Il maschio medio italiano non ha ricevuto nessuna educazione sessuale strutturata e si basa soltanto sul sentito dire e su quello che ha visto nei film porno. Guardate che non è facile crescere con quell’amico nel bar o pub che millanta di essere uscito a fare una passeggiata e dove una gli si è avvicinato e che, dopo un “Ciao”, già gli stava facendo un pompino.
Lo avranno deriso, preso in giro, nessuno gli avrà creduto, ma poi quando si troverà a dover trovare una strategia di approccio, non avendone mai studiata una, si atterrà al sentito dire come se quella fosse una tattica scientificamente provata, senza avere l’intelligenza di capire che non funziona e non potrebbe mai funzionare.
Oggi vi elencheremo i 5 tipici atteggiamenti SBAGLIATISSIMI dei maschi “italici” all’interno dei social per approcciarsi a qualche femmina, o presunta tale.
Mostrare il cazzo in chat
Avete sentito che si fa, avete letto di quanti prendono in giro quello che lo fanno, ma nonostante questo imperterriti pensate che sia l’arma segreta definitiva che fara mugolare la destinataria della vostra immagine intima e che vi inseguirà fino alla fine del mondo pur di supplicare di darglielo. Tentativi fatti ne mondo usando questa tecnica Milioni, tasso di successo = ZERO .
Sei Bellissima
Capita, da sempre, che quando non si sa cosa scrivere a una persona che ti interessa si possa cadere nel banale, ma bisogna saper pensare (eh…appunto pensare…) al di fuori della convinzione che tu che mi stia scrivendo sia l’unico uomo della terra.
Il problema non è di fatto il “Sei Bellissima” quando spesso manco ci sono foto mie nel profilo, quanto l’assoluta certezza che a una mia risposta seguirà un “Mi mandi foto tue/Ci vediamo?/Ingoi?/Fai le seghe con i piedi?”… quindi quasi mai una donna risponderà a quella frase.
Il “Ciao” ripetuto all’infinito
E’ un saluto e rispondere è cortesia, ma questo non vale sui social in particolare se sei una donna. In caso di risposta nel 99% dei casi si finisce come nel “Sei bellissima”.
Ma se non hai ottenuto risposta, insistere sempre un altro Ciao seguito da un altro a distanza di poche ore/giorni, non fa che farti considerare più fastidioso e disperato di un operatore di call center in cui cerca di farti cambiare compagnia telefonica avendo in mano un’offerta decisamente più svantaggiosa.
Il misterioso reinoltro
Non so se capita anche a voi. Ma io spesso trovo persone che prendono un mio post e poi me lo rimandano come messaggio privato. Nessun commento, nessuna frase. L’unica cosa che ti verrebbe da rispondere è un “Eh… bello eh…” o un “Per fortuna che hai ritrovato il mio post perchè non sapevo dove l’avevo messo e credevo di averlo perso”.
Il trombatore indefesso (ma da spettatore di film porno)
Inizia la frase con un sensuale e accattivante “Bella troietta, ti va di gustare un bananone di 30cm?” .
E’ la versione più disperata di quelli che ti mandano il cazzo in chat, perchè oltre a non avere la minima idea di come funzioni un approccio e di come una donna possa scegliersi un partner, figlio di una cultura sviluppata attraverso solo film porno e rivistine zozze anni 80, è ancora convinto che se un lattaio suoni alla porta, una bella donna debba aprire nuda e rovisti immediatamente il pacco al malcapitato come se non ci fosse un domani.
Mi chiedo se queste persone, che sono convinti che i film porno siano la realtà, credano anche negli Avengers nella stessa misura, sperando che possano convincersi di poter volare lanciandosi da almeno il quarto piano.
“Ottimo lavoro, tesoro,” dice l’uomo nudo alla moglie.
Non riescono a staccarsi gli occhi di dosso e io mi sento un po’ esclusa. Dopotutto, sono io che sto facendo del sesso orale a lui, mentre sua moglie si sta occupando di mio marito qui accanto.
Se un anno fa mi avessero detto che sarei riuscita a guardare mio marito farsi fare una fellatio da un’altra donna senza essere gelosa, mi sarei messa a ridere. Sono sempre stata una persona gelosa. Appena mio marito, ma anche qualsiasi mio ex, guarda anche distrattamente una donna attraente, salto su. Le mie scenate di gelosia sono tristemente note.
Nulla mette più a rischio il mio controllo sulla situazione dello scambismo, ma quando come giornalista sono stata invitata in due resort per scambisti a Cancun—Desire Pearl e Desire Riviera Maya—ho subito detto di sì. Volevo una vacanza gratis. E nella mia testa ho subito escluso la possibilità di partecipare attivamente a orge in cui avrei dovuto guardare mio marito dare piacere ad altre donne.
La gelosia non era l’unica paura. In passato ho sofferto di dipendenza dal sesso e dal porno, ne ho scritto moltissimo e nella mia vita sessuale ho spesso fatto scelte terribili. Sebbene la dipendenza si sia placata da quando ho incontrato mio marito, grazie a tanti sforzi e al suo incrollabile supporto, il mio timore era che questa vacanza potesse riaprire la ferita.
“Non possono obbligarci a fare nulla,” ho detto a mio marito (e a me stessa) mentre discutevamo delle nostre preoccupazioni a riguardo. Lasciavamo spesso la bambina dai miei per rilassarci qualche giorno. E allora perché non farlo per andare in un resort per scambisti?
Mio marito era d’accordo con me, e ha aggiunto, “Non ci possono nemmeno obbligare a stare nudi.”
Il Desire resort non si definisce “per scambisti”, ma un luogo “solo per coppie, dove i vestiti non sono obbligatori,” e che comprende anche le coppie cosiddette “vanilla”, come noi, quelle che vanno lì per divertirsi ma non vogliono necessariamente avere rapporti con estranei.
