“Ottimo lavoro, tesoro,” dice l’uomo nudo alla moglie.
Non riescono a staccarsi gli occhi di dosso e io mi sento un po’ esclusa. Dopotutto, sono io che sto facendo del sesso orale a lui, mentre sua moglie si sta occupando di mio marito qui accanto.
Se un anno fa mi avessero detto che sarei riuscita a guardare mio marito farsi fare una fellatio da un’altra donna senza essere gelosa, mi sarei messa a ridere. Sono sempre stata una persona gelosa. Appena mio marito, ma anche qualsiasi mio ex, guarda anche distrattamente una donna attraente, salto su. Le mie scenate di gelosia sono tristemente note.
Nulla mette più a rischio il mio controllo sulla situazione dello scambismo, ma quando come giornalista sono stata invitata in due resort per scambisti a Cancun—Desire Pearl e Desire Riviera Maya—ho subito detto di sì. Volevo una vacanza gratis. E nella mia testa ho subito escluso la possibilità di partecipare attivamente a orge in cui avrei dovuto guardare mio marito dare piacere ad altre donne.
La gelosia non era l’unica paura. In passato ho sofferto di dipendenza dal sesso e dal porno, ne ho scritto moltissimo e nella mia vita sessuale ho spesso fatto scelte terribili. Sebbene la dipendenza si sia placata da quando ho incontrato mio marito, grazie a tanti sforzi e al suo incrollabile supporto, il mio timore era che questa vacanza potesse riaprire la ferita.
“Non possono obbligarci a fare nulla,” ho detto a mio marito (e a me stessa) mentre discutevamo delle nostre preoccupazioni a riguardo. Lasciavamo spesso la bambina dai miei per rilassarci qualche giorno. E allora perché non farlo per andare in un resort per scambisti?
Mio marito era d’accordo con me, e ha aggiunto, “Non ci possono nemmeno obbligare a stare nudi.”
Il Desire resort non si definisce “per scambisti”, ma un luogo “solo per coppie, dove i vestiti non sono obbligatori,” e che comprende anche le coppie cosiddette “vanilla”, come noi, quelle che vanno lì per divertirsi ma non vogliono necessariamente avere rapporti con estranei.
Qualche settimana dopo atterriamo a Cancun sotto una pioggia torrenziale. Al Desire Pearl resort, il personale ci accoglie con calici di champagne e saluti cerimoniosi. Tra le regole del resort la più importante è che “No significa no.” Gli ospiti, inoltre, si impegnano a non fotografare altri avventori e a fare sesso in pubblico solo nelle aree dedicate, come la vasca idromassaggio e la sala dei giochi.
Mentre ci accompagnano alla nostra stanza, tutte le persone dello staff che incontriamo ci salutano cordialmente, mettendo una mano sul cuore e guardandoci dritto negli occhi.
“Insegniamo loro ad avere a che fare con le persone nude, a guardarle negli occhi,” ci spiega Alberto Martinez, general manager del Desire Pearl, quando gli chiediamo come i dipendenti gestiscano la situazione in cui si trovano, circondati da persone nude che fanno sesso sotto gli occhi di tutti. Mi sembra molto difficile che possano riuscire a lavorare con tutte queste distrazioni.
Non appena smette di piovere, io e mio marito ci dirigiamo verso la vasca con acqua riscaldata. Qui iniziamo a guardarci attorno e subito ci rendiamo conto dell’immensa varietà dei clienti. Tra gli ospiti, dai 30 ai 70 anni—principalmente tutti americani bianchi—ci sono fisici slanciati e grassottelli, persone alte e persone basse, piccoli seni naturali e gigantesche protesi in silicone, peni grandi e peni piccoli, vagine nature o completamente depilate.
Con il costume mi sento a disagio, così mi tolgo subito il pezzo sopra e mio marito si sfila i boxer come se non aspettasse altro. È un po’ come tornare bambini senza vergogna, le persone si scrutano a vicenda, si fanno complimenti, scherzano e parlano apertamente delle proprie fantasie. Si parla anche di temi normalissimi, dal lavoro alla vita in città. Sorprendentemente, i clienti del resort—principalmente impiegati e benestanti, essendo una struttura piuttosto costosa—parlano anche molto dei loro figli. Di tutte le coppie che abbiamo incontrato, solo due non hanno figli.
“I vostri figli sanno dove siete?” chiedo a una coppia dell’Ohio.
