Mi hanno chiamata “Puttana” e me ne vanto

Mi hanno chiamata “Puttana” e me ne vanto

Perchè se un uomo va in un club privè è una persona che vuole solo divertirsi e che, ci sta, in fondo si possa cercare una scopata fuori dal matrimonio senza che ci siano legami mentre se lo fa una donna è una zoccola depravata, non degna di rispetto, che cerca solo cazzi perchè insoddisfatta della vita e con cui è meglio non avere troppo a che fare non appena arrivati all’ejaculazione?

Perchè se una donna viene beccata a rimorchiare su un social viene derisa, schernita e, dopo aver ricevuto un rifiuto perchè considerata preda facile, allontanata e segregata come se si fosse ancora nel medioevo?

E queste persone, questi benpensati, poi sono gli stessi che si lamentano del fatto che le italiche donne non la diano con facilità. Prima scatarrano nel piatto dove vorrebbero mangiare e poi si lamentano del servizio.

Mi hanno chiamata puttana. Perché gli ho sorriso quando mi diceva che avevo un bel culo, gli ho detto si senza aspettare troppo tempo, mi sono fatta toccare ovunque senza particolari impedimenti, gliel’ho preso in mano senza guanti sterilizzati da chirurgo e poi l’ho perfino messo in bocca e non ci eravamo ancora neppure presentati.

Mi hanno chiamata troia perché mi è piaciuto, ed eravamo in un piccolo sgabuzzino ricavato dentro il pub, mi sono liberata di mutande, reggiseno, gli ho sbottonato il pantalone e mi sembrava gli piacesse, era felice, lui godeva e devo dire che godevo anch’io.

Mi hanno chiamata sporca perché non ho tenuto a precisare i dettagli della mia intimità, gli ho solo detto “tiè, mettiti ‘sto preservativo” e poi ho sollevato l’anca e l’ho spinto dentro senza indugiare. E se ne avevo voglia non ho capito perché mai avrei dovuto rifiutare. L’unica cosa della quale avrei potuto lamentarmi era il fatto che è venuto troppo presto, era eccitato, c’era da capirlo, allora mi sono toccata e lui mi ha dato una mano, anzi la lingua, per fare arrivare pure me.

Ma come, non lo fermi? Non gli dici niente? Non vuoi neppure avere un abbraccio, una parola dolce, qualcosa che possa dare l’illusione di un interesse differente? E dico no, non me ne frega niente. Mi è piaciuto. Dovessi mai incontrarlo un’altra volta può anche ricapitare. Se gli sta bene. Se mi sta bene. Ma al momento dirsi ciao e grazie dopo il sesso e continuare a trascorrere la serata come prima mi sembra la migliore cosa.

Mi hanno chiamata troia perché secondo la mia amica mi sarei comportata come un maschio. E ho chiesto “un maschio gode quando scopa? e perché mai non posso farlo anch’io?“.

Mi hanno chiamata puttana perché mi è piaciuto quello che non avrebbe mai dovuto piacermi. Anzi mi eccita, ancora, solo ripensarci. Perché sono fatta di carne e di libido e non c’è alcuna morale che possa convincermi del fatto che mi sono sbagliata.

Mi hanno chiamata sporca perché avrei dovuto, come minimo, sperare che lui mi chiamasse il giorno dopo, a me che non gli ho neppure dato il numero di telefono, avrei dovuto sospirare, innamorarmi, immaginare di mettere su casa e fare mille figli con uno con il quale mi è solo piaciuto scopare.

Mi hanno chiamata stronza quando è sembrato che per difendermi dalle accuse ho dato delle bacchettone e moraliste alle mie conoscenti, quelle che mi hanno vista entrare con quel tale dentro lo stanzino e poi mi hanno aspettata fuori. Una mi ha detto “ero preoccupata… pensavo ti stesse stuprando…“.

Mi hanno chiamata troia perché avessi detto si trattava di uno stupro forse sarebbe stato meglio, avrei evitato di essere processata perché manco dell’aspirazione alla santità. E mi chiedevo se esiste regola che imponga alle donne di sentirsi violate se non rispettano le convenzioni sociali.

Io mi ricordo ancora quelle mani strette, i colpi serrati, il caldo, l’odore, lo rifarei senza problemi, perché certe volte l’intesa scatta in un momento e di lui non so cosa mi ha colpito, forse la voce, forse. Ma se dopo il sesso non proclamo di essere una martire profondamente innamorata, se ben distinguo la chimica dal sentimento, allora sono un maschio, che per chi è un po’ specista diventa essere un “animale”, nel senso becero e deteriore di quel termine.

Io troia, io puttana, io animale, io sporca. Perché in fondo c’è una mentalità che ci vuole un po’ così: stuprate, sofferenti e infelici o se felicemente scopanti dunque stigmatizzate. Al massimo sposate figlianti, senza eccessiva eccitazione per gli appuntamenti a letto.

Ho fatto sesso consensuale con un tale che non me l’ha chiesta, io non gliel’ho chiesto, mi è piaciuto e poi non ci siamo mai più visti. Per la mia amica sono ancora quella che avrebbe avuto un trauma da piccola ché altrimenti sarei lì a fare la sentimentale con qualcuno.

Mi ha triturato le ovaie con il mio presunto senso di solitudine, ché noi femmine saremmo diverse, che non è possibile che possa piacerci una cosa così, che per sentirsi realizzate per davvero le “donne”, e l’ha detta proprio così declamando teorie al plurale, avrebbero bisogno di sicurezza, stabilità, casa, famiglia, figli. Le ho detto “stai serena… a te forse non sarebbe piaciuto ma a me invece si“.