Qualche settimana dopo atterriamo a Cancun sotto una pioggia torrenziale. Al Desire Pearl resort, il personale ci accoglie con calici di champagne e saluti cerimoniosi. Tra le regole del resort la più importante è che “No significa no.” Gli ospiti, inoltre, si impegnano a non fotografare altri avventori e a fare sesso in pubblico solo nelle aree dedicate, come la vasca idromassaggio e la sala dei giochi.
Mentre ci accompagnano alla nostra stanza, tutte le persone dello staff che incontriamo ci salutano cordialmente, mettendo una mano sul cuore e guardandoci dritto negli occhi.
“Insegniamo loro ad avere a che fare con le persone nude, a guardarle negli occhi,” ci spiega Alberto Martinez, general manager del Desire Pearl, quando gli chiediamo come i dipendenti gestiscano la situazione in cui si trovano, circondati da persone nude che fanno sesso sotto gli occhi di tutti. Mi sembra molto difficile che possano riuscire a lavorare con tutte queste distrazioni.
Non appena smette di piovere, io e mio marito ci dirigiamo verso la vasca con acqua riscaldata. Qui iniziamo a guardarci attorno e subito ci rendiamo conto dell’immensa varietà dei clienti. Tra gli ospiti, dai 30 ai 70 anni—principalmente tutti americani bianchi—ci sono fisici slanciati e grassottelli, persone alte e persone basse, piccoli seni naturali e gigantesche protesi in silicone, peni grandi e peni piccoli, vagine nature o completamente depilate.
Con il costume mi sento a disagio, così mi tolgo subito il pezzo sopra e mio marito si sfila i boxer come se non aspettasse altro. È un po’ come tornare bambini senza vergogna, le persone si scrutano a vicenda, si fanno complimenti, scherzano e parlano apertamente delle proprie fantasie. Si parla anche di temi normalissimi, dal lavoro alla vita in città. Sorprendentemente, i clienti del resort—principalmente impiegati e benestanti, essendo una struttura piuttosto costosa—parlano anche molto dei loro figli. Di tutte le coppie che abbiamo incontrato, solo due non hanno figli.
“I vostri figli sanno dove siete?” chiedo a una coppia dell’Ohio.
“Certo,” mi risponde lui. “Anzi, nostra figlia di 16 anni ha scelto la lingerie per la mamma e i costumi sexy per la serata a tema. Tutti a casa sanno dove siamo. Lo diciamo senza problemi a colleghi, amici e parenti. Per come la vediamo noi, se ci sono persone che hanno problemi con il nostro stile di vita, non le vogliamo accanto, tutto qui. Così è molto più semplice.”
Un’altra donna racconta con orgoglio di aver regalato un vibratore alla figlia teenager per Natale, e di averlo trovato poco dopo sotto il suo letto, spacchettato.
Ripenso a mia madre, che mi aveva parlato di sesso solo una volta in tutta la mia adolescenza, indicandomi le parti basse e sentenziando, “Non farti maitoccare da nessuno lì.” Negli anni ho capito molte cose, non solo dai miei genitori e dall’ambiente cattolico in cui sono cresciuta, ma anche dalla TV, dai libri, dalle commedie romantiche e dalle valanghe di canzoni pop sul tema: nessuno rispetta le prostitute, gli uomini tradiscono, le donne piangono e le relazioni sono fragili.
Anche se oggi mi ritengo piuttosto migliorata, alcune reminiscenze del passato mi perseguitano. La gelosia è una di queste, così come il fatto di giudicare le persone che avrei incontrato in questo resort.
Come sarà a successo a molti, prima di arrivare al Desire nella mia testa gli scambisti erano persone strane, un po’ patetiche. Una cosa da coppie di mezza età annoiate dal proprio partner. Probabilmente arrivate lì su insistenza del marito. Ma dopo essere stata al resort e aver parlato con molte persone, mi sono resa conto che mi sbagliavo. Nessuno sembrava annoiato o disinnamorato del proprio partner. Coppie sposate da decenni si baciavano e coccolavano in pubblico come ragazzini. E le donne erano tutt’altro che passive. “Chi prende la decisione di venire qui sono le donne,” mi spiegherà poi Martinez. “Chi accetta di venire è la donna.”
E in effetti, le donne nel resort sembrano più aggressive degli uomini. Quasi tutti i complimenti che ricevo mi vengono fatti da donne—Hai avuto un figlio? Non ci credo!—così come quasi tutti gli inviti espliciti—Voglio baciarti, non riesco a togliermelo di testa. Posso? E mentre gli uomini sono più aperti alla conversazione senza secondi fini, le donne spesso non iniziano nemmeno a parlare se non hanno un interesse sessuale.
“Sarà la sesta volta che veniamo qui,” mi dice un signore del Midwest mentre lasciamo la vasca e ci avviciniamo al bar. La moglie ha degli accessori vistosi attorno ai capezzoli e sta studiando la sala con attenzione. Non sembra interessata a parlare con noi. “La sesta volta,” ripete lui, “e non siamo mai usciti dal resort.” Mi sembra davvero incredibile, soprattutto perché il sito di Chichén Itzá è a pochi chilometri da qui. Hanno davvero passato l’intera vacanza a fare sesso? Quando poi aggiunge che non sono scambisti, lo trovo ancora più strano. “Per noi è solo porno dal vivo,” dice.
Come noi, sono una “coppia vanilla.” Ne incontriamo tante in quei giorni. Un uomo mi dice che lui non è contro all’idea dello scambismo, ma che nessuno si era dimostrato all’altezza degli standard della moglie. La moglie, una donna minuta bionda, non ci degna di uno sguardo. E questo mi fa provare un po’ di insicurezza: Non siamo nemmeno noi alla sua altezza?
“Non lo trovi deludente?” gli chiedo.
Ride. “A volte l’eccitazione della sorpresa, di non sapere se accadrà qualcosa o no, è abbastanza per tutto l’anno. La fantasia spesso può essere molto più soddisfacente della cosa in sé.”
Ovviamente, però, non ci sono solo coppie vanilla. Dopo la prima cena non abbiamo ancora visto nessuno fare sesso e così decidiamo di tornare alla vasca ora che si è fatto buio. Qui assistiamo alla prima orgia pubblica. E nonostante l’avessi letto nella liberatoria, la prima reazione è che sia contro le regole.
