Il Gigolò.Le donne che pagano gli uomini per fare sesso

Il Gigolò.Le donne che pagano gli uomini per fare sesso

E’ convinzione comune che esistano solo uomini che possano pagare delle donne e mai il contrario. Questa convinzione deriva da tre presupposti errati che vedono in primis l’autonomia economica maschile come unica in grado di acquistare un corpo, ma le donne se ci pensate spendono mediamente più di un uomo per molto altro.

In seconda istanza il fatto che una donna non ha sessualmente le stesse pulsioni sessuali di un uomo, ma anche qui ci si dimentica che una donna ha delle voglie erotiche molto più forti e strutturate di un uomo che ha tutto il suo erotismo concentrato sul “pisello”.

Infine si pensa che una donna non abbia bisogno di pagare per fare sesso perchè oggettivamente per il mondo femminile è più facile trovare qualcuno che venga a letto con te, che parcheggio vicino casa, ma se la smettete di ragionare da maschi pisellocentrici dovete comprendere che una donna, se dovesse pagare un uomo per andarci a letto, non da i soldi per il suo membro, ma per la situazione che vuole creare, per il modo con cui raggiungere la sua soddisfazione e affermazione personale.

La differenza infatti tra uomini e donne che pagano un o una partner per andarci a letto sta nella finalità.

Un uomo ha bisogno di espletare una necessità fisiologica, una donna quella mentale.

Tra i servizi a pagamento di un gigolò vi è quello dell’accompagnatore, che sia a un matrimonio, a un funerale o in crociera poco importa, o il fidanzato a ore, il love coach, l’interprete di personaggi o ancora il sexual trainer.

E’ stata realizzata un’intervista in cui si sono espressi, senza tabuù o censure, due gigolò, uno psicoterapeuta e una donna che ha usufruito di servizi a pagamento.

In Italia i gigolò etero sono pochi, o comunque sono pochi quelli che grazie a questo mestiere riescono a mantenersi, perché le donne che pagano per sesso non sono tante.

È infatti molto più comune che un gigolò sia bisessuale e offra prestazioni a pagamento anche ad altri uomini, allargando così la sua clientela potenziale, altrimenti molto limitata, e molto più esigente di quella maschile.

“Il 90 per cento di quelli che sono su internet e lavorano con donne fa la fame, il mercato delle donne che pagano è piccolissimo. Non è facile per una donna pagare per un uomo. La donna non ha il rapporto con il sesso come ce l’abbiamo noi uomini, è più cerebrale, deve essere più coinvolta emozionalmente”, ci racconta Roy, uno dei più noti e apprezzati gigolò d’Italia e uno dei pochi che può dedicarsi esclusivamente a questo mestiere, senza dover ricorrere ad altri lavori per guadagnare.

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Abbiamo chiesto a lui, che è nel settore da 15 anni, di raccontarci, secondo la sua esperienza, cos’è che spinge una donna a rivolgersi a un gigolò.

“Una donna che arriva a pagare un gigolò è una donna che ha una lacuna da colmare, che ha una fragilità, che vive una difficoltà passionale, affettiva o sessuale. Ha un’insoddisfazione intrinseca legata spesso alla famiglia, al marito, agli amici. Una donna che paga lo fa per mettersi un po’ alla prova al contrario dell’uomo che paga per fare sesso, per cui spesso è solo uno sfogo sessuale. Una donna no. Deve avere sempre una problematica per chiamarti, se una donna è serena felice col suo uomo, con il suo amante, non spenderà mai un euro per un gigolò”.

Il termine gigolò è di origine francese. Originariamente indicava un ballerino che danzava accompagnandosi con la dama a pagamento. Oggi può indicare una serie di cose diverse, con il comune denominatore delle prestazioni a pagamento.

Tra i servizi offerti da Roy non vi è solo il sesso: “Faccio anche altri servizi come quello dell’accompagnatore o interpretazione di personaggi, che va moltissimo. Lavoro molto con la verginità, con donne alla prima esperienza. Non parliamo di sedicenni ma di quarantenni che non hanno mai avuto l’occasione di fare sesso o che hanno subito una violenza da piccole”.

“A volte collaboro con degli psicologi: mi capitano anche donne che non hanno mai baciato e che ad esempio hanno conosciuto un uomo interessante e non vogliono perdere l’occasione e allora mi chiamano e io insegno loro il minimo indispensabile. Un uomo che incontra una donna di trent’anni ancora vergine spesso è portato a scappare”, racconta ancora Roy a cui chiediamo di fare un passo indietro e raccontarci quando ha iniziato e cosa lo ha spinto a lasciare il suo lavoro da rappresentante per reinventarsi gigolò.