Lo posso dire che se lei trombasse di più e avesse meno moralismi attaccati sulla pelle forse starebbe meglio e farebbe stare meglio pure me?

Ero molto gelosa, poi ho provato una vacanza per scambisti e….

Ero molto gelosa, poi ho provato una vacanza per scambisti e….

“Ottimo lavoro, tesoro,” dice l’uomo nudo alla moglie.

Non riescono a staccarsi gli occhi di dosso e io mi sento un po’ esclusa. Dopotutto, sono io che sto facendo del sesso orale a lui, mentre sua moglie si sta occupando di mio marito qui accanto.

Se un anno fa mi avessero detto che sarei riuscita a guardare mio marito farsi fare una fellatio da un’altra donna senza essere gelosa, mi sarei messa a ridere. Sono sempre stata una persona gelosa. Appena mio marito, ma anche qualsiasi mio ex, guarda anche distrattamente una donna attraente, salto su. Le mie scenate di gelosia sono tristemente note.

Nulla mette più a rischio il mio controllo sulla situazione dello scambismo, ma quando come giornalista sono stata invitata in due resort per scambisti a Cancun—Desire Pearl e Desire Riviera Maya—ho subito detto di sì. Volevo una vacanza gratis. E nella mia testa ho subito escluso la possibilità di partecipare attivamente a orge in cui avrei dovuto guardare mio marito dare piacere ad altre donne.

La gelosia non era l’unica paura. In passato ho sofferto di dipendenza dal sesso e dal porno, ne ho scritto moltissimo e nella mia vita sessuale ho spesso fatto scelte terribili. Sebbene la dipendenza si sia placata da quando ho incontrato mio marito, grazie a tanti sforzi e al suo incrollabile supporto, il mio timore era che questa vacanza potesse riaprire la ferita.

“Non possono obbligarci a fare nulla,” ho detto a mio marito (e a me stessa) mentre discutevamo delle nostre preoccupazioni a riguardo. Lasciavamo spesso la bambina dai miei per rilassarci qualche giorno. E allora perché non farlo per andare in un resort per scambisti?

Mio marito era d’accordo con me, e ha aggiunto, “Non ci possono nemmeno obbligare a stare nudi.”

Il Desire resort non si definisce “per scambisti”, ma un luogo “solo per coppie, dove i vestiti non sono obbligatori,” e che comprende anche le coppie cosiddette “vanilla”, come noi, quelle che vanno lì per divertirsi ma non vogliono necessariamente avere rapporti con estranei.

Qualche settimana dopo atterriamo a Cancun sotto una pioggia torrenziale. Al Desire Pearl resort, il personale ci accoglie con calici di champagne e saluti cerimoniosi. Tra le regole del resort la più importante è che “No significa no.” Gli ospiti, inoltre, si impegnano a non fotografare altri avventori e a fare sesso in pubblico solo nelle aree dedicate, come la vasca idromassaggio e la sala dei giochi.

Mentre ci accompagnano alla nostra stanza, tutte le persone dello staff che incontriamo ci salutano cordialmente, mettendo una mano sul cuore e guardandoci dritto negli occhi.

“Insegniamo loro ad avere a che fare con le persone nude, a guardarle negli occhi,” ci spiega Alberto Martinez, general manager del Desire Pearl, quando gli chiediamo come i dipendenti gestiscano la situazione in cui si trovano, circondati da persone nude che fanno sesso sotto gli occhi di tutti. Mi sembra molto difficile che possano riuscire a lavorare con tutte queste distrazioni.

Non appena smette di piovere, io e mio marito ci dirigiamo verso la vasca con acqua riscaldata. Qui iniziamo a guardarci attorno e subito ci rendiamo conto dell’immensa varietà dei clienti. Tra gli ospiti, dai 30 ai 70 anni—principalmente tutti americani bianchi—ci sono fisici slanciati e grassottelli, persone alte e persone basse, piccoli seni naturali e gigantesche protesi in silicone, peni grandi e peni piccoli, vagine nature o completamente depilate.

Con il costume mi sento a disagio, così mi tolgo subito il pezzo sopra e mio marito si sfila i boxer come se non aspettasse altro. È un po’ come tornare bambini senza vergogna, le persone si scrutano a vicenda, si fanno complimenti, scherzano e parlano apertamente delle proprie fantasie. Si parla anche di temi normalissimi, dal lavoro alla vita in città. Sorprendentemente, i clienti del resort—principalmente impiegati e benestanti, essendo una struttura piuttosto costosa—parlano anche molto dei loro figli. Di tutte le coppie che abbiamo incontrato, solo due non hanno figli.

“I vostri figli sanno dove siete?” chiedo a una coppia dell’Ohio.

“Certo,” mi risponde lui. “Anzi, nostra figlia di 16 anni ha scelto la lingerie per la mamma e i costumi sexy per la serata a tema. Tutti a casa sanno dove siamo. Lo diciamo senza problemi a colleghi, amici e parenti. Per come la vediamo noi, se ci sono persone che hanno problemi con il nostro stile di vita, non le vogliamo accanto, tutto qui. Così è molto più semplice.”

Un’altra donna racconta con orgoglio di aver regalato un vibratore alla figlia teenager per Natale, e di averlo trovato poco dopo sotto il suo letto, spacchettato.