“Si può?” chiedo a mio marito sottovoce.
Lui non mi risponde. È troppo impegnato a osservare le dinamiche. Mentre uno dei due uomini del gruppo si scambia di ruolo con la sua compagna, si volta e ci fa cenno con la mano, invitandoci a partecipare.
Guardo mio marito, lui guarda me in attesa che io prenda la decisione—nuotare nell’altra direzione oppure unirci a loro. In quel momento sperimento uno dei concetti principali su cui si basa il Desire resort: decido per entrambi. Nel momento in cui quell’uomo ci ha fatto cenno con la mano, abbiamo smesso di essere una coppia vanilla e siamo diventati scambisti. O almeno io lo sono diventata. Avevo ancora bene in mente la gelosia, e mio marito ne era consapevole. Così tutto quello che ho fatto in quel momento è stato giocare con le altre due donne, mentre gli uomini guardavano e toccavano solo la propria partner.
Finito il divertimento mi libero dal groviglio e tutti insieme ci dirigiamo verso il bar come un gruppo di vecchi amici, ognuna di noi avvinghiata al proprio partner.
“Ciao, sono Ginger,” mi dice una delle donne, porgendomi la mano. “Piacere di conoscerti.”
Nei giorni successivi, come se quella notte avesse fatto scattare qualcosa, io e mio marito iniziamo un gioco, fino a dove ci spingeremo stasera? Prenotiamo un massaggio sensuale in coppia alla spa, dove il mio massaggiatore uomo e la sua massaggiatrice donna ci portano a un passo dall’orgasmo prima di avvicinare i nostri due lettini e lasciarci soli. La sera incontriamo lo stesso gruppetto nella vasca e a un certo punto il gioco si sposta in camera di qualcuno. Qui mio marito palpa il seno di un’altra donna, mentre un altro uomo tocca il mio. Poco dopo, lo guardo ricevere sesso orale da più di una donna, mentre altri uomini si avventurano tra le mie gambe. Nel corso della serata i freni inibitori si allentano, i muri si infrangono ma io e mio marito continuiamo a scambiarci cenni di assenso, per capire se entrambi siamo a nostro agio, e le altre coppie fanno lo stesso.
“Mani e bocca sono OK, giusto?” chiede uno dei mariti.
“Se provi a penetrare un’altra donna ti uccido,” risponde la moglie.
“Tutto bene?” ci chiediamo io e mio marito a turno. “Questo ti va?” La risposta è sempre sì.
La cosa che più mi ha sorpreso mentre guardavo mio marito con altre donne è che non provavo rabbia, risentimento o paura. Forse perché io stavo facendo la stessa cosa. Forse nel mio percorso di guarigione dopo la dipendenza dal sesso sarebbe stato meglio esplorare la mia sessualità, piuttosto che limitarla.
Non abbiamo comunque abbandonato ogni tipo di inibizione, né superato tutti i limiti. Il miglior sesso che ho fatto nella vacanza è stato quello con mio marito, nella nostra stanza d’albergo al riparo da occhi indiscreti, ripensando alle avventure provate durante il giorno.
Al terzo giorno ci spostiamo al Desire Riviera Maya e qui incontriamo un vigile del fuoco e sua moglie al bancone del bar. Scatta subito qualcosa, parliamo della nostra città, del lavoro e dei figli. Loro sono nel giro da anni e quando gli spieghiamo quello che abbiamo fatto negli ultimi giorni ci dicono che si chiama “soft swap.” È un livello sopra la coppia “vanilla”, ma non è ancora il “full swap”: le coppie soft swap fanno tutto tranne la penetrazione. Io e mio marito esprimiamo entrambi la nostra convinzione a continuare così, non abbiamo voglia di andare oltre.
“Ognuno sceglie il proprio stile,” dice la moglie del pompiere. Ha uno sguardo gentile e una voce pacata. Sorride spesso e fa domande attente, la cosa mi piace. Sembra davvero interessata a noi, e da quanto mi dice, questo per lei è molto importante. Non le piace fare sesso con persone da cui non è attratta emotivamente. Il feeling la eccita.
Qualche ora dopo ci siamo scambiate i mariti ed entrambe stiamo dando loro piacere orale. Poi il pompiere chiede, “Vi va di provare con il full swap?” Io non sono ancora venuta, quindi per un attimo ci penso, ma guardo subito mio marito. Lui non dice niente, mi guarda e basta. Ancora una volta, la decisione spetta a me.
Prendo tempo e chiedo: “Avete dei preservativi?”
Loro scuotono la testa. Do un occhio nella stanza—in un posto così dovrebbero esserci preservativi in ogni angolo, al posto delle boccette di shampoo—eppure, non riesco a trovarne nemmeno uno. Guardo persino nel frigorifero, nulla.
Il mio respiro si placa, e sento che l’entusiasmo sta scendendo. Il pompiere e la moglie si avvicinano e si fanno le coccole nel letto, io mi metto tra le braccia di mio marito accanto a loro, ma ormai non mi interessano più.
Lei inizia a raccontare storie su un’altra scambista che conoscono. “A volte dopo che inizi con lo scambismo ti vengono le gelosie più strane,” dice. “Questa nostra amica, ad esempio, è molto bassa e il marito è molto alto. Per anni l’ha guardato fare sesso con tantissime donne senza problemi. Poi una volta, una ragazza in un club scambisti si è dovuta mettere in punta di piedi per baciarlo, e questo l’ha fatta infuriare.” Ride. “Quella era la loro cosa, lei era molto più piccola di lui, era quello che li rendeva speciali, e in quel momento quella donna glielo stava rubando. Non è strano?”
Improvvisamente, i suoi boccoli sul mio cuscino e le sue carezze sul braccio mi danno i nervi. Voglio che se ne vadano immediatamente. Non che mi sia pentita, ma preferisco mio marito a loro e vorrei restare da sola con lui. Avevamo quasi superato il nostro limite ultimo, e ora avevamo bisogno di ritrovare il nostro legame e di parlare apertamente delle nostre sensazioni.