“Certo,” mi risponde lui. “Anzi, nostra figlia di 16 anni ha scelto la lingerie per la mamma e i costumi sexy per la serata a tema. Tutti a casa sanno dove siamo. Lo diciamo senza problemi a colleghi, amici e parenti. Per come la vediamo noi, se ci sono persone che hanno problemi con il nostro stile di vita, non le vogliamo accanto, tutto qui. Così è molto più semplice.”
Un’altra donna racconta con orgoglio di aver regalato un vibratore alla figlia teenager per Natale, e di averlo trovato poco dopo sotto il suo letto, spacchettato.
Ripenso a mia madre, che mi aveva parlato di sesso solo una volta in tutta la mia adolescenza, indicandomi le parti basse e sentenziando, “Non farti maitoccare da nessuno lì.” Negli anni ho capito molte cose, non solo dai miei genitori e dall’ambiente cattolico in cui sono cresciuta, ma anche dalla TV, dai libri, dalle commedie romantiche e dalle valanghe di canzoni pop sul tema: nessuno rispetta le prostitute, gli uomini tradiscono, le donne piangono e le relazioni sono fragili.
Anche se oggi mi ritengo piuttosto migliorata, alcune reminiscenze del passato mi perseguitano. La gelosia è una di queste, così come il fatto di giudicare le persone che avrei incontrato in questo resort.
Come sarà a successo a molti, prima di arrivare al Desire nella mia testa gli scambisti erano persone strane, un po’ patetiche. Una cosa da coppie di mezza età annoiate dal proprio partner. Probabilmente arrivate lì su insistenza del marito. Ma dopo essere stata al resort e aver parlato con molte persone, mi sono resa conto che mi sbagliavo. Nessuno sembrava annoiato o disinnamorato del proprio partner. Coppie sposate da decenni si baciavano e coccolavano in pubblico come ragazzini. E le donne erano tutt’altro che passive. “Chi prende la decisione di venire qui sono le donne,” mi spiegherà poi Martinez. “Chi accetta di venire è la donna.”
E in effetti, le donne nel resort sembrano più aggressive degli uomini. Quasi tutti i complimenti che ricevo mi vengono fatti da donne—Hai avuto un figlio? Non ci credo!—così come quasi tutti gli inviti espliciti—Voglio baciarti, non riesco a togliermelo di testa. Posso? E mentre gli uomini sono più aperti alla conversazione senza secondi fini, le donne spesso non iniziano nemmeno a parlare se non hanno un interesse sessuale.
“Sarà la sesta volta che veniamo qui,” mi dice un signore del Midwest mentre lasciamo la vasca e ci avviciniamo al bar. La moglie ha degli accessori vistosi attorno ai capezzoli e sta studiando la sala con attenzione. Non sembra interessata a parlare con noi. “La sesta volta,” ripete lui, “e non siamo mai usciti dal resort.” Mi sembra davvero incredibile, soprattutto perché il sito di Chichén Itzá è a pochi chilometri da qui. Hanno davvero passato l’intera vacanza a fare sesso? Quando poi aggiunge che non sono scambisti, lo trovo ancora più strano. “Per noi è solo porno dal vivo,” dice.
Come noi, sono una “coppia vanilla.” Ne incontriamo tante in quei giorni. Un uomo mi dice che lui non è contro all’idea dello scambismo, ma che nessuno si era dimostrato all’altezza degli standard della moglie. La moglie, una donna minuta bionda, non ci degna di uno sguardo. E questo mi fa provare un po’ di insicurezza: Non siamo nemmeno noi alla sua altezza?
“Non lo trovi deludente?” gli chiedo.
Ride. “A volte l’eccitazione della sorpresa, di non sapere se accadrà qualcosa o no, è abbastanza per tutto l’anno. La fantasia spesso può essere molto più soddisfacente della cosa in sé.”
Ovviamente, però, non ci sono solo coppie vanilla. Dopo la prima cena non abbiamo ancora visto nessuno fare sesso e così decidiamo di tornare alla vasca ora che si è fatto buio. Qui assistiamo alla prima orgia pubblica. E nonostante l’avessi letto nella liberatoria, la prima reazione è che sia contro le regole.
“Si può?” chiedo a mio marito sottovoce.
Lui non mi risponde. È troppo impegnato a osservare le dinamiche. Mentre uno dei due uomini del gruppo si scambia di ruolo con la sua compagna, si volta e ci fa cenno con la mano, invitandoci a partecipare.
Guardo mio marito, lui guarda me in attesa che io prenda la decisione—nuotare nell’altra direzione oppure unirci a loro. In quel momento sperimento uno dei concetti principali su cui si basa il Desire resort: decido per entrambi. Nel momento in cui quell’uomo ci ha fatto cenno con la mano, abbiamo smesso di essere una coppia vanilla e siamo diventati scambisti. O almeno io lo sono diventata. Avevo ancora bene in mente la gelosia, e mio marito ne era consapevole. Così tutto quello che ho fatto in quel momento è stato giocare con le altre due donne, mentre gli uomini guardavano e toccavano solo la propria partner.