Ripenso a mia madre, che mi aveva parlato di sesso solo una volta in tutta la mia adolescenza, indicandomi le parti basse e sentenziando, “Non farti maitoccare da nessuno lì.” Negli anni ho capito molte cose, non solo dai miei genitori e dall’ambiente cattolico in cui sono cresciuta, ma anche dalla TV, dai libri, dalle commedie romantiche e dalle valanghe di canzoni pop sul tema: nessuno rispetta le prostitute, gli uomini tradiscono, le donne piangono e le relazioni sono fragili.

Anche se oggi mi ritengo piuttosto migliorata, alcune reminiscenze del passato mi perseguitano. La gelosia è una di queste, così come il fatto di giudicare le persone che avrei incontrato in questo resort.

E in effetti, le donne nel resort sembrano più aggressive degli uomini. Quasi tutti i complimenti che ricevo mi vengono fatti da donne—Hai avuto un figlio? Non ci credo!—così come quasi tutti gli inviti espliciti—Voglio baciarti, non riesco a togliermelo di testa. Posso? E mentre gli uomini sono più aperti alla conversazione senza secondi fini, le donne spesso non iniziano nemmeno a parlare se non hanno un interesse sessuale.

“Sarà la sesta volta che veniamo qui,” mi dice un signore del Midwest mentre lasciamo la vasca e ci avviciniamo al bar. La moglie ha degli accessori vistosi attorno ai capezzoli e sta studiando la sala con attenzione. Non sembra interessata a parlare con noi. “La sesta volta,” ripete lui, “e non siamo mai usciti dal resort.” Mi sembra davvero incredibile, soprattutto perché il sito di Chichén Itzá è a pochi chilometri da qui. Hanno davvero passato l’intera vacanza a fare sesso? Quando poi aggiunge che non sono scambisti, lo trovo ancora più strano. “Per noi è solo porno dal vivo,” dice.

“Non lo trovi deludente?” gli chiedo.

Ride. “A volte l’eccitazione della sorpresa, di non sapere se accadrà qualcosa o no, è abbastanza per tutto l’anno. La fantasia spesso può essere molto più soddisfacente della cosa in sé.”

Ovviamente, però, non ci sono solo coppie vanilla. Dopo la prima cena non abbiamo ancora visto nessuno fare sesso e così decidiamo di tornare alla vasca ora che si è fatto buio. Qui assistiamo alla prima orgia pubblica. E nonostante l’avessi letto nella liberatoria, la prima reazione è che sia contro le regole.

“Si può?” chiedo a mio marito sottovoce.

Lui non mi risponde. È troppo impegnato a osservare le dinamiche. Mentre uno dei due uomini del gruppo si scambia di ruolo con la sua compagna, si volta e ci fa cenno con la mano, invitandoci a partecipare.

Guardo mio marito, lui guarda me in attesa che io prenda la decisione—nuotare nell’altra direzione oppure unirci a loro. In quel momento sperimento uno dei concetti principali su cui si basa il Desire resort: decido per entrambi. Nel momento in cui quell’uomo ci ha fatto cenno con la mano, abbiamo smesso di essere una coppia vanilla e siamo diventati scambisti. O almeno io lo sono diventata. Avevo ancora bene in mente la gelosia, e mio marito ne era consapevole. Così tutto quello che ho fatto in quel momento è stato giocare con le altre due donne, mentre gli uomini guardavano e toccavano solo la propria partner.

Finito il divertimento mi libero dal groviglio e tutti insieme ci dirigiamo verso il bar come un gruppo di vecchi amici, ognuna di noi avvinghiata al proprio partner.

“Ciao, sono Ginger,” mi dice una delle donne, porgendomi la mano. “Piacere di conoscerti.”

Nei giorni successivi, come se quella notte avesse fatto scattare qualcosa, io e mio marito iniziamo un gioco, fino a dove ci spingeremo stasera? Prenotiamo un massaggio sensuale in coppia alla spa, dove il mio massaggiatore uomo e la sua massaggiatrice donna ci portano a un passo dall’orgasmo prima di avvicinare i nostri due lettini e lasciarci soli. La sera incontriamo lo stesso gruppetto nella vasca e a un certo punto il gioco si sposta in camera di qualcuno. Qui mio marito palpa il seno di un’altra donna, mentre un altro uomo tocca il mio. Poco dopo, lo guardo ricevere sesso orale da più di una donna, mentre altri uomini si avventurano tra le mie gambe. Nel corso della serata i freni inibitori si allentano, i muri si infrangono ma io e mio marito continuiamo a scambiarci cenni di assenso, per capire se entrambi siamo a nostro agio, e le altre coppie fanno lo stesso.

“Mani e bocca sono OK, giusto?” chiede uno dei mariti.

“Se provi a penetrare un’altra donna ti uccido,” risponde la moglie.

“Tutto bene?” ci chiediamo io e mio marito a turno. “Questo ti va?” La risposta è sempre sì.

La cosa che più mi ha sorpreso mentre guardavo mio marito con altre donne è che non provavo rabbia, risentimento o paura. Forse perché io stavo facendo la stessa cosa. Forse nel mio percorso di guarigione dopo la dipendenza dal sesso sarebbe stato meglio esplorare la mia sessualità, piuttosto che limitarla.

Al terzo giorno ci spostiamo al Desire Riviera Maya e qui incontriamo un vigile del fuoco e sua moglie al bancone del bar. Scatta subito qualcosa, parliamo della nostra città, del lavoro e dei figli. Loro sono nel giro da anni e quando gli spieghiamo quello che abbiamo fatto negli ultimi giorni ci dicono che si chiama “soft swap.” È un livello sopra la coppia “vanilla”, ma non è ancora il “full swap”: le coppie soft swap fanno tutto tranne la penetrazione. Io e mio marito esprimiamo entrambi la nostra convinzione a continuare così, non abbiamo voglia di andare oltre.