Il sesso non protetto è pericoloso e improvvisamente sono contenta che non ci siano preservativi nella stanza. Con gentilezza dico alla coppia che abbiamo un impegno a cena, loro colgono il suggerimento e iniziano a raccogliere le loro cose.
In passato ho avuto la mia buona dose di sesso occasionale, ma non mi pento di questa serata. Non mi pento di quello che abbiamo fatto, né di quello che non abbiamo fatto in questo viaggio. E poi c’è un motivo ancora più eccitante che mi rende felice di non aver provato il ‘full swap’: così abbiamo ancora qualcosa di nuovo da esplorare per la prossima. E a giudicare da quanto abbiamo parlato della nostra esperienza al resort una volta tornati a casa, credo proprio che ci sarà.
Non è mai sempre facile parlare al pubblico di una Coppia Cuckold, in particolare quando si toccano insieme tutti i tasti del proibito, del socialmente rifiutato e religiosamente perverso.
Ma poichè sappiamo bene che nessuno dentro di se riuscirebbe a vivere seguendo la dottrina del buon costume e del religiosamente corretto, siamo fieri di poter ospitare sul nostro sito Laura che ci ha concesso un’intervista in esclusiva per parlare di Sesso, piacere e condividere con noi le sue fantastiche esperiene, da cui tutti dovremmo prendere spunto per avere una vita sessuale più che soddisfacente.
Se non avete idea di cosa sia una Coppia Cuckold vi invitiamo a leggere anche il seguente articolo:
Ciao Laura e benvenuta su Il Lato Oscuro del Sesso. Intanto ti ringrazio di aver accettato questa intervista e nonostante il successo per il vostro recente libro, tu abbia trovato il tempo di scambiare due chiacciere con noi. Vediamo di presentarvi ai nostri utenti.
Come avete iniziato ?
Abbiamo incominciato con assoluta naturalezza, direi quasi spontaneità, senza svegliarci l’improvviso una mattina per dirci: “proviamo qualcosa di diverso”.
Diciamo che la chiave di volta, per definirla così, è stata quando ho masturbato un uomo in un locale davanti al mio compagno.
Eravamo ancora due ragazzini, ma a lui è piaciuto guardare, osservare le reazioni dell’altro e la cosa – di rimando – ha eccitato anche me.
Da quell’episodio, è stato facile fare tabula rasa di certi pregiudizi borghesi, di tante vergogne nel confessare l’uno all’altra le proprie fantasie erotiche.
Raccontateci le vostre prime esperienze
Gli inizi sono stati un po’ “imbarazzanti”. Nel senso, la ricerca dei locali per scambisti, il mettere annunci nel tentativo di conoscere altri uomini. Col tempo, abbiamo smesso di farci troppe remore, accettando anche gli indecisi e i cosìdetti perditempo.
Certi passaggi si sono sedimentati poi nel tempo.
Mi spiego: si è passati dalla stanza di motel, alle gang organizzate e alle situazioni che più prediligo, ovvero il sesso in luoghi pubblici o fatto comunque in contesti non abitudinari, come i parcheggi o i bagni di certi centri commerciali.
Le Situazioni che prediligete?
Come accennavo prima, ho una vera predilezione per i luoghi all’aperto e i posti pubblici.
Dal mio punto di vista, motel o club privé hanno sempre un qualcosa di “artefatto”, o in ogni caso non danno quell’emozione del poter forse essere scoperti da altri estranei.
Il sesso fatto invece in un parco ha qualcosa invece di più “galeotto”, quasi avventuroso.
E’ la situazione che rende tutto più affascinante e che rende un ricordo incancellabile.
E la situazione più eccitante e divertente?
A memoria, direi una gang organizzata con due squadre di calcetto, nei bagni dello spogliatoio. A parte il freddo iniziale, ricordo il salire dell’adrenalina… e poi tutti quegli uomini nudi, in fila, eccitati, mentre l’unico a guardare e non soddisfarsi era appunto il mio compagno.
..e quella più fallimentare?
Una gita all’idroscalo di Milano. Ho chiesto al mio ragazzo di fare sesso orale con il bull con cui eravamo; nel mentre sono arrivati i vigili. E’ stato molto imbarazzante, soprattutto per lui.
Come vi è venuta l’idea di scrivere un libro che tratta di un’argomento così poco conosciuto e molto mal giudicato dalla “benpensante” opinione pubblica?
Da una parte il voler fare una sorta di bilancio, dopo anni di esperienze, di quanto accaduto: certe particolari situazioni vissute, alcune persone interessanti (e altre molto meno) conosciute proprio come coppia cuckold.
Sono consapevole che altrimenti, la mia\nostra vita arebbe stata molto più “normale”…
Magari il solito gruppo di amici, i colleghi di lavoro, e poco altro; in questo modo – al contrario – abbiamo conosciuto un’umanità variegata, spesso strana, senz’altro fantasiosa come noi.
Poi, devo ammeterlo, c’è anche il piacere “esibizionistico” di farsi leggere (e quindi conoscere) da altri estranei. Un mettersi a nudo totale, senza inibizioni di fronte all’estraneo, al curioso, anche al “benpensante”.
Non hai paura di essere scoperta da colleghi, vicini o parenti e che questo possa pregiudicarne i rapporti interpersonali?
Si, è ovviamente un timore che sussiste. Per questo, cerco di mantenere sempre il massimo anonimato, sia per me stessa che per il mio lui. Solo una volta sono stata “scoperta”, da una persona che mi conosceva di vista, ed è stato innegabilmente imbarazzante.
Cosa cercate adesso, arrivati ai quarant’anni ?
Quando si smette di essere ragazzi, si diviene – nel bene e nel male – meno “avventurosi”, più riflessivi. Non a caso, negli ultimi tempi ho interrotto le mie esperienze e la nostra ricerca di emozioni per farne un libro.
Chi sceglie i Bull con cui devi fare sesso?
Non c’è una regola precisa. In linea di massima preferisco che sia lui a scegliere, ma solo perché questo aumenta il senso di partecipazione, e perché mi eccita che sia il mio compagno a doversi interrogare sul “questo le può piacere o meno”.