“È nato tutto per caso. Io facevo il cubista, lo spogliarellista. 15 anni fa una donna mi contattò: – Ho un lavoro particolare per te, dovresti darmi una mano. Devi corteggiarmi in un locale dove c’è mio marito che ci guarderà e dovrà ingelosirsi -. Accettai ma quel lavoro durò 10 minuti perché poi il marito si arrabbiò. Però mi si accese una lampadina: potrebbe essere un mestiere. Feci una ricerca su internet e non c’era nulla a riguardo, così decisi di fare un sito internet, incominciai e lì mi si aprì un mondo che non conoscevo”.

“Le clienti sono prevalentemente del centro-nord, quelle del sud si rivolgono a me molto meno, spesso per una questione morale. Possono essere di qualsiasi età, ma difficilmente mi capita la donna anziana perché di solito non hanno voglia di fare sesso, le donne anziane chiedono altri servizi”.

“Quelle che chiedono sesso sono donne dai 30 ai 45 anni, ma ho avuto anche ragazze di 19 anni fino a una donna di 72 anni. Ho avuto anche donne bellissime, tanto che vedendole arrivare mi chiedevo se fosse uno scherzo. Le donne bellissime hanno paradossalmente meno occasioni di fare sesso di una donna medio-brutta, sono più esigenti, scartano con più facilità. Molte donne ti pagano per il silenzio, per la riservatezza”.

“Ero separata da un po’ di tempo e non ero pronta ad avere relazioni con altri uomini. Ho una vita molto impegnata, ho dei figli, avevo avuto qualche avventura sporadica ma per una donna nelle mie condizioni, con una vita problematica, è sempre molto difficile uscire con un uomo che si incontra nella maniera tradizionale. A volte lasciano l’amaro in bocca, delle delusioni, ci si sente usate, ci sono sempre tante promesse che poi spesso cadono. Con l’uomo a pagamento invece da un certo punto di vista si sa a cosa si va incontro”, racconta Lucia (nome di fantasia), 45enne, separata, che lavora nel campo dell’abbigliamento.

“La vita sessuale per una donna sola che ha ancora dei desideri è un problema e ci si trova davanti a due strade: o rinunciarvi completamente, e ho delle amiche che l’hanno fatto, o non rinunciarvi, come ho fatto io. Ho provato a frequentare qualcuno ma alla fine bisogna fare i conti con le difficoltà, con la frustrazione di un uomo che dopo il primo appuntamento non ti cerca”.

“Con un gigolò questo non succede, lui viene chiamato per essere il fidanzato di una sera, si è consapevoli che è una cosa che si riduce ad una serata. Non si teme il giudizio, si esce, si va a letto insieme senza la paura di essere poi giudicate come donne facili. Io vivo in una città piccola, non volevo frequentare persone della mia città perché comunque il mio ex marito è della stessa città e non volevo essere sulla bocca di tutti, quindi ho optato per questa soluzione. Si sa che un uomo che viene pagato sta con noi perché è stato pagato. A volte una donna che ha alle spalle un matrimonio fallito ha solo bisogno di un amico di una sera senza la paura di essere giudicata”.

“Il denaro che si paga con un professionista serve anche a tutelare la propria sicurezza e riservatezza. È un po’ diverso da quello che è il modo in cui gli uomini usufruiscono di una prostituta. Forse noi abbiamo più bisogno di una bella serata, di stare con una persona che ci fa sentire delle donne e non solo madri o lavoratrici”, racconta ancora Lucia.

Lucia è una cliente di Roy, e descrive la sua esperienza con come molto positiva. Lo reputa un grande conversatore, oltre che un uomo bello e prestante sotto tutti i punti di vista.

Ascoltando la storia di Roy vien da pensare a quante donne diverse abbia conosciuto, ai motivi più disparati per cui si siano rivolte a lui.

Gli chiediamo allora qual è stato il servizio più bizzarro che gli è stato commissionato: “Una volta mi sono sposato per finta. Una donna ha organizzato un falso matrimonio per prendere i soldi dai genitori, ha organizzato proprio il pranzo, con alcune comparse, una cosa megalomane, dove io interpretavo il ruolo del marito. Ha fatto tutto questo per far felici i genitori anziani e per prendere anche dei soldi. Ho seguitato questa farsa per alcuni anni, fino alla morte della madre, perché io, essendo suo marito, a pranzo a Natale a Pasqua andavo a casa loro”, racconta Roy ridendo.