“Ognuno sceglie il proprio stile,” dice la moglie del pompiere. Ha uno sguardo gentile e una voce pacata. Sorride spesso e fa domande attente, la cosa mi piace. Sembra davvero interessata a noi, e da quanto mi dice, questo per lei è molto importante. Non le piace fare sesso con persone da cui non è attratta emotivamente. Il feeling la eccita.

Qualche ora dopo ci siamo scambiate i mariti ed entrambe stiamo dando loro piacere orale. Poi il pompiere chiede, “Vi va di provare con il full swap?” Io non sono ancora venuta, quindi per un attimo ci penso, ma guardo subito mio marito. Lui non dice niente, mi guarda e basta. Ancora una volta, la decisione spetta a me.

Prendo tempo e chiedo: “Avete dei preservativi?”

Loro scuotono la testa. Do un occhio nella stanza—in un posto così dovrebbero esserci preservativi in ogni angolo, al posto delle boccette di shampoo—eppure, non riesco a trovarne nemmeno uno. Guardo persino nel frigorifero, nulla.

Il mio respiro si placa, e sento che l’entusiasmo sta scendendo. Il pompiere e la moglie si avvicinano e si fanno le coccole nel letto, io mi metto tra le braccia di mio marito accanto a loro, ma ormai non mi interessano più.

Lei inizia a raccontare storie su un’altra scambista che conoscono. “A volte dopo che inizi con lo scambismo ti vengono le gelosie più strane,” dice. “Questa nostra amica, ad esempio, è molto bassa e il marito è molto alto. Per anni l’ha guardato fare sesso con tantissime donne senza problemi. Poi una volta, una ragazza in un club scambisti si è dovuta mettere in punta di piedi per baciarlo, e questo l’ha fatta infuriare.” Ride. “Quella era la loro cosa, lei era molto più piccola di lui, era quello che li rendeva speciali, e in quel momento quella donna glielo stava rubando. Non è strano?”

Improvvisamente, i suoi boccoli sul mio cuscino e le sue carezze sul braccio mi danno i nervi. Voglio che se ne vadano immediatamente. Non che mi sia pentita, ma preferisco mio marito a loro e vorrei restare da sola con lui. Avevamo quasi superato il nostro limite ultimo, e ora avevamo bisogno di ritrovare il nostro legame e di parlare apertamente delle nostre sensazioni.

Il sesso non protetto è pericoloso e improvvisamente sono contenta che non ci siano preservativi nella stanza. Con gentilezza dico alla coppia che abbiamo un impegno a cena, loro colgono il suggerimento e iniziano a raccogliere le loro cose.

In passato ho avuto la mia buona dose di sesso occasionale, ma non mi pento di questa serata. Non mi pento di quello che abbiamo fatto, né di quello che non abbiamo fatto in questo viaggio. E poi c’è un motivo ancora più eccitante che mi rende felice di non aver provato il ‘full swap’: così abbiamo ancora qualcosa di nuovo da esplorare per la prossima. E a giudicare da quanto abbiamo parlato della nostra esperienza al resort una volta tornati a casa, credo proprio che ci sarà.

Samantha Fox – Le tette che cambiarono gli anni 80

Samantha Fox – Le tette che cambiarono gli anni 80

I video musicali anni 80 iniziavano ed essere pieni di soubrette, cantanti che non avevano nessuna dote artistica ma carine, con capelli cotonati all’inverosimile ed i primi tentativi di trasgressione in cui si intravedeva una coscia, un vestito “quasi” attillato”, primi piani di labbra sensuali che mandavano in visibilio persone che fino a quel momento si erano eccitati solo grazie all’ombelico della Carrà e poco altro.

Abbiamo proprio di recente parlato degli anni 80 con Colpo Grosso e Le Ragazze Cin Cin (Leggi QUI)

E poi arriva lei, Samantha Fox che entra sul video, ti sbatte le tette sullo scherzo mentre le sballonzola causando strabismo ad un’intera generazione e ti canta una canzone in cui con voce orgasmica grida “Touch Me Touch, I wanna feel your body” (Toccami toccami, voglio sentire il tuo corpo).

Da quel momento niente sarà più come prima.

Visto il suo successo iniziarono ad arrivare un’orda di autentiche zoccolacce di bassa lega che provano a sfondare (non fate battute scontate) anche nella musica, quasi sempre con scarso successo visto che la parte più interessante del disco, quasi sempre si fermava alla copertina.

Ma chi è Samantha Fox e come ha fatto ad avere successo?

Non era bella, non dico brutta, ma non è che fosse sta grande bellezza. Bassa, visetto da maialotta di campagna, un grande seno prosperoso ma che sei ben a vederlo non era manco troppo perfetto, una voce che a confronto il clacson di una Panda lo prenderebbero in un coro gregoriano ed anche un pò in carne. Ma come ha fatto ad avere successo?

Semplicemente per il fatto che, ad arte, era stato fatto sapere in giro che la Samantha era un ex Porno Star ed è praticamente bastato questo per cancellare decenni di belle ed affascinanti donne che in tv o nei video guardavano la telecamera ammiccando sensualmente. Ora c’era una che ti diceva chiaramente “ho voglia di c… , chi se ne fotte dei baci e coccole”.