Non ci sono “tipologie” di bull che preferisco, o almeno non a priori. Buona parte del piacere consiste nella novità, nella fascinazione del conoscere persone diverse.
Può sembrare banale, si escludono in automatico le persone indecise o all’opposto, quelli che definiamo “esaltati”: quelli che sanno tutto, pensano di sconvolgerti la vita con un battito di ciglia senza aver consapevolezza di relazionarsi ad una coppia stabile.
Un Consiglio alle altre coppie?
Quello di essere disinibite, non aver vergogna di quanto si prova .. e soprattutto DIALOGO .. una coppia che non si parla, non comunica, è destinata ad appassire nella noia …
Conclusioni
Vivere il sesso liberamente, esattamente come lo si desidera, senza quei pregiudizi che ne comprometterebbero il vero significato, è alla base per la realizzazione della felicità di ogni essere umano.
Raccontare le proprie esperienze per trasmettere quelle emozioni uniche che solo una trasgressione intelligente possono dare, è prorio alla base del Libro che Laura ha voluto creare.
Siete pronti a lasciarvi trasportare nel suo mondo e viaggiare con la mente intrisa di voglie e desideri?
Le dimensioni del Pisello per una donna contano? Certo, ma non come un uomo si immagini che sia, perchè lo sappiamo bene quanto i maschietti siano convinti che se l’avessero di 30cm crederebbero di essere più desiderabili.
No no e no!! Le dimensioni contano, ma fino ad una certa misura
le donne gradiscono il pisello medio!!. Sia chiaro, il bananone enorme e turgido è sempre un bel vedere e talvolta anche un bel sentire, ma è un fattore sicuramente secondario che non considera la sua gestione. Chi non sbaverebbe davanti a una fiorentina di 2kg? Si ma poi se la mangiate tutta, tanto bene non ci state.
Insomma il pene deve avere una dimensione media tendente al grande per poterlo chiamare entusiasticamente cazzo, senza dovervi spiegare che senza un uomo empatico ed intelligente, non c’è membro che regga e la misura li veramente non conta più nulla.
La fissa del SUPERCAZZO
Spesso la fissa della lunghezza da superdotato è una prerogativa tutta maschile, specie dell’uomo che si confronta stupidamente con i protagonisti dei film porno, dimenticandosi che quella è pura finzione e che quelli sono atleti che si prendono più farmaci di un cavallo al Palio di Siena.
In realtà una donna ha aspettative molto più realistiche e concrete basate sulla sua esperienza personale, e quindi non sarà delusa se non si trova di fronte una “banana da esposizione”.
Diciamo che se stessimo parlando di motociclette, quella ideale si impenna senza sforzo, si mantiene stabile e non è troppo rapida nel terminare…la benzina. Se poi la cilindrata è grossa, tanto di guadagnato, ma non è quello il principale requisito per fare una goduriosa gita fuori porta.
Sia chiaro: troppo, troppo piccolo, obiettivamente rischia di servire a poco.
Sono saltati fuori paragoni di vita (poco) vissuta con cetriolini sottaceto e contenitori per il pepe, e in quelle situazioni è difficile creare un’intimità davvero soddisfacente.
Ora, tanti uomini si chiedono come si quantifica la misura di un pene piccolo, medio o grosso e se esiste un elenco ufficiale delle misure del pene.
Ma mettendo da parte le statistiche scientifiche vi indico schiettamente il mio parere personale sulle misure giuste: un pene di 13 cm è piccolo, uno di 15 cm è medio, uno di 18 è grande, uno di 22 è molto grande.
Questo specchietto, approvato dalle ragazze, è una semplificazione assolutamente chiara e credo possa essere abbastanza condivisibile.
Diciamo che alcune mie amiche hanno anche detto che pure 5cm va bene, basta che lui sia molto ricco 🙂
Perché un pene molto grande non è il massimo
Dopo aver dato addosso ai cazzetti troppo piccoli, mi pare giusto ora anche sfatare per contro il mito del superdotato col toro nelle mutande, perché non è affatto detto che questo coincida con una prestazione sessuale da sogno, anzi, per mia esperienza è stato quasi sempre il contrario.
Ma lascio le mie considerazioni al termine dell’articolo.
Un pene troppo grande fa male. Non sempre si ha un’eccitazione a mille e non è così semplice accogliere un membro equino o comunque molto dotato. Forse non lo immaginavi, ma la donna che sta con un “super” spesso desidererebbe stare con un “buon medio” ma buon amatore, nella vita quotidiana. Un’amica del gruppo, parlando della sua esperienza con un dotato di colore ha detto: certo, può essere bello da vedere come una scultura d’ebano o come una gustosa barra di cioccolato, ma una volta arrivati ai fatti, se l’uomo che c’è dietro non è un granché, rimane un bell’oggetto d’arte moderna.
Rapporti orali scomodi. Qui oltre alla lunghezza entra in gioco il fattore “circonferenza”, fatto sta che non è assolutamente piacevole praticare un pompàge a un tronco d’albero, tant’è che c’è chi mi ha detto addirittura di avere avuto una lussazione alla mascella, un ricordo che fa ancora male ad anni di distanza!
Bello ma non balla. Spesso i Long John si sentono come i reginetti del liceo e nella loro testa il pensiero è: eccolo, è grosso, cosa altro vuoi di più? Mentre il portatore di piccolo o medio pene è meno pigro quindi si ingegna, si dimena, si industria (e soprattutto…lecca) per dimostrare al mondo tutta la sua abilità di scimpanzè che vuole sentirsi gorilla.
Il diametro conta. Abbiamo appurato che un pene di 28 cm non serve a niente, tanto mica lo devi infilare nel serbatoio di un Audi per fare il pieno. E’ invece assai più importante che sia consistente (ma non eccessivo) a livello di diametro, in modo da dare quella sensazione di “sazietà” che alla fine è il principio del sesso.
Il mio invito quindi è sempre il solito: uomini, specie se siete ampiamente adulti, non fissatevi troppo con le dimensioni del pene.
