assomiglia alla britannica mazza usata nel gioco del Cricket e provoca dolore controllato.

Choker e nipple clamps

i Choker o collari sono i più utilizzati nei giochi sadomaso e dagli appassionati di Pet play. Si mettono al collo e possono essere muniti di guinzaglio per amplificare la sensazione di subalternità e obbedienza.

Il più apprezzato è il modello che mantiene diritta la postura. Si trovano anche fogge eleganti, in materiali preziosi.

Le pinze e morsetti per capezzoli sono piccoli strumenti di tortura che somministrano un leggero dolore al sottomesso, per sensazioni mai provate prima. Possono essere semplici o arricchiti da piccoli pesi per giochi da esperti. Esiste anche il tira capezzoli, che stimola in modo più delicato l’aureola sia femminile sia maschile. Da usare in sicurezza e mai per troppo tempo per il rischio di danneggiare i tessuti.

Gabbia

La gabbia è lo strumento principe della costrizione nei legami sadomaso ed è letteralmente una costruzione simile alle gabbiette per uccelli che può contenere una persona in piedi o accovacciata. Per amplificare il piacere di essere sottomesso e aggiungere pathos al Pet Play. Può avere varie dimensioni e forme.

Cinture di castità

Pensando alle Chastity belt si aprono scenari medioevali di dame costrette dal proprio cavaliere a indossare questi strumenti di tortura per preservare la propria innocenza. In realtà, è uno degli strumenti più apprezzati dagli appassionati BDSM perché nega il rapporto sessuale amplificando le sensazioni di privazione temporanea, in attesa del momento propizio. Hanno varie forme e misura, possono essere in pelle o finta pelle. Per gli uomini ci sono le Chastity cage, le gabbiette per contenere l’organo genitale e impedire l’erezione.

La teoria e la pratica BDSM da questo momento in poi non avranno più segreti e, se lo desiderate, potrete vivere la gentile trasgressione del Soft bondage o diventare una Mistress: la fantasia – e la sicurezza – al potere!

I film e i romanzi che parlano di BDSM

Prima dell’arrivo di “50 sfumature di grigio”, molti altri film e romanzi hanno parlato delle pratiche BDSM. La prima pellicola è stata “Belle de Jour” del 1967, in cui una casalinga borghese diventa una prostituta di giorno mentre il marito è al lavoro. E’ proprio con quest’ultimo che Séverine immagina di avere un rapporto S&M. “Il portiere di notte” del 1974 è un altro film che fa raccontato intense esperienze sadomaso tra un sopravvissuto al campo di concentramento ed il suo torturatore. Addirittura, anche Gerard Depardieu in “Maitresse” ha trattato il tema dei rapporti BDSM. Nel film interpreta un truffatore che viene chiamato a riparare l’impianto idraulico di una dominatrice professionale. Sono molti anche i romanzi erotici che affrontano l’argomento in modo esaustivo. “Light Switch” di Lauren Gallagher è uno dei migliori e descrive due fidanzati che cominciano ad avvicinarsi ai rapporti sottomesso/dominatore, fino a scoprire il mondo del voyeurismo. “Caught” di Cassandra Carr è invece una storia erotica che racconta come il protagonista Jack, un maniaco del controllo anche al di fuori della camera da letto, scopre la passione per la dominazione. Sia la letteratura che il mondo del cinema sono ricchi di esempi simili, segno che i rapporti BDSM stuzzicano la fantasia di molte più persone di quanto si crede.