Eppure in una professione così legata al sesso non mancano le esperienze più intime e toccanti: “Una volta una ragazzina 19enne mi chiamò per fare un regalo alla mamma, che da 16 anni non stava più con un uomo. La figlia mi faceva un sacco di raccomandazioni, falle vivere un sogno, falle passare una bella serata, vi lascio casa libera e cose del genere. La serata è andata abbastanza bene e finì lì. Dopo due mesi la ragazzina mi manda una mail e mi dice: – tu sei stato l’ultimo e più bel ricordo di mia madre prima di morire. Tu sei stato l’ultimo desiderio – Quella donna era malata terminale ed essere stato il suo ultimo bel ricordo è una cosa che tocca molto”, dice ancora Roy.

“Una donna non ti chiamerà mai per fare sesso, ti chiama sempre per conoscerti. E io vado all’appuntamento, non è come l’uomo che va con una donna e fa sesso a tutti i costi. Mi posso anche rifiutare, e a volte è successo”.

Il mercato del sesso a pagamento per i gigolò negli ultimi 6-7 anni è triplicato, ma il lavoro è diminuito. Le donne che pagano sono sempre le stesse. È triplicata l’offerta ma la domanda è sempre quella.

“Molti giovani che si improvvisano gigolò fanno la fame, sono tutti in bolletta. La maggior parte di loro mi chiama per avere dei consigli, ne conosco molti. Molti sono padri che hanno perso il lavoro, con figli a carico. Ma non puoi fare questo mestiere per bisogno, lo devi fare perché lo ami. Se tu ami un mestiere i soldi arrivano. Ci sono ragazzi che hanno iniziato ieri, e millantano esperienza”, racconta Roy.

Oltre a Roy, gigolò di lunga esperienza, abbiamo sentito anche Francesco, Francy il dolce, che nella vita fa l’informatico, e svolge l’attività di gigolò solo occasionalmente.

“Ho iniziato quando avevo 29 anni, adesso ne ho 31. È iniziato tutto per gioco. Mi sono imbattuto nel sito di Roy, il gigolò più famoso d’Italia e ho pensato di creare un sito con le mie immagini e di posizionarlo su Google dato che per lavoro mi occupo anche di posizionamento sui motori di ricerca. Sono riuscito a posizionarmi tra i primi risultati a livello nazionale così da iniziare a ricevere i primi contatti. Ho circa 2-3 contatti a settimana con donne ma non tutti vanno a buon fine. All’inizio non mi sarei nemmeno aspettato di ricevere qualche richiesta, essendo iniziato tutto per gioco. Tutto ciò che faccio sul web lo faccio per guadagnare soldi. Ho anche un altro sito, oltre al mio, un sito di annunci dove ci sono circa 700 gigolò iscritti”, racconta Francesco.

“Ho un aspetto molto comune, non rappresento il classico gigolò muscoloso, come quelli dei film. Credo sia questo a catturare l’attenzione delle donne che mi contattano. Le donne che pagano gli uomini sono una minoranza. Lavorano tanto gli escort gay ma chi decide di intraprendere questa professione da etero deve spostarsi in tutta Italia. I compensi variano in base alla distanza, al servizio richiesto e anche in base a chi ho di fronte. Orientativamente io chiedo dalle 200-300 euro fino a un massimo di 600-700 euro, non di più”, prosegue ancora Francy.

Ben diverse sono le tariffe di Roy: “Sotto i 500 euro non scendo mai, per una cena o un dopocena, o un pomeriggio. Dipende dai casi, una volta ho preso 10mila euro per guardare un film di Verdone sul divano con una signora ricca. Dipende molto da chi ti contatta, cerco di far parlare le persone e cerco di valutare. Se tu chiedi poco a una donna ricca sei un barbone, se chiedi troppo a una donna povera non va bene. Bisogna trovare la giusta misura. Il gigolò bravo è quello che sa ascoltare e capire con chi ha a che fare. La donna ha bisogno di un uomo che sia un attore, che interpreti una parte, che sia bravo a interpretare l’uomo che lei vuole”, dice ancora Roy.

In Italia è ancora un tabù per una donna ammettere di pagare uomini per fare sesso. Spesso molte donne vanno all’estero, per sentirsi più libere, meno giudicate. “Le donne che vanno a fare turismo sessuale sono le prossime che chiameranno un gigolò ma ancora non hanno il coraggio di farlo. Decidono di andare all’estero perché lì è tutto più facile. Ci vuole coraggio a uscire con uno nella tua stessa città che fa questo mestiere. In questi posti costa anche meno e hai più libertà. In Italia la donna che chiama un gigolò è una su mille. Ricevo tante telefonate ma diciamo che ogni 5 ne va in porto una”, racconta ancora Roy.