Prima di quello ci sono tante, tante altre cose su cui lavorare seriamente e che determineranno il vostro successo a livello sessuale ma prima di tutto relazionale.
Abbandonate il righello orsù, e cercate di essere uomini validi e apprezzabili: se inspiegabilmente piacerete davvero a una donna, ogni problema di centimetraggio (a meno che non sia patologico) sarà superabile.
E’ inutile possedere la torre Eiffel se nessuno poi vuole salirci sopra. Meglio avere un simpatico comignolo che tutte cercano per la sua atmosfera calda, rassicurante e scoppiettante. E questo non dipende dal righello mio caro, ma dipende da te!
Considerazioni
Il sesso l’ho scoperto presto e anche in forme piuttosto estreme, al punto che la scopatina occasionale l’ho sempre vista più come uno spuntino che una cena completa da celebrazione.
E di piselli ne ho visti tanti al punto di poter dire la mia su cosa mediamente funziona bene e cosa no.
In primis il famoso “Once you go black you’ll never come back” è una minchiata stratosferica. Mio marito mi organizzò una festicciola a sorpresa con 3 ragazzotti di colore molto ben messi e mi abbandono’ a loro. Intrigante, divertente, ma sul serio, non ho camminato dritta per 3 giorni.
Non è facile avere di nuovo voglia di provarlo.
La situazione che prediligo è con un’altra coppia o con uomini di 40 max 50 anni che sanno giocare, conoscono i tempi sessuali di una donna, sanno farti respirare e capiscono quando è il momento giusto per spingersi oltre, molto oltre, ma per le dimesioni del pisello ho le idee ben chiare sulle dimensioni.
Più che la dimensione giusta è importante il diametro “giusto” diciamo, per importanza, diametro al 70%, dimensione 30%, ovviamente entro i limiti della normalità. Ovvio che se è lungo 2 cm e largo dieci, ci posso giocare a freesbee, ma non farci sesso. Se è in generale troppo largo, fa male quando entra e azzera il piacere.
Mi sento di dire che piselli migliori sono quelli con un pò di panzetta ^^
Poco credo al fatto che i “Millenials” non abbiano idea di cosa sia Colpo Grosso e che non ne abbiano mai sentito parlare. Come Dante ha dato impulso alla lingua Italiana, come Meucci ha fatto si che oggi abbiate tutti un telefono, e sono argomenti che si studiano anche se sono di epoche lontane e passate, così bisognerebbe fare per questa trasmissione degli anni 80 !
L’OMBELICO (del nonno.. cit)
Probabilmente molti non sanno come fu possibile il successo di Raffaella Carrà, una mediocre (a dir poco) ballerina, una pessima cantante, un visto non proprio da modella internazionale. Semplice.. Fu la prima donna a far vedere L’OMBELICO in televisione e tanto basto per sentire riecheggiare ululati in tutta la penisola.
Questo dovrebbe farvi capire quanto la repressione, la censura, non permettesse che in TV potesse passare qualsiasi cosa che fosse interpretabile come contenente contenuti sessuali espliciti.
Ed Esplicito per l’epoca era anche solo un ginocchio scoperto o una scollatura sotto il collo.
L’unico modo per sopravvivere era quello di riuscire a recuperare in qualche modo le prime cassette con film porno e riviste erotiche. Ne abbiamo già parlato qui in Le più famose riviste porno anni 70/80
E dal nulla, improvvisamente su un canale private, arrivò una trasmissione pensata e realizzata da un’improbabile personaggio (Umberto Smaila) che non era assolutamente sconosciuto, ma un comico famoso per aver fatto parte de “I Gatti di Vicolo Miracoli”
Andata in onda per 5 stagioni dal 1987 al 1992 in seconda serata sulla rete syndication Italia 7 (nell’ultima edizione fu condotta da Maurizia Paradiso, la regina delle televendite di vhs porno) si svolgeva in uno studio arredato con uno stile che ricordava un casinò e i concorrenti (un uomo e una donna) gareggiavano in scommesse e giochi alla roulette.
Le fiches (i gettoni eh… quelli per giocare al casinò) iniziali per ciascun giocatore venivano decise da un tiro dello stesso alla slot machine, la quale conteneva 7 simboli raffiguranti una parte del corpo alla quale era attribuito un diverso valore (in ordine crescente: piede, mano, occhio, bocca, gamba, seno, sedere).
Le vincite, che potevano essere raddoppiate nel caso in cui il concorrente rispondesse correttamente a delle domande poste dal conduttore, venivano poi utilizzate per far togliere i vestiti alle mascherine (quattro uomini e quattro donne mascherati). mentre in caso di numero insufficiente di fiche con cui giocare, gli stessi concorrenti potevano spogliarsi per incrementare il loro patrimonio.
Lo scopo del gioco era di spogliare completamente tutte le mascherine (l’ultimo pezzo di vestito che queste si toglievano era proprio la maschera sugli occhi(Mascherina che sparì del tutto dalla seconda stagione) e fare il cosiddetto “colpo grosso”, vincendo l’intero montepremi.
Il concorrente che realizzava la maggiore vincita, ma non il “colpo grosso”, aveva la possibilità di rimanere come campione in carica per la puntata successiva.
Tutto era assolutamente incentrato sulle ragazze che accompagnavano la trasmissione con una famosa canzoncina e un balletto anche perchè, bisogna dirlo, le concorrenti che erano evidentemente delle performer, raramente avevano una bellezza accettabile.
Le ragazze Cin Cin
Come abbiamo detto prima, erano praticamente la colonna portante della trasmissione, insomma erano quel “porno” che mancava veramente a tutti, sempre ovviamente rapportato all’epoca in cui la trasmissione si deve rapportare.
