Innanzitutto diamo qualche nozione scientifica per chi di voi ha riso o sorriso di fronte a quest’abitudine che può sembrare bizzarra.
Guardare foto di piedi e provare piacere nel guardare foto di piedi è una parafilia. Ovvero, una perversione. Un argomento un po’ “border line” ma che incontra molti curiosi ed appassionati.
Va da sè che accontentare chi cerca foto di piedi spinge a molti utenti comuni del web a provarci: perchè non vendere foto di piedi online? Se a qualcuno piace e lo trova eccitante, in fondo, non c’è nulla di male.
Anche perché i tempi sono cambiati ed oggigiorno avere dei “feticci sessuali” non è più visto come qualcosa da ripudiare del tutto. Pensate che alcune ricerche scientifiche hanno consentito di far emergere una curiosa verità: molti uomini preferiscono osservare dei bei piedi anziché un bel seno.
O meglio, guardano prima i piedi e poi il seno. Detto questo, sappiate che non potete aprire il vostro account Ebay e fare un annuncio con la foto dei vostri piedi. Il discorso della vendita online nel caso delle parafilie è leggermente diverso.
Imbarazzo e scelta
«Non credo di dovermi vergognare di niente, ma dato che le poche persone a cui ho raccontato cosa faccio per arrotondare il mio stipendio (considerando anche i mesi di cassa integrazione) mi hanno voltato le spalle e dato della poco di buono, mi limiterò a dire il mio nome e a raccontare la mia storia, sperando di riuscire a spiegare che non lo faccio per piacere mio, ma mi sono dovuta inventare qualcosa, per disperazione. Questo qualcosa è assurdo ma non è prostituzione e non faccio del male a nessuno, nessuno vede il mio volto e quindi anche mia figlia non sa nulla».
Marcella, 32 anni è una commessa. Lavora nel Comasco vicino a Erba in un negozio di abbigliamento. Era/è un lavoro part-time ma con la pandemia è diventato (per diversi mesi) cassaintegrazione. Una figlia di 7 anni da mantenere. Un marito anche lui in difficoltà, con un lavoro a Partita Iva. Poche certezze, insomma. Meno di quelle di prima.
«Un giorno- racconta Marcella- ero su Instagram e mi ha scritto un signore su direct. Succede a tutte, tantissime mie amiche mi dicono che ricevono svariati messaggi da uomini: per lo più si cancellano e non si leggono. Si capisce lontano un chilometro che sono spesso stranieri in cerca di un “bancomat umano” o “arrapati” senza altre intenzioni se non sessuali. Io poi ho scritto chiaramente che sono sposata e non ho mai risposto a nessuno di questi messaggi, nemmeno per scherzo.»
Quel giorno però, racconta Marcella, un messaggio la colpì: «Era scritto gentilmente e mi faceva i complimenti per i miei piedi. Avevo messo una foto dove ero in abito da sera con dei tacchi, una foto nostalgica dell’estate prima del Covid proprio per ricordare i bei tempi e lui faceva riferimento a quello scatto». Non ne ho fatto mistero con mio marito e ci siamo fatti due risate insieme pensando che il mondo fosse proprio pieno di matti, nel senso buono, almeno in questo caso perché questo signore non aveva fatto niente di così disdicevole».
Il giorno dopo le riscrive e le offre un pagamento via paypal in cambio di una foto a piedi nudi. Solo i piedi. In una certa posizione.
«Ho guardato mio marito e ne ho parlato con lui. Mi offriva 30 euro. Ho accettato. E da lì è cominciato tutto.»
Le stranezze delle foto ai piedi
Solo piedi, spiega Marcella: con smalto, senza, sulle punte, sull’erba, sopra un tappeto, che schiacciano frutta, burro, foglie o sale. «Non avete idea di quante richieste assurde, ma sono solo piedi. E io ci ricavo anche 400 euro in più al mese».