Per quasi due anni è stata praticamente in classifica e dovunque si recasse c’era più gente che ad un concerto di capodanno. E’ bene sapere pero, cari miei, che della Fox pochi sanno che come porno attrice di fatto fu praticamente cacciata perchè “non molto espressiva e non si lasciava molto trasportare dalle scene” oltre ad essere totalmente Lesbica, causandole non pochi problemi nello gestire membri maschili (se proprio non piace, non piace….)

Il suo successo la portò ad essere la prima “donnaccia famosa” ad entrare nel mondo dei videogioochi. Il suo più grande successo su il “Samantha Fox Strip Polker” come abbiamo raccontanto ne: I Videogiochi Soft Porno degli anni 90 (Link QUI)

Di seguito una galleria fotografica ed il suo famoso video “Touch me”

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Samantha Fox – Touch Me

Quando c’era Colpo Grosso e le ragazze Cin Cin

Quando c’era Colpo Grosso e le ragazze Cin Cin

Poco credo al fatto che i “Millenials” non abbiano idea di cosa sia Colpo Grosso e che non ne abbiano mai sentito parlare. Come Dante ha dato impulso alla lingua Italiana, come Meucci ha fatto si che oggi abbiate tutti un telefono, e sono argomenti che si studiano anche se sono di epoche lontane e passate, così bisognerebbe fare per questa trasmissione degli anni 80 !

L’OMBELICO (del nonno.. cit)

Probabilmente molti non sanno come fu possibile il successo di Raffaella Carrà, una mediocre (a dir poco) ballerina, una pessima cantante, un visto non proprio da modella internazionale. Semplice.. Fu la prima donna a far vedere L’OMBELICO in televisione e tanto basto per sentire riecheggiare ululati in tutta la penisola.

Questo dovrebbe farvi capire quanto la repressione, la censura, non permettesse che in TV potesse passare qualsiasi cosa che fosse interpretabile come contenente contenuti sessuali espliciti.

Ed Esplicito per l’epoca era anche solo un ginocchio scoperto o una scollatura sotto il collo.

L’unico modo per sopravvivere era quello di riuscire a recuperare in qualche modo le prime cassette con film porno e riviste erotiche. Ne abbiamo già parlato qui in Le più famose riviste porno anni 70/80

E dal nulla, improvvisamente su un canale private, arrivò una trasmissione pensata e realizzata da un’improbabile personaggio (Umberto Smaila) che non era assolutamente sconosciuto, ma un comico famoso per aver fatto parte de “I Gatti di Vicolo Miracoli”

Andata in onda per 5 stagioni dal 1987 al 1992 in seconda serata sulla rete syndication Italia 7 (nell’ultima edizione fu condotta da Maurizia Paradiso, la regina delle televendite di vhs porno) si svolgeva in uno studio arredato con uno stile che ricordava un casinò e i concorrenti (un uomo e una donna) gareggiavano in scommesse e giochi alla roulette.

Le fiches (i gettoni eh… quelli per giocare al casinò) iniziali per ciascun giocatore venivano decise da un tiro dello stesso alla slot machine, la quale conteneva 7 simboli raffiguranti una parte del corpo alla quale era attribuito un diverso valore (in ordine crescente: piede, mano, occhio, bocca, gamba, seno, sedere).

Le vincite, che potevano essere raddoppiate nel caso in cui il concorrente rispondesse correttamente a delle domande poste dal conduttore, venivano poi utilizzate per far togliere i vestiti alle mascherine (quattro uomini e quattro donne mascherati). mentre in caso di numero insufficiente di fiche con cui giocare, gli stessi concorrenti potevano spogliarsi per incrementare il loro patrimonio.

Lo scopo del gioco era di spogliare completamente tutte le mascherine (l’ultimo pezzo di vestito che queste si toglievano era proprio la maschera sugli occhi(Mascherina che sparì del tutto dalla seconda stagione) e fare il cosiddetto “colpo grosso”, vincendo l’intero montepremi.

Il concorrente che realizzava la maggiore vincita, ma non il “colpo grosso”, aveva la possibilità di rimanere come campione in carica per la puntata successiva.

Tutto era assolutamente incentrato sulle ragazze che accompagnavano la trasmissione con una famosa canzoncina e un balletto anche perchè, bisogna dirlo, le concorrenti che erano evidentemente delle performer, raramente avevano una bellezza accettabile.

Le ragazze Cin Cin

Come abbiamo detto prima, erano praticamente la colonna portante della trasmissione, insomma erano quel “porno” che mancava veramente a tutti, sempre ovviamente rapportato all’epoca in cui la trasmissione si deve rapportare.

L’introduzione delle Ragazze Cin Cin nella stagione 1989/90 fu l’elemento che contribuì più di ogni altro al successo della trasmissione. Sette ragazze da sogno, una canzoncina accattivante, costumi super sexy e coloratissimi, e il tema dei 7 frutti Ananas, Mirtillo, Mandarino, Fragola, Ciliegia, Kiwi e Limone che andavano a comporre 7 diversi cocktails coi quali “brindare alla fortuna”, hanno fatto schizzare alle stelle gli indici di ascolto (e turbato il sonno di molti adolescenti di allora)

Parte delle ragazze presenti nello show avevano già esperienze nel mondo della fotografia glamour o erotica. In alcuni casi ragazze che si erano presentate come concorrenti venivano poi assunte nel programma come spogliarelliste e a loro volta alcune spogliarelliste venivano promosse a ragazze Cin Cin.

Alcune delle spogliarelliste e delle ragazze Cin Cin hanno poi continuato la carriera nel mondo dello spettacolo o sono comunque entrate a far parte del cosiddetto star-system.