Finito il divertimento mi libero dal groviglio e tutti insieme ci dirigiamo verso il bar come un gruppo di vecchi amici, ognuna di noi avvinghiata al proprio partner.
“Ciao, sono Ginger,” mi dice una delle donne, porgendomi la mano. “Piacere di conoscerti.”
Nei giorni successivi, come se quella notte avesse fatto scattare qualcosa, io e mio marito iniziamo un gioco, fino a dove ci spingeremo stasera? Prenotiamo un massaggio sensuale in coppia alla spa, dove il mio massaggiatore uomo e la sua massaggiatrice donna ci portano a un passo dall’orgasmo prima di avvicinare i nostri due lettini e lasciarci soli. La sera incontriamo lo stesso gruppetto nella vasca e a un certo punto il gioco si sposta in camera di qualcuno. Qui mio marito palpa il seno di un’altra donna, mentre un altro uomo tocca il mio. Poco dopo, lo guardo ricevere sesso orale da più di una donna, mentre altri uomini si avventurano tra le mie gambe. Nel corso della serata i freni inibitori si allentano, i muri si infrangono ma io e mio marito continuiamo a scambiarci cenni di assenso, per capire se entrambi siamo a nostro agio, e le altre coppie fanno lo stesso.
“Mani e bocca sono OK, giusto?” chiede uno dei mariti.
“Se provi a penetrare un’altra donna ti uccido,” risponde la moglie.
“Tutto bene?” ci chiediamo io e mio marito a turno. “Questo ti va?” La risposta è sempre sì.
La cosa che più mi ha sorpreso mentre guardavo mio marito con altre donne è che non provavo rabbia, risentimento o paura. Forse perché io stavo facendo la stessa cosa. Forse nel mio percorso di guarigione dopo la dipendenza dal sesso sarebbe stato meglio esplorare la mia sessualità, piuttosto che limitarla.
Non abbiamo comunque abbandonato ogni tipo di inibizione, né superato tutti i limiti. Il miglior sesso che ho fatto nella vacanza è stato quello con mio marito, nella nostra stanza d’albergo al riparo da occhi indiscreti, ripensando alle avventure provate durante il giorno.
Al terzo giorno ci spostiamo al Desire Riviera Maya e qui incontriamo un vigile del fuoco e sua moglie al bancone del bar. Scatta subito qualcosa, parliamo della nostra città, del lavoro e dei figli. Loro sono nel giro da anni e quando gli spieghiamo quello che abbiamo fatto negli ultimi giorni ci dicono che si chiama “soft swap.” È un livello sopra la coppia “vanilla”, ma non è ancora il “full swap”: le coppie soft swap fanno tutto tranne la penetrazione. Io e mio marito esprimiamo entrambi la nostra convinzione a continuare così, non abbiamo voglia di andare oltre.
“Ognuno sceglie il proprio stile,” dice la moglie del pompiere. Ha uno sguardo gentile e una voce pacata. Sorride spesso e fa domande attente, la cosa mi piace. Sembra davvero interessata a noi, e da quanto mi dice, questo per lei è molto importante. Non le piace fare sesso con persone da cui non è attratta emotivamente. Il feeling la eccita.
Qualche ora dopo ci siamo scambiate i mariti ed entrambe stiamo dando loro piacere orale. Poi il pompiere chiede, “Vi va di provare con il full swap?” Io non sono ancora venuta, quindi per un attimo ci penso, ma guardo subito mio marito. Lui non dice niente, mi guarda e basta. Ancora una volta, la decisione spetta a me.
Prendo tempo e chiedo: “Avete dei preservativi?”
Loro scuotono la testa. Do un occhio nella stanza—in un posto così dovrebbero esserci preservativi in ogni angolo, al posto delle boccette di shampoo—eppure, non riesco a trovarne nemmeno uno. Guardo persino nel frigorifero, nulla.
Il mio respiro si placa, e sento che l’entusiasmo sta scendendo. Il pompiere e la moglie si avvicinano e si fanno le coccole nel letto, io mi metto tra le braccia di mio marito accanto a loro, ma ormai non mi interessano più.