«Perché racconto questa storia? Perché so che ci sono tante donne ma anche ragazzine che fanno cose ben peggiori…e se la gente vorrà ridere di me o giudicarmi, come fanno le persone che mi conoscono, prego, non ho alcun problema: sono stanca del giudizio degli altri».
Marcella ci tiene a specificare che usa solo Instagram anche se ci sono piattaforme apposta ma “dove spesso, dopo un po’ chiedono altro e io non sono disposta».
«Basta creare un profilo Instagram, personale e privato (così dovranno per forza seguirti per vedere le tue foto). E nelle foto metti bene in risalto i piedi. Senza pose che facciano vedere altro, e senza esporti. Non devi fare poi nient’altro che aspettare: saranno gli amanti dei piedi a trovarti e seguirti e tu intanto puoi seguire pagine di “foto di piedi” già famose e non dovrai far altro che aspettare. Per il resto ci sono delle regole, semplici: basta essere chiare fin dall’inizio e non c’è nulla di male. Sono foto, foto di piedi. Nulla di più».
Quando stiamo per chiudere la telefonata la sua voce si fa un po’ meno sicura: «Non ti dico che sono felice. Non ti dico che lo farei anche se non avessi bisogno. Se questa pandemia non avesse azzerato le entrate di mio marito e dimezzato le mie. Non lo faccio per piacere. Ma non c’è nemmeno nulla di così scabroso, a volte rido e mi diverto anche. La gente giudica e basta. Immagino già i commenti: fatti vedere in faccia, è come vendere il tuo corpo…Tutte cose che ho già sentito da chi, all’inizio ha saputo della mia “seconda attività”. Anche queste realtà fanno parte del periodo che stiamo vivendo. Ci sono sempre state ma ora toccano anche persone normalissime, come me. Preferisco fare foto ai miei piedi che rubare».
Molti si riempiono la bocca di termini come parità di diritti, rispetto, libertà sessuale o che, a loro dire, si metterebbero in prima linea per il rispetto delle scelte altrui, salvo però poi rimangiarsi tutto se una donna si sente di far sesso con chi vuole, tranne che con lui. Allora diventa una troia, un essere spregevole con cui non farsi vedere in giro.
Trentadue anni, ho preso il diploma e ho lasciato a metà l’università perché avevo bisogno di lavorare. Ho fatto un po’ la commessa, un po’ ho lavorato in un call center, poi ho tentato con altri lavori precari e ancora non riuscivo ad andare via di casa e a crearmi una vita autonoma.
Ho cominciato a fare la cameriera in un piccolo pub, poi ho trovato lavoro in un locale in cui mi pagavano il doppio perché servivo ai tavoli con minigonna e reggicalze. Il lavoro era sempre uguale, in più mostravo un po’ di corpo. I clienti sborsano più soldi se gli fai vedere qualcosa, questo era il principio della mia datrice di lavoro, perché il locale era gestito da una donna e non da un uomo, come si potrebbe pensare.
So che in questo genere di lavoro si discrimina, perché essere carine sembrerebbe un valore aggiunto e invece non dovrebbe essere così. Dovrei poter contare su altre competenze per trovare un lavoro. Ma il mondo va così e a me, tutto sommato, va più che bene.
Nel locale, in serate festive, abbiamo organizzato le bevute con semi streap tease, poi gli spuntini sexy e in realtà io e le altre colleghe ci siamo divertite tanto e non abbiamo mai avuto nessun problema. Carine, simpatiche, in gamba, senza vizi, così ci voleva la datrice di lavoro. Poi lei ebbe un brutto incidente automobilistico e quando fu guarita mi disse che aveva perso fin troppo tempo a restare ferma a lavorare, perciò decise di passare la gestione del locale a un’altra persona e lei cominciò a viaggiare.
La seconda gestione del locale fece diventare tutto un po’ più volgare e io decisi di lavorare per conto mio. Quando lavori mostrando il corpo, in qualche modo, prendi ad avere fiducia nelle tue possibilità, perdi i tuoi complessi e capisci che se ti conci un po’ la bellezza, in realtà, è soggettiva.