Sull’argomento è più esplicito Alessandro Pedrazzi, psicoterapeuta, secondo il quale “nella nostra società, quello che si può consentire alla donna non è quello che si può consentire a un uomo. La vera libertà della donna non sta nel fare qualcosa di proibito, perché questo si è sempre fatto, le donne vanno con i gigolò da millenni, la vera libertà è il poter dire di averlo fatto. E oggi non è ancora del tutto così, la donna non ha la libertà di dire le stesse cose che può dire un uomo. La donna viene malgiudicata molto più dell’uomo e le più feroci sono spesso le donne verso le altre donne”, spiega lui.

“Le donne che acquistano sesso, pur essendo molto diverse tra loro, sono accomunate da una sorta di ribellismo. È un atto di ribellione che può avere una storia molto lunga e che viene ponderato molto, anche mesi, non è fatto di impulso. Quello che cercano è una relazione, più che l’atto sessuale in sé, pur essendo consapevoli che si tratta di una relazione fittizia. Una relazione che dura anche solo un giorno ma che va oltre l’atto sessuale”.

“Alcune donne dicono – se non te la senti di fare sesso non lo facciamo – , benché abbiano pagato. La sessualità va in secondo piano. Le donne che si rivolgono ai gigolò non sono donne che non hanno nessun’altra possibilità e che quindi devono accedere alla prostituzione perché altrimenti non avrebbero altre occasioni per fare sesso. Sono di estrazione molto diversa, spesso si potrebbe pensare alla riccona annoiata. Ma nella maggior parte dei casi sono donne che hanno già una relazione, magari non esaltante, dove si è spenta la passione”.

“A volte questa esperienza viene vissuta come un atto di liberazione. Se confessano di averlo fatto, lo confessano solo a un ristrettissimo gruppo di amiche. Vi è il piacere di aver fatto qualcosa di bello per se stesse, di essersi riappropriate della propria vita. Spesso sono donne compresse nel ruolo della brava moglie, della brava mamma, della brava lavoratrice e il sesso a pagamento può distruggere l’immagine che una donna si è cucita noiosamente addosso e questo dà un senso di realizzazione, di fiducia in se stesse molto forte, che va al di là del piacere fisico stesso”, spiega ancora Pedrazzi.

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La docente di Ivrea che portò le proprie allieve in un club per scambisti

La docente di Ivrea che portò le proprie allieve in un club per scambisti

La storia che vi raccontiamo, realmente accaduta, ha come protagoniste una bellissima e sexy insegnante da fisico slanciato con le curve al posto giusto e tacchi 12, un suo amico piacione decisamente porcello con un fare un pò lascivo e due studentesse liceali che vengono invitate a partecipare ad una serata ad alto tasso erotico in un club privè.

Tutti insieme

Tutti insieme appassionatamente per una serata hot e diversa dal solito da trascorrere in un club privé del Torinese, tra una festa a bordo piscina, luci soffuse, musica di sottofondo e corpi avvinghiati sui divanetti. La storia, datata 24 giugno 2010, ora è finita in tribunale. Sul banco degli imputati c’è lei, Sabrina Z., 36 anni, di Torino, all’epoca dei fatti docente in una scuola professionale dell’Eporediese e ora accusata di violenza privata. A inchiodarla una frase, che secondo il pubblico ministero aveva proferito come minaccia a una delle sue allieve che era con lei quella sera: «Se racconti cosa è accaduto questa notte ti boccio».

Tanto è bastato agli inquirenti per farla finire dritta davanti al giudice. Ieri, tra l’imbarazzo dei presenti, la vicenda è stata ricostruita nell’aula a piano terra del Tribunale di Ivrea. Sabrina Z., capelli neri raccolti, sopracciglia curate, scarpe questa volta rigorosamente senza tacco, si è presentata a fianco del suo avvocato.

Ha ascoltato e preso appunti mentre Michele, 46 anni, di Torino, l’uomo che quella sera aveva portato con la sua auto le tre donne al club privé, ha raccontato la sua versione dei fatti.

Le versioni

Tra un dettaglio e l’altro su chi frequenta i club per scambisti e che cosa accade una volta varcata la porta d’ingresso («Si fa sesso? Beh, certo, ma mica è obbligatorio»), si è arrivati al nocciolo della questione. Domanda del pm: «Ma lei sapeva che una delle due ragazze era minorenne?». Risposta: «No, non lo sapevo. E poi io non chiedo mai l’età a una donna». Sorriso ammiccante all’indirizzo del giudice. Altra domanda: «Ma nessuno ha chiesto la carta d’identità alla ragazza?». Risposta secca: «Non lo so, davvero, quelle due me le aveva presentate Sabrina».