Lei inizia a raccontare storie su un’altra scambista che conoscono. “A volte dopo che inizi con lo scambismo ti vengono le gelosie più strane,” dice. “Questa nostra amica, ad esempio, è molto bassa e il marito è molto alto. Per anni l’ha guardato fare sesso con tantissime donne senza problemi. Poi una volta, una ragazza in un club scambisti si è dovuta mettere in punta di piedi per baciarlo, e questo l’ha fatta infuriare.” Ride. “Quella era la loro cosa, lei era molto più piccola di lui, era quello che li rendeva speciali, e in quel momento quella donna glielo stava rubando. Non è strano?”
Improvvisamente, i suoi boccoli sul mio cuscino e le sue carezze sul braccio mi danno i nervi. Voglio che se ne vadano immediatamente. Non che mi sia pentita, ma preferisco mio marito a loro e vorrei restare da sola con lui. Avevamo quasi superato il nostro limite ultimo, e ora avevamo bisogno di ritrovare il nostro legame e di parlare apertamente delle nostre sensazioni.
Il sesso non protetto è pericoloso e improvvisamente sono contenta che non ci siano preservativi nella stanza. Con gentilezza dico alla coppia che abbiamo un impegno a cena, loro colgono il suggerimento e iniziano a raccogliere le loro cose.
In passato ho avuto la mia buona dose di sesso occasionale, ma non mi pento di questa serata. Non mi pento di quello che abbiamo fatto, né di quello che non abbiamo fatto in questo viaggio. E poi c’è un motivo ancora più eccitante che mi rende felice di non aver provato il ‘full swap’: così abbiamo ancora qualcosa di nuovo da esplorare per la prossima. E a giudicare da quanto abbiamo parlato della nostra esperienza al resort una volta tornati a casa, credo proprio che ci sarà.
Non è mai sempre facile parlare al pubblico di una Coppia Cuckold, in particolare quando si toccano insieme tutti i tasti del proibito, del socialmente rifiutato e religiosamente perverso.
Ma poichè sappiamo bene che nessuno dentro di se riuscirebbe a vivere seguendo la dottrina del buon costume e del religiosamente corretto, siamo fieri di poter ospitare sul nostro sito Laura che ci ha concesso un’intervista in esclusiva per parlare di Sesso, piacere e condividere con noi le sue fantastiche esperiene, da cui tutti dovremmo prendere spunto per avere una vita sessuale più che soddisfacente.
Se non avete idea di cosa sia una Coppia Cuckold vi invitiamo a leggere anche il seguente articolo:
Ciao Laura e benvenuta su Il Lato Oscuro del Sesso. Intanto ti ringrazio di aver accettato questa intervista e nonostante il successo per il vostro recente libro, tu abbia trovato il tempo di scambiare due chiacciere con noi. Vediamo di presentarvi ai nostri utenti.
Come avete iniziato ?
Abbiamo incominciato con assoluta naturalezza, direi quasi spontaneità, senza svegliarci l’improvviso una mattina per dirci: “proviamo qualcosa di diverso”.
Diciamo che la chiave di volta, per definirla così, è stata quando ho masturbato un uomo in un locale davanti al mio compagno.
Eravamo ancora due ragazzini, ma a lui è piaciuto guardare, osservare le reazioni dell’altro e la cosa – di rimando – ha eccitato anche me.
Da quell’episodio, è stato facile fare tabula rasa di certi pregiudizi borghesi, di tante vergogne nel confessare l’uno all’altra le proprie fantasie erotiche.
Raccontateci le vostre prime esperienze
Gli inizi sono stati un po’ “imbarazzanti”. Nel senso, la ricerca dei locali per scambisti, il mettere annunci nel tentativo di conoscere altri uomini. Col tempo, abbiamo smesso di farci troppe remore, accettando anche gli indecisi e i cosìdetti perditempo.
Certi passaggi si sono sedimentati poi nel tempo.
Mi spiego: si è passati dalla stanza di motel, alle gang organizzate e alle situazioni che più prediligo, ovvero il sesso in luoghi pubblici o fatto comunque in contesti non abitudinari, come i parcheggi o i bagni di certi centri commerciali.
Le Situazioni che prediligete?
Come accennavo prima, ho una vera predilezione per i luoghi all’aperto e i posti pubblici.
Dal mio punto di vista, motel o club privé hanno sempre un qualcosa di “artefatto”, o in ogni caso non danno quell’emozione del poter forse essere scoperti da altri estranei.
Il sesso fatto invece in un parco ha qualcosa invece di più “galeotto”, quasi avventuroso.
E’ la situazione che rende tutto più affascinante e che rende un ricordo incancellabile.
E la situazione più eccitante e divertente?