Misi qualche annuncio e cominciai a propormi come accompagnatrice. Così iniziò la mia attività da sexworker. Incontravo i miei clienti prima in un bar, in pubblico, per prendere un caffè e capire di che pasta erano fatti. Ne ho rifiutato qualcuno, perché non mi piacevano i modi e mi facevano presagire a brutte evenienze e devo dire che in questo modo ho spesso azzeccato il cliente giusto, che non mi dava problemi e che pagava puntualmente. Solo in un paio di occasioni ho trovato un finto timido che con la scusa dei complimenti e del suo grande amore voleva scopare gratis e un cafone che provò a rubarmi un po’ di soldi ma non c’è riuscito.
Non conosco molte altre, come me, perché la nostra legge proibisce la co/gestione di questa attività, perché altrimenti becchiamo denunce per favoreggiamento o altre cose del genere, però gli annunci sono utili a comunicare quali sono i clienti che non vanno bene. Ci sono quelli che ci provano con tante. Seguono commenti online in cui si danno indicazioni su comportamenti che devono essere ritenuti sospetti.
Oggi ho dei clienti fissi, guadagno bene, aspetto una legge che regolarizzi il mio mestiere così posso pagare le tasse avendo anche garanzia dei miei diritti, non dipendo da nessuno, non sono sfruttata da nessuno, ogni tanto viaggio e ho incontrato colleghe che lavorano in luoghi regolari. Non fosse che mi piace il clima del mio paese migrerei a nord. Forse lo farò più in là, per ora resto qui a gestire i miei affari con l’impressione precisa che attorno alla conoscenza del mio mestiere ci sia tanto pregiudizio e tanto moralismo.
Dato che da un po’ l’attenzione è puntata a sgominare bande di sfruttatori e adolescenti che si sono messe a fare concorrenza a noi adulte anche io, e altre, dobbiamo essere più prudenti e discrete. Niente annunci, silenzio stampa, per non essere poste al centro dell’attenzione, perché si sa che in questo momento, dato che s’è scoperto che l’altro modo che gli uomini hanno per ottenere orgasmi è quello di “salvare” le donne anche se non si dichiarano vittime, manca poco che se qualcuno mi scopre niente niente decide che io devo essere redenta, violano la mia privacy e mi piazzano l’aureola in testa.
I pruriti moralisti, assieme alle ordinanze decorose di certi sindaci, questa necessità repressiva di salvarci tutte quante, parlando male di quelle che scelgono di fare questo lavoro, ci mettono non poco in difficoltà. E dire che ho conosciuto, nel tempo, studentesse universitarie che si prostituiscono, poi si laureano, poi fanno altro, e la vita da sex worker non ha lasciato alcun trauma nella loro vita. Forse perfino le vostre migliori amica l’hanno fatto e voi non ne sapete niente perché non ve lo dicono. Semplicemente hanno svolto un lavoro come un altro in cui si guadagna di più e hai necessità di saper gestire meglio e bene un certo numero di relazioni umane.
Non è semplice, bisogna saperlo fare, perché la prostituzione non è per tutte, ma se lo sai fare, qualche volta ti diverti pure. Io trovo divertente passare del tempo con alcuni miei clienti. Non mi sento sporca, non mi sento colpevole, e loro, per quello che ne so, non hanno proprio niente che non va. Il cliché del cliente che va a puttane perché è un rozzo pezzo di merda stupratore è, appunto, uno stereotipo. Ci sono uomini di ogni tipo e poi ci sono quelli che semplicemente non hanno tempo, voglia di intraprendere relazioni, che hanno esigenze particolari e che con una prostituta si sanno e si possono esprimere meglio.
D’altronde il mio è un lavoro di cura, come tanti altri. Se fai la badante non è detto che ti capita la persona piacevole e simpatica. Devi saperci fare. Io vendo un servizio, non vendo il mio corpo. Mi prendo cura di loro e loro mi pagano per questo. Non so davvero perché scandalizzi tanto lo scambio sesso/denaro. D’altro canto è una scelta, la mia scelta, non obbligo nessuna a fare la stessa cosa. Perché altre vorrebbero obbligare me a smettere?