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Compagne di scuola

Sabrina Z. che, secondo l’accusa, quella sera aveva portato con sé una diciannovenne di Strambino (ora parte civile nel processo e assistita dall’avvocato, Claudio D’Alessandro) e l’altra ragazza minorenne, entrambe sue studentesse ed entrambe curiose di scoprire quel mondo tanto decantato dalla loro insegnante. Per una manciata di mesi, terminata la notte hot, questa storia era rimasta segreta. Poi, come spesso succede, la voce aveva iniziato a circolare.

Le voci

Tra una battuta e un pettegolezzo, la vicenda era arrivata all’orecchio della direttrice della scuola che, dopo aver sentito le dirette interessate e un paio di amiche con le quali la diciannovenne si era confidata, aveva deciso di presentarsi davanti agli ufficiali di polizia giudiziaria in procura. Il processo riprenderà il 13 ottobre.

In quell’occasione sarà sentita dal giudice anche la parte civile, assente in aula, ieri, per un problema di salute. Il suo avvocato, D’Alessandro, spiega: «La questione non è la serata trascorsa al club privé, ma quello che è accaduto dopo, tra l’insegnante e una delle sue studentesse. Un episodio che poi ha prefigurato il reato di violenza privata».

La dichiarazione di una delle due ragazze

Il racconto di Giorgia continua: «Appena entrati nel locale e arrivati nella zona riservata, ho notato diverse persone, in gran parte uomini e diverse donne, nudi, che si accoppiavano. Sabrina vedendomi agitata mi tranquillizzò e mi spiegò che lì aveva conosciuto il suo ex fidanzato». Poi la ragazza rimane seduta sui divanetti con Michele, un loro comune amico, mentre la sua insegnante si allontana: «Poco dopo l’ho vista, seminuda, mentre faceva sesso con due uomini». La seconda volta che Giorgia esce con Sabrina portano con loro un’altra studentessa, ma è minorenne. Per poter entrare nel privé firma su un foglio una falsa data di nascita. Cosa videro? Sempre la stessa scena: corpi avvinghiati sui divanetti.

I fatti risalgono al periodo tra il 2009 e il 2010, ma la vicenda approda in questi giorni in Tribunale a Ivrea, dove l’insegnante è imputata per violenza privata. Giorgia è la ragazza che ha trascinato in Tribunale la sua ex insegnante e che ora si è costituita parte civile (l’assiste l’avvocato, Claudio D’Alessandro). Alla polizia, il 14 dicembre del 2010, raccontava: «Alla direttrice della scuola dissi che Sabrina Z. aveva con noi degli atteggiamenti che non erano assolutamente consoni al ruolo che rivestiva».

La mamma la difende: «È rimasta di sasso quando ha saputo che questa storia è finita sui giornali, lei non ha fatto niente di male». La più sollevata di tutte, in questa storia, è la preside della scuola, Giuseppina Ferrari. Dopo aver saputo dei privé non ha avuto dubbi: «Una cosa inaccettabile, quel rapporto tra docente e alunne andava interrotto immediatamente. Tant’è che ho subito licenziato l’insegnante».

Ma intanto, all’epoca, c’era un’insegnante che incuriosiva delle allieve raccontando di quelle discoteche particolari, in cui uomini e donne si scambiavano effusioni esplicite. Un’insegnante che non si faceva problemi a raccontare a ragazze, anche minorenni, di quelle serate. È Federica a raccontare, per esempio, che un giorno l’insegnante avrebbe mostrato loro un babydoll da infermiera con tanto di tessuto trasparente e pizzo bianco. «Ce lo ha fatto vedere e ci ha detto che lo avrebbe indossato la sera stessa con il suo fidanzato».

L’insegnante è finita nei guai perché, secondo le accuse della Procura di Ivrea, avrebbe minacciato una delle studentesse al termine di una serata hot trascorsa il 24 giugno 2010 in un club per scambisti: «Se racconti quello che hai visto ti boccio».

L’ex docente ora non parla. Lo fa attraverso il suo avvocato, Stefano Catalano: «È una tempesta in un bicchiere d’acqua, chiariremo tutto durante il processo» taglia corto il legale. Anche la storia delle minacce. Perché Sabrina Z. ha sempre sostenuto di non aver mai pronunciato quelle parole. «Non ce n’era motivo, la scuola era già finita e non avrei potuto bocciare nessuno».

Le parti torneranno in Tribunale a Ivrea il 13 ottobre quando verranno sentite altre testimoni.