A memoria, direi una gang organizzata con due squadre di calcetto, nei bagni dello spogliatoio. A parte il freddo iniziale, ricordo il salire dell’adrenalina… e poi tutti quegli uomini nudi, in fila, eccitati, mentre l’unico a guardare e non soddisfarsi era appunto il mio compagno.
..e quella più fallimentare?
Una gita all’idroscalo di Milano. Ho chiesto al mio ragazzo di fare sesso orale con il bull con cui eravamo; nel mentre sono arrivati i vigili. E’ stato molto imbarazzante, soprattutto per lui.
Come vi è venuta l’idea di scrivere un libro che tratta di un’argomento così poco conosciuto e molto mal giudicato dalla “benpensante” opinione pubblica?
Da una parte il voler fare una sorta di bilancio, dopo anni di esperienze, di quanto accaduto: certe particolari situazioni vissute, alcune persone interessanti (e altre molto meno) conosciute proprio come coppia cuckold.
Sono consapevole che altrimenti, la mia\nostra vita arebbe stata molto più “normale”…
Magari il solito gruppo di amici, i colleghi di lavoro, e poco altro; in questo modo – al contrario – abbiamo conosciuto un’umanità variegata, spesso strana, senz’altro fantasiosa come noi.
Poi, devo ammeterlo, c’è anche il piacere “esibizionistico” di farsi leggere (e quindi conoscere) da altri estranei. Un mettersi a nudo totale, senza inibizioni di fronte all’estraneo, al curioso, anche al “benpensante”.
Non hai paura di essere scoperta da colleghi, vicini o parenti e che questo possa pregiudicarne i rapporti interpersonali?
Si, è ovviamente un timore che sussiste. Per questo, cerco di mantenere sempre il massimo anonimato, sia per me stessa che per il mio lui. Solo una volta sono stata “scoperta”, da una persona che mi conosceva di vista, ed è stato innegabilmente imbarazzante.
Cosa cercate adesso, arrivati ai quarant’anni ?
Quando si smette di essere ragazzi, si diviene – nel bene e nel male – meno “avventurosi”, più riflessivi. Non a caso, negli ultimi tempi ho interrotto le mie esperienze e la nostra ricerca di emozioni per farne un libro.
Chi sceglie i Bull con cui devi fare sesso?
Non c’è una regola precisa. In linea di massima preferisco che sia lui a scegliere, ma solo perché questo aumenta il senso di partecipazione, e perché mi eccita che sia il mio compagno a doversi interrogare sul “questo le può piacere o meno”.
Non ci sono “tipologie” di bull che preferisco, o almeno non a priori. Buona parte del piacere consiste nella novità, nella fascinazione del conoscere persone diverse.
Può sembrare banale, si escludono in automatico le persone indecise o all’opposto, quelli che definiamo “esaltati”: quelli che sanno tutto, pensano di sconvolgerti la vita con un battito di ciglia senza aver consapevolezza di relazionarsi ad una coppia stabile.
Un Consiglio alle altre coppie?
Quello di essere disinibite, non aver vergogna di quanto si prova .. e soprattutto DIALOGO .. una coppia che non si parla, non comunica, è destinata ad appassire nella noia …
Conclusioni
Vivere il sesso liberamente, esattamente come lo si desidera, senza quei pregiudizi che ne comprometterebbero il vero significato, è alla base per la realizzazione della felicità di ogni essere umano.
Raccontare le proprie esperienze per trasmettere quelle emozioni uniche che solo una trasgressione intelligente possono dare, è prorio alla base del Libro che Laura ha voluto creare.
Siete pronti a lasciarvi trasportare nel suo mondo e viaggiare con la mente intrisa di voglie e desideri?
Le dimensioni del Pisello per una donna contano? Certo, ma non come un uomo si immagini che sia, perchè lo sappiamo bene quanto i maschietti siano convinti che se l’avessero di 30cm crederebbero di essere più desiderabili.
No no e no!! Le dimensioni contano, ma fino ad una certa misura
le donne gradiscono il pisello medio!!. Sia chiaro, il bananone enorme e turgido è sempre un bel vedere e talvolta anche un bel sentire, ma è un fattore sicuramente secondario che non considera la sua gestione. Chi non sbaverebbe davanti a una fiorentina di 2kg? Si ma poi se la mangiate tutta, tanto bene non ci state.
Insomma il pene deve avere una dimensione media tendente al grande per poterlo chiamare entusiasticamente cazzo, senza dovervi spiegare che senza un uomo empatico ed intelligente, non c’è membro che regga e la misura li veramente non conta più nulla.