L’introduzione delle Ragazze Cin Cin nella stagione 1989/90 fu l’elemento che contribuì più di ogni altro al successo della trasmissione. Sette ragazze da sogno, una canzoncina accattivante, costumi super sexy e coloratissimi, e il tema dei 7 frutti Ananas, Mirtillo, Mandarino, Fragola, Ciliegia, Kiwi e Limone che andavano a comporre 7 diversi cocktails coi quali “brindare alla fortuna”, hanno fatto schizzare alle stelle gli indici di ascolto (e turbato il sonno di molti adolescenti di allora)
Parte delle ragazze presenti nello show avevano già esperienze nel mondo della fotografia glamour o erotica. In alcuni casi ragazze che si erano presentate come concorrenti venivano poi assunte nel programma come spogliarelliste e a loro volta alcune spogliarelliste venivano promosse a ragazze Cin Cin.
Alcune delle spogliarelliste e delle ragazze Cin Cin hanno poi continuato la carriera nel mondo dello spettacolo o sono comunque entrate a far parte del cosiddetto star-system.
Le ragazze olandesi la facevano da padrone, con ben 4 ragazze su 7 (Angelique, Jacqueline, Esther e Amy). Le altre erano l’italiana Nadia, la franco-jugoslava Natasha e la tedesca Stella. Nella seconda parte della stagione, 4 ragazze furono sostituite da altre.
Non si sa se questa fosse una scelta prevista già all’inizio o se sia stata presa la decisione nel corso della programmazione.
C’è da dire che il successo internazionale della trasmissione sottoponeva le Cin Cin a un superlavoro, dovevano infatti girare anche tutte le serie per l’estero (Spagna, Germania), mentre ovviamente i presentatori cambiavano.
Può darsi che alcune ragazze abbiano deciso di non partecipare più a tutte le versioni, da cui probabilmente la sostituzione, ma questa è solo un’ipotesi.
Qui consideriamo in dettaglio solo le prime “mitiche” Ragazze Cin Cin, quelle che comparivano in tutti i jingles fin oltre metà stagione e nella sigla iniziale.
Nella stagione successiva furono introdotte altre ragazze, spesso delle Eurogirls viste nella 3ª stagione. A quel punto il ventaglio delle possibili ragazze cin cin era molto ampio, e a volte si poteva sostituire temporaneamente una cin cin con un’altra ragazza del cast.
Al contrario, nella prima metà della terza stagione è stata registrata qualche puntata con solo 6 Ragazze Cin Cin invece di 7 per una temporanea indisposizione (influenza come affermato da Smaila in trasmissione) di Amy, la ragazza Ciliegia.
La Sigla e le ragazze Cin Cin
In tutti i prodotti televisivi di successo, che siano film o programmi generici, la Sigla la fa da padrone. Deve rimanere in testa, essere semplice, orecchiabile e ricantabile.
La percentuale di successo, e in fondo Smaila un musicista lo è, è stata del 100%.
Come fate ancora oggi a non canticchiarla? E’ “BELLIFFIIMMA”
Sigla Colpo Grosso del 1990-1991 ( Versione Spagnola)
¡Ay que Calor!
La versione spagnola era decisamente più spinta di quella italiana. Le ragazze partivano già spogliate e , fatemelo dire, erano mediamente anche molto più carine delle equivalenti italiane
Curiosità
Gli spogliarelli e la nascita del Millionaire
Ma come è nata l’idea di fare uno spettacolo strutturato come un gioco in cui le donne perdendo (e perdevano sempre guarda un pò) alla fine si ritrovavano nude? Di Smaila e la sua vita privata si sa poco, ma anche il giusto. Uomo che ha sempre amato le donne, le feste e gli ambienti ricchi alternativi.
In poche parole non ha mai disdegnato di partecipare a feste di scambisti dove, spesso, per ravvivare le serate si usavano questi giochi per scaldare un pò l’ambiente. E non solo..
Molte dell ragazze Cin Cin del suo team erano spesso richieste per privatissimi party nella Milano ricca e da potentissimi personaggi. Il colpo di genio fu di associare l’idea dell’apertura di un locale super vip alla presenza costante di donne diventate famose grazie alla televisione. Ecco a voi il Milionaire.
Lo sponsor panto
Se voi foste un capo di un’azienda e vi venissero a chiedere di sponsorizzare una trasmissione che sarà assolutamente vietata, disgustosa per il comune senso del pudore, fortemente attaccata dai media e dalla chiesa, voi accettereste mai di metterci il nome della vostra azienda come sponsor?
Dissero tutti di no, tranne un ex-artigiano che mettendo il logo della sua azienda PANTO, decuplicò il fatturato nel giro di due anni e divenne in Italia un marchio famoso quanto quello della Coca-Cola. La famosa Fiches Panto con cui si poteva fare quello che si voleva alla malcapitata. Un Successo strepitoso per l’epoca. Meno fortunata negli anni successivi che portatono al fallimento dell’azienda nel 2013
Il successo internazionale
Nel 1990 furono concessi i diritti di marchio e trasmissione sia in Spagna che in Germania avendo un incredibile successo, tanto di poter dire tranquillamente che, le belle donne mezze nude in Europa, cari miei,, le abbiamo portate noi italiani!!
C’era una volta un’epoca dove non bastava aprire un browser e digitare in un motore di ricerca la parola “Donne nude” per vedere un pò di corpi femminili. C’era una volta un periodo in cui non si potevano reperire filmini porno come oggi e che l’unico supporto esistente erano le cassette vhs e le riviste porno.
Provate a pensare quando per comprare una rivista porno bisognava recarsi dal giornalaio, che magari ti conosce pure, e chiedergli “E’ uscito il nuovo Ragazzine Porche alla riscossa?”. Se provate pudore solo a pensare di farlo adesso, immaginate come poteva essere negli anni 70/80 quando mostrare mezza tetta (senza capezzoli) in tv era considerato ancora un mezzo reato.
Eppure un’intera generazione è cresciuta grazie a queste riviste che ancora oggi (basta vedere ebay) hanno un valore niente male e che vengono rivenduti come cimeli da collezionisti. Certo oggi, nell’epoca delle donne da copertina perfette grazie alla chirurgia e photoshop, potrebbero non esserci confronti, ma la semplicità di quelle storie e di quelle bellezze, non dovrebbe mai essere dimenticata.