Eticamente non si può dire, in particolare perchè siamo in un paese con profonde radici religiose, ma se una professione è molto diffusa è perchè ha molte richieste, e se ne abbiamo tante in Italia è perchè oramai è da considerarsi un lavoro sociamente utile, anche se mal visto da molte “mogli” che hanno paura scatenando, citando De Andrè, “L’ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l’osso”
Non se ne parla molto in giro, eppure c’è una categoria di lavoratori e lavoratrici particolarmente colpiti dalla tempesta economica causata dalla pandemia Coronavirus. Sono gli e le escort italiane, che ricordiamoci non esistono solo di sesso femminile, hanno fatto richiesta del bonus di 600 euro all’Inps.
Come hanno potuto presentare la domanda se si tratta di una categoria professionale che non può versare contribuiti previdenziali? Raccogliendo alcune testimonianze, la prima evidenza è che spesso le escort hanno un doppio lavoro. Questo deriva quasi sempre da esigenze familiari: avendo dei figli a casa e dovendo consegnare, per esempio alle scuole, l’Isee, le accompagnatrici di professione si dedicano a lavori part-time per poter dimostrare di avere un reddito minimo. Quindi, avendo una partita Iva, hanno potuto fare richiesta dei 600 euro all’Inps.
Molte lavorano nella ristorazione o come commesse nei negozi, con i relativi stipendi minimi. Poi, però, si dedicano anche alla professione di escort: c’è chi lo fa per amore di questa professione e chi invece vuole dare migliori opportunità ai figli. Ma quello dell’escort è un lavoro a tutti gli effetti in Italia. Lo dicono i numeri, e lo dice anche il relativo codice Ateco, quello delle altre attività per i servizi alla persona nca 96.09.09.
«È un lavoro autonomo»
Allora bisogna chiedersi perché chi ha chiesto il bonus di 600 euro l’ha fatto attraverso una partita Iva relativa ad altre attività. In Italia esiste un vuoto legislativo sulla professione di escort. La prostituzione, in generale, è un’attività legale, ma non regolamentata. Da questa condizione risulta che le escort potrebbero, anzi dovrebbero versare l’Iva e l’Irpef. Una sentenza della sezione tributaria della Corte di Cassazione del 2016 ha chiarito che i proventi dell’attività di prostituzione non devono essere qualificati quali «redditi di impresa», ma come «redditi diversi derivanti dall’attività di lavoro autonomo non esercitata abitualmente o dalla assunzione di obblighi di fare».
Perché pagare l’Irpef senza avere diritto alla pensione?
Le escort, tuttavia, si chiedono che senso abbia pagare le tasse su quel tipo di lavoro se la professione resta senza tutele e se non è previsto un trattamento pensionistico. Tradotto? Stando alla sentenza sarebbero obbligate a pagare l’Inps attraverso l’Irpef, ma secondo la normativa attuale non percepiranno mai una pensione. Per questo l’impianto legislativo indurrebbe le escort a muoversi in situazioni di lavoro nero. Molte escort ricorrono ad altri metodi di gestione del risparmio per garantirsi una pensione.
Le videochat
Il Coronavirus ha assestato un duro colpo a un settore che si trova ad affrontare una crisi inedita: è un’attività che si basa sull’incontro e sul contatto fisico con altri soggetti, per questo è impossibile da praticare senza trasgredire ai Dpcm relativi all’emergenza sanitaria. «Le ricerche su Google relative al settore escort sono diminuite in media del -17% nell’ultima settimana di marzo», dicono da Escort Advisor. Alcune escort hanno riconvertito la propria attività, come succede per le industrie. Chi può lavora da casa con le videochat. Anche questa attività è legale, ma non regolamentata.