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Come si diventa scambisti. Raccontato da Sara e Gianni

Come si diventa scambisti. Raccontato da Sara e Gianni

Se avete dei figli sicuramente ricordere quel momento in cui il vostro bambino o bambina dovette affrontare il momento di togliere le rotelline dalla bicicletta e andare via, partendo senza il supporto sicuro dei genitori che tenevano in equilibrio la bicicletta stessa.

Il desiderio e la voglia di andarci da soli era immenso, ma la paura di farlo superata immensamente quella voglia. Poi improvvisamente si è preso il via e la gioia di aver superato le paure per poter godere appieno di quel desiderio di libertà era immenso e da quella bici non si sarebbe più voluti scendere.

Lo scambismo è come imparare ad andare in bicicletta

Lo si desidera, lo si vuole, lo si sogna, ma la paura, i preconcetti, l’essere così fuori dal comune spaventa e mette paura, impedendo a questo desiderio di realizzarsi.

Oggi vi proponiamo un’intervista a una coppia di Bari che ci racconta come hanno iniziato ad avvicinarsi al mondo degli scambisti e di come hanno superato le proprie paure.

L’intervista

Si chiamano Sara e Gianni, sono baresi, hanno rispettivamente 38 e 45 anni e nella vita, oltre a essere innamorati e genitori di tre bambini, sono da due anni una coppia di scambisti. A Bari di coppie come loro ce ne sono moltissime e proprio per capire qualcosa in più di questo mondo, abbiamo intervistato Sara, che tra l’altro assieme al marito è amministratrice di uno dei tanti gruppi facebook dedicati allo scambio di coppia.

Sara, come mai una coppia decide di diventare scambista?

Partiamo dal presupposto che si decide di diventare scambista da un momento all’altro. Per esempio nel nostro caso tutto è nato durante un nostro rapporto intimo durante il quale sia io che il mio compagno, che ci amiamo alla follia, decidemmo di svelarci i nostri desideri più nascosti. Premetto che per far questo deve necessariamente esserci un rapporto di fiducia e di rispetto. Così il mio Gianni mi disse che gli sarebbe piaciuto vedermi con lui e un altro uomo in atteggiamenti intimi. E da lì, principalmente per aggiungere un pizzico di “piccante” ai nostri rapporti,  partì tutto.

Come precisamente?

Un bel giorno gli chiesi di portarmi in un locale dove si fanno scambi di coppia e così mi portò ad Avellino. Nel tragitto ero tesissima, ma una volta giunti mi sembrava di stare a casa. Non appena arrivati io, che sono molto appariscente ed esibizionista di natura, ballai come una matta in pista e poi decidemmo insieme di iniziare a dare forma a questo desiderio di stare in tre: io, Gianni e un altro uomo. Così trovammo un ragazzo, un “singolo”.

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Come si fa ad abbordare un singolo?

Se noi volessimo andare con un singolo la procedura è questa: io, la donna della coppia, ballo con il mio compagno, guardandomi sempre intorno. Di lì a poco la coppia viene circondata da ragazzi singoli. Io ne scelgo uno e inizio a ballare sia con lui che con il mio Gianni. Dopodichè andiamo a bere qualcosa, giusto per socializzare un pochino e infine faccio capire al mio compagno con uno sguardo che possiamo andare in camera. Qui io e Gianni iniziamo a toccarci. Diciamo che all’inizio la coppia reale marca il territorio mentre il “toy vivente” sta lì a guardare fino al momento in cui non decido io, la donna, di farlo entrare in scena per giocare in tre. Però da quel momento in  poi è l’uomo della coppia che dirige il gioco.

Allora, questa è la procedura per rimorchiare un singolo. Per avvicinare un’altra coppia invece?

Siamo sempre noi donne a mandare dei segnali. Tutto parte dalla pista da ballo dove la donna di una coppia cerca un’intesa con la donna dell’altra coppia. Di solito le donne si guardano, si sfiorano e mentre si balla ognuno con il proprio uomo ci si lancia un’occhiata più intensa e si va in stanza. Qui il rapporto a quattro inizia così: sono prima le due donne ad avere atteggiamenti molto intimi fra loro. I maschi intando si godono lo spettacolo. La regola vuole che possono entrare in scena solo dopo il nostro invito.

Che cosa ti dona uno scambio di coppia?

Da quando ci siamo avvicinati a questo mondo io avverto di amare il mio Gianni molto più di prima. Ti rendi conto di come l’amore va oltre tutto, oltre la gelosia o la possessività. E poi non ti nego che quando vedo lui giocare con un’altra mi eccito molto.

I vostri amici lo sanno?