La fissa del SUPERCAZZO
Spesso la fissa della lunghezza da superdotato è una prerogativa tutta maschile, specie dell’uomo che si confronta stupidamente con i protagonisti dei film porno, dimenticandosi che quella è pura finzione e che quelli sono atleti che si prendono più farmaci di un cavallo al Palio di Siena.
In realtà una donna ha aspettative molto più realistiche e concrete basate sulla sua esperienza personale, e quindi non sarà delusa se non si trova di fronte una “banana da esposizione”.
Diciamo che se stessimo parlando di motociclette, quella ideale si impenna senza sforzo, si mantiene stabile e non è troppo rapida nel terminare…la benzina. Se poi la cilindrata è grossa, tanto di guadagnato, ma non è quello il principale requisito per fare una goduriosa gita fuori porta.
Sia chiaro: troppo, troppo piccolo, obiettivamente rischia di servire a poco.
Sono saltati fuori paragoni di vita (poco) vissuta con cetriolini sottaceto e contenitori per il pepe, e in quelle situazioni è difficile creare un’intimità davvero soddisfacente.
Ora, tanti uomini si chiedono come si quantifica la misura di un pene piccolo, medio o grosso e se esiste un elenco ufficiale delle misure del pene.
Ma mettendo da parte le statistiche scientifiche vi indico schiettamente il mio parere personale sulle misure giuste: un pene di 13 cm è piccolo, uno di 15 cm è medio, uno di 18 è grande, uno di 22 è molto grande.
Questo specchietto, approvato dalle ragazze, è una semplificazione assolutamente chiara e credo possa essere abbastanza condivisibile.
Diciamo che alcune mie amiche hanno anche detto che pure 5cm va bene, basta che lui sia molto ricco 🙂
Perché un pene molto grande non è il massimo
Dopo aver dato addosso ai cazzetti troppo piccoli, mi pare giusto ora anche sfatare per contro il mito del superdotato col toro nelle mutande, perché non è affatto detto che questo coincida con una prestazione sessuale da sogno, anzi, per mia esperienza è stato quasi sempre il contrario.
Ma lascio le mie considerazioni al termine dell’articolo.
Un pene troppo grande fa male. Non sempre si ha un’eccitazione a mille e non è così semplice accogliere un membro equino o comunque molto dotato. Forse non lo immaginavi, ma la donna che sta con un “super” spesso desidererebbe stare con un “buon medio” ma buon amatore, nella vita quotidiana. Un’amica del gruppo, parlando della sua esperienza con un dotato di colore ha detto: certo, può essere bello da vedere come una scultura d’ebano o come una gustosa barra di cioccolato, ma una volta arrivati ai fatti, se l’uomo che c’è dietro non è un granché, rimane un bell’oggetto d’arte moderna.
Rapporti orali scomodi. Qui oltre alla lunghezza entra in gioco il fattore “circonferenza”, fatto sta che non è assolutamente piacevole praticare un pompàge a un tronco d’albero, tant’è che c’è chi mi ha detto addirittura di avere avuto una lussazione alla mascella, un ricordo che fa ancora male ad anni di distanza!
Bello ma non balla. Spesso i Long John si sentono come i reginetti del liceo e nella loro testa il pensiero è: eccolo, è grosso, cosa altro vuoi di più? Mentre il portatore di piccolo o medio pene è meno pigro quindi si ingegna, si dimena, si industria (e soprattutto…lecca) per dimostrare al mondo tutta la sua abilità di scimpanzè che vuole sentirsi gorilla.
Il diametro conta. Abbiamo appurato che un pene di 28 cm non serve a niente, tanto mica lo devi infilare nel serbatoio di un Audi per fare il pieno. E’ invece assai più importante che sia consistente (ma non eccessivo) a livello di diametro, in modo da dare quella sensazione di “sazietà” che alla fine è il principio del sesso.
Il mio invito quindi è sempre il solito: uomini, specie se siete ampiamente adulti, non fissatevi troppo con le dimensioni del pene.
Prima di quello ci sono tante, tante altre cose su cui lavorare seriamente e che determineranno il vostro successo a livello sessuale ma prima di tutto relazionale.
Abbandonate il righello orsù, e cercate di essere uomini validi e apprezzabili: se inspiegabilmente piacerete davvero a una donna, ogni problema di centimetraggio (a meno che non sia patologico) sarà superabile.
E’ inutile possedere la torre Eiffel se nessuno poi vuole salirci sopra. Meglio avere un simpatico comignolo che tutte cercano per la sua atmosfera calda, rassicurante e scoppiettante. E questo non dipende dal righello mio caro, ma dipende da te!
Considerazioni
Il sesso l’ho scoperto presto e anche in forme piuttosto estreme, al punto che la scopatina occasionale l’ho sempre vista più come uno spuntino che una cena completa da celebrazione.