Cos’è e cosa non è legale
Anche perché, forse è giusto ribadirlo, in Italia la prostituzione è legale. Ovvero, è lecito lo scambio di servizi sessuali per denaro, mentre sono illegali le attività collaterali come il favoreggiamento, lo sfruttamento, l’organizzazione in luoghi chiusi, come i bordelli e il controllo della professione da parte di terzi. Insomma, le escort e le prostitute non possono essere dipendenti di nessuno e nessuno deve ricavare una sorta di profitto dalla loro attività. Per il resto, possono lavorare senza essere perseguite penalmente.
La nullità del contratto di prostituzione
Per quanto riguarda l’assenza di tutele dovute alla mancata regolamentazione della prostituzione, esiste anche un problema dal punto di vista civilistico. Il contratto tra chi si prostituisce e il cliente, sia esso scritto o verbale, è ritenuto nullo. Se il cliente non riceve la prestazione nei termini concordati non può rivalersi in alcun modo sull’escort. D’altro canto, se chi si prostituisce non riceve il pagamento concordato non può rivalersi e chiedere un decreto ingiuntivo al cliente.
La prima cosa che una prostituta impara è che nel gioco del sesso, la primissima regola da imparare è che non ci sono regole. A maggior ragione quando il gioco, l’atto sessuale, viene ricompensato.
É uno dei precetti fondamentali del decalogo delle case del “buon meretricio”.
Che esercitassero all’aperto, per le strade cittadine o nell’intimità – se così si può dire – in stanze e saloni, all’interno di taverne o case chiuse, erano poche quelle che riuscivano a trovare godimento nella mercificazione del proprio corpo, sbeffeggiate dai pregiudizi e falsi perbenismi di una società ipocrita e bigotta.
Lo sa bene Nell Kimball, ex prostituta poi tenutaria di una sua maison close a cavallo tra Ottocento e Novecento che con tono diretto nel suo Memorie di una maitresse americana scrive:
«Tu eserciti la tua arte e non puoi rifiutare nessuno dei tuoi ospiti. Devi essere cordiale e servizievole, in modo da soddisfarlo in tutto. Lui è il tuo padrone e tu sei la sua schiava. Se vuole questo o quest’altro, tu lo devi fare. Da parte sua, il cliente della casa sa bene che, entro i limiti della ragione, noi siamo qui per il suo piacere».
Non usa mezzi termini per “istruire” le sue ragazze. Insegna loro a vivere il mestiere felicemente prive di sentimentalismi e sensi di colpa, consapevole che dal loro fascino, dalla loro forza di spirito e dalla loro “bravura” derivano la sua fama e il suo “buon nome”.
«Devi essere sempre gentile, devi parlare a voce bassa e se vuole essere divertito in qualsiasi modo lascia che ti insegni lui. Con i giovani e i timidi devi essere tu ad attaccare, ad accarezzare, devi essere pulita. Alcuni clienti sono piuttosto anziani e con loro ci vuole pazienza. Comportati come se stessi facendo la più bella chiavata della tua vita: gemi, sospira, rotolati, invoca pietà, digli che è un uomo terribile, alla fine congratulati con lui per la sua grossezza, il suo peso, per essere venuto così tanto. Fa dei piccoli gridi quando fingi di venire con lui. Ah, un consiglio: farai meglio a non venire davvero. Ma danne tutti i segni. Ci sarà qualcuno che vorrà che ti mostri timida, in modo che lui debba forzarti a riceverlo, e qualche altro vorrà che dica delle parolacce. […] Dopo ogni volta, lavati bene, raggiustati i capelli e il vestito, e ritorna giù. Se lui ti offre una boccetta di profumo, ringrazialo; se ti dà un extra in denaro, è roba tua. Non devi prendere nessun appuntamento con lui fuori dalla casa. Devi sempre dire al cliente di tornare qui; che tu sei addirittura pazza di lui. Lui viene qui proprio per sentirsi dire questo genere di cose, per ricevere questo tipo di attenzioni. Sapendo che sei così giovane e nuova ti domanderà per quale disgrazia sei finita qui. La cosa che più gli piace sentire è che sei già stata rovinata da un vecchio e che eri pura come un giglio. Racconta queste cose in tono triste, abbracciandolo, mentre le dici. Anche per questo, vengono qui. Vedrai che chiavare è soltanto una parte dei nostri doveri al servizio del cliente».