Io l’ho confidato alla mia migliore amica, ma di solito non si racconta, si tende a tenerlo nascosto.

Che cosa ne pensi di tutte quelle persone che giudicano ciò che fate come innaturale?

Non so, ma mi fanno pena: sono repressi. Se qualcuno mi desse della pervertita io risponderei dicendo: come fai a dire che la cioccolata e brutta se non l’assaggi?

Qual è l’età media degli scambisti?

Di solito si parte dai 38 anni fino ad arrivare ai 65 anni. Ma non vi nego che ultimamente stiamo vedendo tante coppie di giovanissimi frequentare questi posti. Ti parlo di ragazzi a malapena maggiorenni, di 19 anni. Noi una volta avemmo un rapporto con una coppia e lei aveva 22 anni. Io mi facevo chiamare “zia”. Anche se io sconsiglierei vivamente di iniziare questa pratica a vent’anni, perchè a quell’età si è ancora immaturi e si dovrebbe sognare il principe azzurro, non il sesso. Un 40enne invece ha sicuramente la giusta maturità per gestire il gioco.

Bari è una città scambista?

A Bari ci sono una marea di scambisti. Ma in Puglia il fulcro non è nel capoluogo. Il primato lo hanno Lecce, Brindisi e Barletta. In queste città ce ne sono a centinaia, ma i baresi restano i più simpatici.

Per quanto riguarda i locali, ce ne sono molti?

Di privè in Puglia ce ne sono diversi, certi seri e altri meno.

Si può entrare liberamente nei club privè?

E’ richiesto sempre il tesseramento. Le coppie dipende, di solito non pagano, i singoli invece versano dai 90 ai 120 euro. Con la tessera che ti viene rilasciata poi puoi entrare tutte le volte che vuoi dato che ha validità di un anno.

Esistono altri modi per conoscere scambisti, oltre alla frequentazione dei locali?

Certo. Abbiamo facebook con le centinaia di gruppi a noi dedicati. Poi ci sono diversi siti internet tra cui Il Lato Oscuro del Sesso (Clicca qui per iscriverti) e altri che non menzioniamo.

Raccontaci un episodio divertente nato dall’incontro con una coppia conosciuta su internet.

Una volta tramite un gruppo di facebook venimmo contattati da una coppia. Per via telefonica fissammo il classico appuntamento conoscitivo in un bar. Quando ci incontrammo e li vedemmo sembravano esser usciti da un film di Dario Argento. Erano brutti, vecchi e tristissimi. Non ci piacevano. Comunque ci presentammo e dopo un caffè, ci invitarono a seguirli nella loro macchina. A un certo punto la donna si toglie le mutandine, forse per dimostare la sua esperienza. Voleva fare un po’ la primadonna.  Dopo qualche minuto suo marito mi disse: “la mia si è tolta le mutandine, e tu?”. In quel momento mi sentì sfidata e gli risposi con tre parole: “ferma la macchina”. Lui si fermò e io scesi dall’auto in una zona di mare, in pieno inverno, e in due secondi mi spogliai completamente. Lei iniziò a gridare e gridà al marito “andiamo andiamo”. Ci presero per pazzi, ma in realtà noi facemmo tutto volutamente per farli andar via. Quante risate.

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Il Fisting. Un modo per “approfondire” la propria sessualità con piacere

Il Fisting. Un modo per “approfondire” la propria sessualità con piacere

Nel sesso ci sono cose che, comuni o ricercate che siano, non devono per forza piacere a tutti e il Fisting sicuramente è una di quelle pratiche estreme che o sono estremamente amate o viste con terrore. Insomma o piace da morire o no, non conosce vie di mezzo.

Cos’è il fisting?

Dall’inglese “fist” (pugno) è una pratica sessuale estrema che consiste nell’introduzione dell’intera mano o anche di due mani contemporaneamente all’interno della vagina o del retto. Richiede una certa predisposizione fisica ed in ogni caso una preparazione per poter estendere l’elasticità dei tessuti per non correre il rischio di creare traumi anche alla muscolatura sfinterica.

Rischi a parte, il fisting sta entrando nel repertorio sessuale di molte donne e, uno studio dal titolo “What Women Want” pubblicato dal Daily Beast, ha scoperto che oggi sono più le giovani donne a cercare il termine “fisting” sui siti di pornografia rispetto agli uomini. Dovremmo quindi considerare di dare al fisting una chance?

Grace, un’artista londinese di 25 anni, dice che è :

“Un’esperienza molto intensa che richiede molta fiducia nel proprio parnter. Se senti che fa male vuol dire che non sei abbastanza rilassata. Ma se non forzi le cose e ascolti quello che ti dice il tuo corpo, è l’esperienza più intima che puoi provare a letto, almeno per me”.