E di piselli ne ho visti tanti al punto di poter dire la mia su cosa mediamente funziona bene e cosa no.
In primis il famoso “Once you go black you’ll never come back” è una minchiata stratosferica. Mio marito mi organizzò una festicciola a sorpresa con 3 ragazzotti di colore molto ben messi e mi abbandono’ a loro. Intrigante, divertente, ma sul serio, non ho camminato dritta per 3 giorni.
Non è facile avere di nuovo voglia di provarlo.
La situazione che prediligo è con un’altra coppia o con uomini di 40 max 50 anni che sanno giocare, conoscono i tempi sessuali di una donna, sanno farti respirare e capiscono quando è il momento giusto per spingersi oltre, molto oltre, ma per le dimesioni del pisello ho le idee ben chiare sulle dimensioni.
Più che la dimensione giusta è importante il diametro “giusto” diciamo, per importanza, diametro al 70%, dimensione 30%, ovviamente entro i limiti della normalità. Ovvio che se è lungo 2 cm e largo dieci, ci posso giocare a freesbee, ma non farci sesso. Se è in generale troppo largo, fa male quando entra e azzera il piacere.
Mi sento di dire che piselli migliori sono quelli con un pò di panzetta ^^
Se siete una coppia scambista vi sarà sicuramente capitato che in giro, in un centro commerciale, un bar o semplicemente durante una passeggiata, di incrociare lo sguardo di un’altra coppia, un’espressione o un sorriso che potrebbero voler dire “Anche a noi piace farlo, vi va di conoscersi meglio”?
Come ci si può togliere il dubbio che non si sia frainteso il contatto senza rischiare di andare li e scoprire invece che erano testimoni di qualche religione e volevano solo vendervi bibbie? (si mi è successo..)
L’Abbigliamento
Una coppia che pratica lo scambismo ha sempre la propria donna al centro dell’attenzione e il suo vestiario è sicuramente provoante. Sia ben chiaro, ho detto provocante, non per forza da battona da piazzola per camionisti in autogrill.
Tacchi e scarpe che slanciano, decoltè (se presente) non troppo nascosto. Trucco per trasmettere passione e non per aggiustarne solo i difetti. E’ una donna che non si nasconde, si nota e si fa notare.
Lui è comunque un tipo curato, ma non dovete guardarlo per come è vestito, ma se notate compiacimento per il fatto che altri guardino la sua lei, è molto probabile che ci avete preso
Ma non basta…
I gioielli/accessori per scambisti
E’ un modo di comunicare il proprio stato di scambisti non troppo usato in Italia, ma abbiamo conosciuto coppie che utilizzavano anche questo metodo discreto per far capire che “noi ci siamo”.
Uno dei modi piu’ comuni è quello di portare la fede all’anulare della mano destra che sta ad indicare un legame con il proprio marito, ma aperto ad altre persone.
Ci sono poi gli anelli neri, solitamente spessi per essere ben visibili, che se portati da tutti è due possono essere un altro indicatore del proprio stato di coppia aperta.
Infine ci sono gli “SwingerCodes” (Codici per scambisti) che altro non sono che un piccolo logo che indica non solo che si è scambisti, ma anche le proprie preferenze.
Questo disegno viene solitamente messo su un braccialetto o direttamente con un adesivo sulla propria macchia. E’ piuttosto discreto perchè praticamente nessuno al di fuori di questo mondo ne conosce il significato e nel caso si venga beccati da persone non gradite, si può sempre far finta di cascare dal pero.
Esistono poi collanine, braccialetti e cavigliere con l’asso di picche. Nei tarocchi è un simbolo che rappresenta l’amare il gioco d’azzardo, il rischio, l’incognito. Negli scambisti invece indica la disponibilità della propria lei a fare sesso con altri uomini.
In conclusione
Se non siete certi che l’altra coppia si stia approcciando a voi con le sperate cattive intenzioni, non ve la rischiate. Per incontrare le Coppie Scambiste ci sono luoghi appositi come questo sito (L’avete visto il nostro Social?) oppure i Club Privè a loro riservati (vedi mappa). Se siete dei singoli ricordatevi che quasi sempre è la coppia che vi sceglie. Non dico di non proporvi, ma fatelo con la massima gentilezza e cortesia se volete avere una benchè minima possibilità.