Una realtà d’altri tempi, quella raccontata dalla Kimball, ex – prostituta schietta e disillusa che per nulla differisce da quella odierna, caratterizzata da una filosofia che nulla aggiunge e nulla toglie, che non nasconde momenti difficili, umiliazioni e lotte quotidiane.
Il bordello, la casa chiusa è un mondo chiuso e a suo modo completo, dove il sesso è il vero protagonista che fa da file rouge tra fantasie, vizi e desideri, senza filtri né finzioni in colloquio perfino con alcune Virtù.
Prostituzione: Che sia eticamente ancora poco accettata è un dato di fatto in Italia, ma è anche stupido ignorare che la prostituzione non si chiama “il mestiere più antico del mondo” per puro caso.
La prostituzione esiste e ci sarà sempre, perchè il sesso è un’esperienza necessaria.
Chi afferma di saper vivere bene senza sesso mente senza se e senza ma. Infatti chi afferma di trovarcisi bene anche senza avere rapporti, lo ripeterà all’infinito per farlo notare e pesare.
Mentre per le donne trovare un partner per fare sesso è estremamente semplice (stiamo parlando solo di sesso, non di uomo che sappia capirci, parlare, ascoltarci, che lasci moglie e lavoro per noi e che sappia anche cucinare e ami stirare e fare le lavatrici), per gli uomini invece è decisamente impegnativo.
Anche con la donna più facile del mondo (cosa che lui può non sapere al momento del primo contatto) c’è bisogno di scambio messaggi, qualche telefonata e almeno un’uscita con cena, più tutta la preparazione del dove, come e quando, per poi magari non uscirne particolarmente soddisfatti perchè “certe cose alla prima uscita non si fanno”.
E allora ecco perchè le prostitute ci sono e ci saranno sempre.
Offrono “servizi” tutto e subito e senza strascichi successivi del tipo “perchè non mi chiami piu’?”
Attenzione però che le escort non sono degli oggetti. Sono delle persone che fanno un lavoro degradante, stressate e che è socialmente rinnegato.
Chi ha accettato di fare la prostituta è una persona che magari avrà pure (e non sempre) una vita più agiata di una addetta alla gastronomia di un Todis, ma è anche una persona che difficilmente potrà avere amici o fidanzati “normali”.
Una “Puttana” è pur sempre una professionista.
Immaginate di chiamare a casa un elettricista, un idraulico, un architetto. Avete richiesti i propri servigi e per questo che poi alla fine li pagherete per il servizio offerto, ma questo non vi permette di trattarli male, insultarli, considerarli essere inferiori.
Esistono quindi delle regole che valgono anche per loro e che sarebbe il caso di seguire.
1) Non le state corteggiando. Siate chiari su cosa volete, cosa vi piace, e se avete gusti particolari.
2) Esistono due tipi di prostitute, quelle stradali e quelle da appartamento. Le prime sono come un fast food e vanno bene per cose veloci (pompino, sveltina, etc), mentre le seconde sono più preparate ed abituate a giochi erotici piu’ complessi. Non chiedete una serata BDSM ad una prostituta di strada perchè non è la sua specialità.
3) Contrattate la tariffa all’inizio. Chiedere lo sconto o contrattare dopo essersi già accordati è veramente cosa da persone estremamente tristi. Come vi sentireste voi se a fine mese cercassero di darvi uno stipendio più basso adducendo le stesse scuse e motivazioni che mettereste in campo voi per pagare di meno?
4) L’igiene è importante per entrambi. Prima di andare con una prostituta lavatevi. “Lavorare” con uno che puzza rende la prestazione meno performante.
5) se vi viene voglia di fare qualcosa di particolare nel durante della prestazine (anal, pissing, face slap, fisting etc etc) chiedete prima. Non sono oggetti nelle vostre mani ma persone.
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