Ecco a voi un primo elenco delle riviste piu’ famose che hanno fatto la fortuna di molti oculisti negli anni successivi per il sesso maschile (e non solo….)
Se vuoi vedere i commenti degli utenti, partecipare, e magari qualche pagina inedita sul tema di queste riviste, scrivi nei commenti alla fine dell’articolo. Amiamo parlarne !
SUPERSEX Rivista per adulti (1977/1997)
Supersex era una rivista di fotoromanzi “particolari” e del suo personaggio principale, Supersex, interpretato da Gabriel Pontello. La rivista è nata in Francia, ma è stata riproposta, con buon successo di vendite, anche in Italia
Se avete mai letto questa rivista conoscerete sicuramente la celeberrima frase “Ifix Tchen Tchen” ?
LE ORE Rivista per adulti (1977/1996)
La testata nasce negli anni ’50 come rivista specializzata nella critica cinematografica, ben lontana dalla natura hot che la renderà famosa ma comunque già concentrata sulle belle donne. Presenza fissa già a quel tempo erano, infatti, i servizi sulle attrici riprese in pose sensuali ma sempre vestite e castigate. Negli anni ’60 Le Ore (della settimana) segue la società civile aprendo a temi politici importanti con un orientamento socialista. L’emancipazione della donna trova spazio, ma più a parole che nelle immagini, fino alla prima chiusura nel 1967. A inizio anni ’70 riprende le pubblicazioni mostrando la sua seconda natura, quella di rivista soft-core, trasgressiva ma senza esagerazioni (niente parti intime in vista, tanto per dirne una).
La strada è comunque segnata e, con il passare degli anni, Le Ore diventa sempre più hard. Merito anche della legge che nel 1977 fa decadere il divieto di mostrare organi genitali in primo piano nelle pubblicazioni. La morale cambia e così cambia la rivista, che pesca a piene mani dalle pubblicazioni a luci rosse estere (francesi e scandinave in primis). In Italia per il momento manca materiale originale, ma non ci vorrà molto perché una schiera di donne più o meno famose decida di posare per quello che, nel frattempo, è diventato un magazine cult. Nomi come Claudia Cardinale, Elsa Martinelli, Patty Pravo campeggiano con orgoglio nella storia di Le Ore, ma è negli anni ’80 che arriva il boom improvviso.
Il decennio del disimpegno e del divertimento porta in auge anche il fenomeno del cinema per adulti, cui si accompagna in edicola la presenza costante di riviste più o meno esplicite (che spesso sfociano nella pornografia spinta). Le Ore diventa un punto di riferimento grazie alla collaborazione con due delle stelle più splendenti del firmamento hard: Ilona Staller, in arte Cicciolina, e la divina Moana Pozzi. Donne che dal set a luci rosse sono riuscite a raggiungere un pubblico vasto, riscrivendo i canoni del ‘moralmente accettato’ in una realtà italiana che ancora doveva fare i conti con la censura della Chiesa. La causa del successo (il cinema per adulti) sarà anche la causa della morte de Le Ore, che non riuscirà a tenere il passo delle Vhs prima e di Internet poi. Nel 1996 chiude per sempre, lasciando un vuoto nel cuore di tutti noi. Il suo ruolo nell’evoluzione della società, però, non potrà mai essere negato.
Il Tromba – Fumetti (1975/1986)
144 volumi editi prima da GEIS e poi da Edifumetto; tascabile per adulti con ambientazione militaresca; ristampato nella collana Super il Tromba. Fumetto che era un must per tutti quelli che erano partiti per il militare. Si dicesse persino che fosse stato finanziato dallo Stato per tenere “ALTO” il morale dei commilitoni.
Il Camionista – Fumetto (1981-1988)
91 volumi in tre serie; “Il Camionista” ha segnato un pezzo di storia del fumetto italiano. Il protagonista della storia è un autotrasportatore appunto, di nome Mario Vergone. Lavora per l’impresa Trasportango, di proprietà di Rino Tango e gestito con la Segretaria Elvira. Quest’ultima è innamorata di Mario e vorrebbe donargli tutta se stessa, purtroppo non essendo proprio una bellezza non riceve le attenzioni di Vergone. Attenzioni che Mario Vergone, a volte con l’aiuto del collega Bisonte, concede volentieri a tutte le belle donne che incontra. Di solito queste procaci e sunsuali Signore non hanno bisogno di molto tempo per accettare le lusinghe ‘amorose’ di Mario.
Il soggetto della storia nasce da Mario e Nicola Del Principe, disegnatori che riescono ad avviare un vero progetto editoriale. Mario inoltre lavora ad altri importanti titoli dell’epoca come “Nonna Abelarda” o “Angelica”. La maggior parte di disegni de “Il Camionista” sono invece di Eugenio Benni, scomparso nel 2009. Benni che aveva disegnato per Edifumetto altri titoli come “Il Tromba” o “Il Centravanti”, era un vero professionista del fumetto italiano. Nel corso della sua carriera ha lavorato con diversi editori come: Editrice La Terza, SIE, Edinational, Edizioni F.lli Spada, Editore Francesco Coniglio e moti altri.
PlayMen (1967-2001)
Che altro dire se non fosse la risposta Italiana a Playboy? con uno stile suo, decisamente raffinato e con bellissime donne, anche molto famose (come vedrete dalle copertine). Fu fondata da una donna (Adelina Tattilo) e cominciò imitando Playboy, anche se la prima Ragazza del Mese, Brigitte Bardot, poneva le proprie mani sopra il seno.
Ma in seguito, Playmen prese uno stile tutto suo, riflettendo il gusto europeo, non sovraesponendo seni come Playboy. In un’intervista concessa al settimanale statunitense Time il 18 gennaio 1971, Adelina Tattilo disse: “Gli Stati Uniti sono un matriarcato.
Penso che sia questa la ragione per cui gli uomini americani preferiscono le donne con seni esagerati, voluminosi, vere calde bambinaie con un rassicurante aspetto materno”. Le donne scelte dalla Tattilo erano più magre e più mature rispetto alle scelte di Hugh Hefner.
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