Eticamente non si può dire, in particolare perchè siamo in un paese con profonde radici religiose, ma se una professione è molto diffusa è perchè ha molte richieste, e se ne abbiamo tante in Italia è perchè oramai è da considerarsi un lavoro sociamente utile, anche se mal visto da molte “mogli” che hanno paura scatenando, citando De Andrè, “L’ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l’osso”
Non se ne parla molto in giro, eppure c’è una categoria di lavoratori e lavoratrici particolarmente colpiti dalla tempesta economica causata dalla pandemia Coronavirus. Sono gli e le escort italiane, che ricordiamoci non esistono solo di sesso femminile, hanno fatto richiesta del bonus di 600 euro all’Inps.
Come hanno potuto presentare la domanda se si tratta di una categoria professionale che non può versare contribuiti previdenziali? Raccogliendo alcune testimonianze, la prima evidenza è che spesso le escort hanno un doppio lavoro. Questo deriva quasi sempre da esigenze familiari: avendo dei figli a casa e dovendo consegnare, per esempio alle scuole, l’Isee, le accompagnatrici di professione si dedicano a lavori part-time per poter dimostrare di avere un reddito minimo. Quindi, avendo una partita Iva, hanno potuto fare richiesta dei 600 euro all’Inps.
Molte lavorano nella ristorazione o come commesse nei negozi, con i relativi stipendi minimi. Poi, però, si dedicano anche alla professione di escort: c’è chi lo fa per amore di questa professione e chi invece vuole dare migliori opportunità ai figli. Ma quello dell’escort è un lavoro a tutti gli effetti in Italia. Lo dicono i numeri, e lo dice anche il relativo codice Ateco, quello delle altre attività per i servizi alla persona nca 96.09.09.
«È un lavoro autonomo»
Allora bisogna chiedersi perché chi ha chiesto il bonus di 600 euro l’ha fatto attraverso una partita Iva relativa ad altre attività. In Italia esiste un vuoto legislativo sulla professione di escort. La prostituzione, in generale, è un’attività legale, ma non regolamentata. Da questa condizione risulta che le escort potrebbero, anzi dovrebbero versare l’Iva e l’Irpef. Una sentenza della sezione tributaria della Corte di Cassazione del 2016 ha chiarito che i proventi dell’attività di prostituzione non devono essere qualificati quali «redditi di impresa», ma come «redditi diversi derivanti dall’attività di lavoro autonomo non esercitata abitualmente o dalla assunzione di obblighi di fare».
Perché pagare l’Irpef senza avere diritto alla pensione?
Le escort, tuttavia, si chiedono che senso abbia pagare le tasse su quel tipo di lavoro se la professione resta senza tutele e se non è previsto un trattamento pensionistico. Tradotto? Stando alla sentenza sarebbero obbligate a pagare l’Inps attraverso l’Irpef, ma secondo la normativa attuale non percepiranno mai una pensione. Per questo l’impianto legislativo indurrebbe le escort a muoversi in situazioni di lavoro nero. Molte escort ricorrono ad altri metodi di gestione del risparmio per garantirsi una pensione.
Le videochat
Il Coronavirus ha assestato un duro colpo a un settore che si trova ad affrontare una crisi inedita: è un’attività che si basa sull’incontro e sul contatto fisico con altri soggetti, per questo è impossibile da praticare senza trasgredire ai Dpcm relativi all’emergenza sanitaria. «Le ricerche su Google relative al settore escort sono diminuite in media del -17% nell’ultima settimana di marzo», dicono da Escort Advisor. Alcune escort hanno riconvertito la propria attività, come succede per le industrie. Chi può lavora da casa con le videochat. Anche questa attività è legale, ma non regolamentata.
Cos’è e cosa non è legale
Anche perché, forse è giusto ribadirlo, in Italia la prostituzione è legale. Ovvero, è lecito lo scambio di servizi sessuali per denaro, mentre sono illegali le attività collaterali come il favoreggiamento, lo sfruttamento, l’organizzazione in luoghi chiusi, come i bordelli e il controllo della professione da parte di terzi. Insomma, le escort e le prostitute non possono essere dipendenti di nessuno e nessuno deve ricavare una sorta di profitto dalla loro attività. Per il resto, possono lavorare senza essere perseguite penalmente.
La nullità del contratto di prostituzione
Per quanto riguarda l’assenza di tutele dovute alla mancata regolamentazione della prostituzione, esiste anche un problema dal punto di vista civilistico. Il contratto tra chi si prostituisce e il cliente, sia esso scritto o verbale, è ritenuto nullo. Se il cliente non riceve la prestazione nei termini concordati non può rivalersi in alcun modo sull’escort. D’altro canto, se chi si prostituisce non riceve il pagamento concordato non può rivalersi e chiedere un decreto ingiuntivo al cliente.
Commenti recenti