Le ragazze olandesi la facevano da padrone, con ben 4 ragazze su 7 (Angelique, Jacqueline, Esther e Amy). Le altre erano l’italiana Nadia, la franco-jugoslava Natasha e la tedesca Stella. Nella seconda parte della stagione, 4 ragazze furono sostituite da altre.

Non si sa se questa fosse una scelta prevista già all’inizio o se sia stata presa la decisione nel corso della programmazione.

C’è da dire che il successo internazionale della trasmissione sottoponeva le Cin Cin a un superlavoro, dovevano infatti girare anche tutte le serie per l’estero (Spagna, Germania), mentre ovviamente i presentatori cambiavano.

Può darsi che alcune ragazze abbiano deciso di non partecipare più a tutte le versioni, da cui probabilmente la sostituzione, ma questa è solo un’ipotesi.

Qui consideriamo in dettaglio solo le prime “mitiche” Ragazze Cin Cin, quelle che comparivano in tutti i jingles fin oltre metà stagione e nella sigla iniziale.

Nella stagione successiva furono introdotte altre ragazze, spesso delle Eurogirls viste nella 3ª stagione. A quel punto il ventaglio delle possibili ragazze cin cin era molto ampio, e a volte si poteva sostituire temporaneamente una cin cin con un’altra ragazza del cast.

Al contrario, nella prima metà della terza stagione è stata registrata qualche puntata con solo 6 Ragazze Cin Cin invece di 7 per una temporanea indisposizione (influenza come affermato da Smaila in trasmissione) di Amy, la ragazza Ciliegia.

La Sigla e le ragazze Cin Cin

In tutti i prodotti televisivi di successo, che siano film o programmi generici, la Sigla la fa da padrone. Deve rimanere in testa, essere semplice, orecchiabile e ricantabile.

La percentuale di successo, e in fondo Smaila un musicista lo è, è stata del 100%.

Come fate ancora oggi a non canticchiarla? E’ “BELLIFFIIMMA”

Sigla Colpo Grosso del 1990-1991 ( Versione Spagnola)

¡Ay que Calor!

La versione spagnola era decisamente più spinta di quella italiana. Le ragazze partivano già spogliate e , fatemelo dire, erano mediamente anche molto più carine delle equivalenti italiane

Curiosità

Gli spogliarelli e la nascita del Millionaire

Ma come è nata l’idea di fare uno spettacolo strutturato come un gioco in cui le donne perdendo (e perdevano sempre guarda un pò) alla fine si ritrovavano nude? Di Smaila e la sua vita privata si sa poco, ma anche il giusto. Uomo che ha sempre amato le donne, le feste e gli ambienti ricchi alternativi.

In poche parole non ha mai disdegnato di partecipare a feste di scambisti dove, spesso, per ravvivare le serate si usavano questi giochi per scaldare un pò l’ambiente. E non solo..

Molte dell ragazze Cin Cin del suo team erano spesso richieste per privatissimi party nella Milano ricca e da potentissimi personaggi. Il colpo di genio fu di associare l’idea dell’apertura di un locale super vip alla presenza costante di donne diventate famose grazie alla televisione. Ecco a voi il Milionaire.

Lo sponsor panto

Se voi foste un capo di un’azienda e vi venissero a chiedere di sponsorizzare una trasmissione che sarà assolutamente vietata, disgustosa per il comune senso del pudore, fortemente attaccata dai media e dalla chiesa, voi accettereste mai di metterci il nome della vostra azienda come sponsor?

Dissero tutti di no, tranne un ex-artigiano che mettendo il logo della sua azienda PANTO, decuplicò il fatturato nel giro di due anni e divenne in Italia un marchio famoso quanto quello della Coca-Cola. La famosa Fiches Panto con cui si poteva fare quello che si voleva alla malcapitata. Un Successo strepitoso per l’epoca. Meno fortunata negli anni successivi che portatono al fallimento dell’azienda nel 2013

Il successo internazionale

Nel 1990 furono concessi i diritti di marchio e trasmissione sia in Spagna che in Germania avendo un incredibile successo, tanto di poter dire tranquillamente che, le belle donne mezze nude in Europa, cari miei,, le abbiamo portate noi italiani!!

Le più famose riviste porno anni 70/80

Le più famose riviste porno anni 70/80

C’era una volta un’epoca dove non bastava aprire un browser e digitare in un motore di ricerca la parola “Donne nude” per vedere un pò di corpi femminili. C’era una volta un periodo in cui non si potevano reperire filmini porno come oggi e che l’unico supporto esistente erano le cassette vhs e le riviste porno.

Provate a pensare quando per comprare una rivista porno bisognava recarsi dal giornalaio, che magari ti conosce pure, e chiedergli “E’ uscito il nuovo Ragazzine Porche alla riscossa?”. Se provate pudore solo a pensare di farlo adesso, immaginate come poteva essere negli anni 70/80 quando mostrare mezza tetta (senza capezzoli) in tv era considerato ancora un mezzo reato.

Eppure un’intera generazione è cresciuta grazie a queste riviste che ancora oggi (basta vedere ebay) hanno un valore niente male e che vengono rivenduti come cimeli da collezionisti. Certo oggi, nell’epoca delle donne da copertina perfette grazie alla chirurgia e photoshop, potrebbero non esserci confronti, ma la semplicità di quelle storie e di quelle bellezze, non dovrebbe mai essere dimenticata.

Ecco a voi un primo elenco delle riviste piu’ famose che hanno fatto la fortuna di molti oculisti negli anni successivi per il sesso maschile (e non solo….)

Se vuoi vedere i commenti degli utenti, partecipare, e magari qualche pagina inedita sul tema di queste riviste, scrivi nei commenti alla fine dell’articolo. Amiamo parlarne !

SUPERSEX Rivista per adulti (1977/1997)

Supersex era una rivista di fotoromanzi “particolari” e del suo personaggio principale, Supersex, interpretato da Gabriel Pontello. La rivista è nata in Francia, ma è stata riproposta, con buon successo di vendite, anche in Italia

Se avete mai letto questa rivista conoscerete sicuramente la celeberrima frase “Ifix Tchen Tchen” ?

supersex

LE ORE Rivista per adulti (1977/1996)

La testata nasce negli anni ’50 come rivista specializzata nella critica cinematografica, ben lontana dalla natura hot che la renderà famosa ma comunque già concentrata sulle belle donne. Presenza fissa già a quel tempo erano, infatti, i servizi sulle attrici riprese in pose sensuali ma sempre vestite e castigate. Negli anni ’60 Le Ore (della settimana) segue la società civile aprendo a temi politici importanti con un orientamento socialista. L’emancipazione della donna trova spazio, ma più a parole che nelle immagini, fino alla prima chiusura nel 1967. A inizio anni ’70 riprende le pubblicazioni mostrando la sua seconda natura, quella di rivista soft-core, trasgressiva ma senza esagerazioni (niente parti intime in vista, tanto per dirne una).

La strada è comunque segnata e, con il passare degli anni, Le Ore diventa sempre più hard. Merito anche della legge che nel 1977 fa decadere il divieto di mostrare organi genitali in primo piano nelle pubblicazioni. La morale cambia e così cambia la rivista, che pesca a piene mani dalle pubblicazioni a luci rosse estere (francesi e scandinave in primis). In Italia per il momento manca materiale originale, ma non ci vorrà molto perché una schiera di donne più o meno famose decida di posare per quello che, nel frattempo, è diventato un magazine cult. Nomi come Claudia Cardinale, Elsa Martinelli, Patty Pravo campeggiano con orgoglio nella storia di Le Ore, ma è negli anni ’80 che arriva il boom improvviso.

Il decennio del disimpegno e del divertimento porta in auge anche il fenomeno del cinema per adulti, cui si accompagna in edicola la presenza costante di riviste più o meno esplicite (che spesso sfociano nella pornografia spinta). Le Ore diventa un punto di riferimento grazie alla collaborazione con due delle stelle più splendenti del firmamento hard: Ilona Staller, in arte Cicciolina, e la divina Moana Pozzi. Donne che dal set a luci rosse sono riuscite a raggiungere un pubblico vasto, riscrivendo i canoni del ‘moralmente accettato’ in una realtà italiana che ancora doveva fare i conti con la censura della Chiesa. La causa del successo (il cinema per adulti) sarà anche la causa della morte de Le Ore, che non riuscirà a tenere il passo delle Vhs prima e di Internet poi. Nel 1996 chiude per sempre, lasciando un vuoto nel cuore di tutti noi. Il suo ruolo nell’evoluzione della società, però, non potrà mai essere negato.

Il Tromba – Fumetti (1975/1986)

144 volumi editi prima da GEIS e poi da Edifumetto; tascabile per adulti con ambientazione militaresca; ristampato nella collana Super il Tromba. Fumetto che era un must per tutti quelli che erano partiti per il militare. Si dicesse persino che fosse stato finanziato dallo Stato per tenere “ALTO” il morale dei commilitoni.

Il Camionista – Fumetto (1981-1988)

91 volumi in tre serie; “Il Camionista” ha segnato un pezzo di storia del fumetto italiano.
Il protagonista della storia è un autotrasportatore appunto, di nome Mario Vergone. Lavora per l’impresa Trasportango, di proprietà di Rino Tango e gestito con la Segretaria Elvira. Quest’ultima è innamorata di Mario e vorrebbe donargli tutta se stessa, purtroppo non essendo proprio una bellezza non riceve le attenzioni di Vergone. Attenzioni che Mario Vergone, a volte con l’aiuto del collega Bisonte, concede volentieri a tutte le belle donne che incontra. Di solito queste procaci e sunsuali Signore non hanno bisogno di molto tempo per accettare le lusinghe ‘amorose’ di Mario.

Il soggetto della storia nasce da Mario e Nicola Del Principe, disegnatori che riescono ad avviare un vero progetto editoriale. Mario inoltre lavora ad altri importanti titoli dell’epoca come “Nonna Abelarda” o “Angelica”.
La maggior parte di disegni de “Il Camionista” sono invece di Eugenio Benni, scomparso nel 2009. Benni che aveva disegnato per Edifumetto altri titoli come “Il Tromba” o “Il Centravanti”, era un vero professionista del fumetto italiano. Nel corso della sua carriera ha lavorato con diversi editori come: Editrice La Terza, SIE, Edinational, Edizioni F.lli Spada, Editore Francesco Coniglio e moti altri.

PlayMen (1967-2001)

Che altro dire se non fosse la risposta Italiana a Playboy? con uno stile suo, decisamente raffinato e con bellissime donne, anche molto famose (come vedrete dalle copertine). Fu fondata da una donna (Adelina Tattilo) e cominciò imitando Playboy, anche se la prima Ragazza del Mese, Brigitte Bardot, poneva le proprie mani sopra il seno.

Ma in seguito, Playmen prese uno stile tutto suo, riflettendo il gusto europeo, non sovraesponendo seni come Playboy. In un’intervista concessa al settimanale statunitense Time il 18 gennaio 1971, Adelina Tattilo disse: “Gli Stati Uniti sono un matriarcato.

Penso che sia questa la ragione per cui gli uomini americani preferiscono le donne con seni esagerati, voluminosi, vere calde bambinaie con un rassicurante aspetto materno”. Le donne scelte dalla Tattilo erano più magre e più mature rispetto alle scelte di Hugh Hefner.

Lo “Smart Bitching”. Il Tele Lavoro della prostituzione al tempo del Corona Virus

Lo “Smart Bitching”. Il Tele Lavoro della prostituzione al tempo del Corona Virus

Eticamente non si può dire, in particolare perchè siamo in un paese con profonde radici religiose, ma se una professione è molto diffusa è perchè ha molte richieste, e se ne abbiamo tante in Italia è perchè oramai è da considerarsi un lavoro sociamente utile, anche se mal visto da molte “mogli” che hanno paura scatenando, citando De Andrè, “L’ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l’osso”

Non se ne parla molto in giro, eppure c’è una categoria di lavoratori e lavoratrici particolarmente colpiti dalla tempesta economica causata dalla pandemia Coronavirus. Sono gli e le escort italiane, che ricordiamoci non esistono solo di sesso femminile, hanno fatto richiesta del bonus di 600 euro all’Inps.

Come hanno potuto presentare la domanda se si tratta di una categoria professionale che non può versare contribuiti previdenziali? Raccogliendo alcune testimonianze, la prima evidenza è che spesso le escort hanno un doppio lavoro. Questo deriva quasi sempre da esigenze familiari: avendo dei figli a casa e dovendo consegnare, per esempio alle scuole, l’Isee, le accompagnatrici di professione si dedicano a lavori part-time per poter dimostrare di avere un reddito minimo. Quindi, avendo una partita Iva, hanno potuto fare richiesta dei 600 euro all’Inps.

Molte lavorano nella ristorazione o come commesse nei negozi, con i relativi stipendi minimi. Poi, però, si dedicano anche alla professione di escort: c’è chi lo fa per amore di questa professione e chi invece vuole dare migliori opportunità ai figli. Ma quello dell’escort è un lavoro a tutti gli effetti in Italia. Lo dicono i numeri, e lo dice anche il relativo codice Ateco, quello delle altre attività per i servizi alla persona nca 96.09.09.

«È un lavoro autonomo»

Allora bisogna chiedersi perché chi ha chiesto il bonus di 600 euro l’ha fatto attraverso una partita Iva relativa ad altre attività. In Italia esiste un vuoto legislativo sulla professione di escort. La prostituzione, in generale, è un’attività legale, ma non regolamentata. Da questa condizione risulta che le escort potrebbero, anzi dovrebbero versare l’Iva e l’Irpef. Una sentenza della sezione tributaria della Corte di Cassazione del 2016 ha chiarito che i proventi dell’attività di prostituzione non devono essere qualificati quali «redditi di impresa», ma come «redditi diversi derivanti dall’attività di lavoro autonomo non esercitata abitualmente o dalla assunzione di obblighi di fare».

Perché pagare l’Irpef senza avere diritto alla pensione?

Le escort, tuttavia, si chiedono che senso abbia pagare le tasse su quel tipo di lavoro se la professione resta senza tutele e se non è previsto un trattamento pensionistico. Tradotto? Stando alla sentenza sarebbero obbligate a pagare l’Inps attraverso l’Irpef, ma secondo la normativa attuale non percepiranno mai una pensione. Per questo l’impianto legislativo indurrebbe le escort a muoversi in situazioni di lavoro nero. Molte escort ricorrono ad altri metodi di gestione del risparmio per garantirsi una pensione.

Le videochat

Il Coronavirus ha assestato un duro colpo a un settore che si trova ad affrontare una crisi inedita: è un’attività che si basa sull’incontro e sul contatto fisico con altri soggetti, per questo è impossibile da praticare senza trasgredire ai Dpcm relativi all’emergenza sanitaria. «Le ricerche su Google relative al settore escort sono diminuite in media del -17% nell’ultima settimana di marzo», dicono da Escort Advisor. Alcune escort hanno riconvertito la propria attività, come succede per le industrie. Chi può lavora da casa con le videochat. Anche questa attività è legale, ma non regolamentata.

Cos’è e cosa non è legale

Anche perché, forse è giusto ribadirlo, in Italia la prostituzione è legale. Ovvero, è lecito lo scambio di servizi sessuali per denaro, mentre sono illegali le attività collaterali come il favoreggiamento, lo sfruttamento, l’organizzazione in luoghi chiusi, come i bordelli e il controllo della professione da parte di terzi. Insomma, le escort e le prostitute non possono essere dipendenti di nessuno e nessuno deve ricavare una sorta di profitto dalla loro attività. Per il resto, possono lavorare senza essere perseguite penalmente.

La nullità del contratto di prostituzione

Per quanto riguarda l’assenza di tutele dovute alla mancata regolamentazione della prostituzione, esiste anche un problema dal punto di vista civilistico. Il contratto tra chi si prostituisce e il cliente, sia esso scritto o verbale, è ritenuto nullo. Se il cliente non riceve la prestazione nei termini concordati non può rivalersi in alcun modo sull’escort. D’altro canto, se chi si prostituisce non riceve il pagamento concordato non può rivalersi e chiedere un decreto ingiuntivo al cliente.

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