Siete convinte? Immagino di no.

Per capire come sperimentare il fisting in maniera sicura, abbiamo intervistato Bethany. Bethany, 27 anni, dice che “La cosa più importante per iniziare è essere consapevoli che il fisting è un processo lento che richiede tempo e pazienza. Non è qualcosa che puoi fare nel cesso di una discoteca in 5 minuti, c’è bisogno di costruire la situazione adatta”.

“In primis – spiega – devo essere molto eccitata quindi ci vuole un bel po’ di sesso orale prima di iniziare. Poi, chiedo al mio ragazzo di inserire una o due dita e pian piano tutte le altre tenendo la mano a forma di ‘V’, come il becco di un uccello. Il passo più delicato è l’inserimento delle nocche, spesso se la mano del partner è troppo grande non ci si riesce e bisogna interrompere”.

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“Una cosa che mi aiuta nell’nserimento – suggerisce Bethany – è premere sul pavimento pelvico. Una volta che le nocche sono entrate la vagina ‘risucchia’ la mano e allora lui può piegare le dita e formare un pugno. Arrivata a questo punto non ho bisogno che lui muova la mano perché ogni lieve frizione viene perecepita con molta intensità, basta che lui fletta appena i muscoli delle dita per darmi piacere. Si prova una sensazione di ‘pienezza’ e, almeno per quanto mi riguarda, non passa molto tempo prima che arrivi l’orgasmo”.

L’orgasmo è sicuramente un motivo sufficiente per spiegare perché queste ragazze facciano fisting, ma c’è anche un motivo più profondo o psicologico? Gemma dice che “Può sembrare kitsch, ma è la cosa più intima che abbia mai fatto a letto con il mio partner. C’è bisogno di molta fiducia reciproca ed entri davvero in connessione con la persona che lo sta facendo con te”.

 

Una villa segreta, abiti eleganti e una maschera. Le notti Chic dello Scambismo

Una villa segreta, abiti eleganti e una maschera. Le notti Chic dello Scambismo

C’è chi lo fa in privato a casa propria, chi si reca in parcheggi nascosti, chi affitta camere in hotel che non controllano quante persone entrano in camera e chi va nei Club Privè (Vedi Mappa qui). Ma esiste un tipo di luogo riservatissimo dove a pochissime ed esclusive coppie è permesso di partecipare.

In ville o casali in luoghi isolati, piccoli castelletti o palazzotti rinascimentali, non un luogo chiuso con la musica a tutto volume. Posti dove anche il sesso è elittario, sofisticato, estremamente ricercato e molto voyeur.

Una coppia di Padova racconta la propria storia, le proprie esperienze e di come questi luoghi siano il sogno di ogni coppia che ami giocare.

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L’intervista

All’espressione bunga-bunga sorridono, perché nulla è più lontano dal loro modo di vivere la sessualità. Nell’ambiente che frequentano, come scambisti, sono conosciuti con lo pseudonimo di “Nobile coppia”. E più che a festini hard caserecci il loro racconto fa tornare alla mente le scene di “Eyes wide shut”, l’ultimo film girato da Kubrick, in cui Tom Cruise, con tanto di maschera e mantello, viene iniziato al sesso di gruppo in una dimora di lusso alle porte di Manhattan. «Siamo iscritti a una specie di loggia segreta del sesso – dice la “Nobile coppia”, entrambi liberi professionisti padovani, lui 48enne, lei 36 anni – facciamo parte di questo “mondo” da circa tre anni. Partecipiamo a feste in maschera in dimore patrizie, anche in Veneto. Niente “carne da macello” insomma».

Ma la selezione come avviene? Quali sono i criteri per entrare a far parte di una loggia del sesso?

«I livelli di selezione sono incredibili. Bisogna essere presentati e disposti a rispondere a numerose domande. Tra queste descrivere il proprio stile di vita; dimostrare di essere una coppia regolare; essere pronti a mettersi in gioco e disponibili a rispondere alla convocazioni della loggia».

Ogni quanto ci sono le feste?

«Le feste vengono organizzate circa cinque volte l’anno».

E come si viene convocati?

«Il primo contatto avviene via mail. All’ultimo momento, solitamente il giorno stesso della festa, viene comunicata la città in cui ci si trova. La sera poi, in un luogo preciso, viene consegnata una busta da un valletto a cui si risponde con una parola d’ordine. Un’altra password invece viene utilizzata per accedere alla dimora».

Cosa spinge a entrare in una loggia del sesso in cui si incontrano diversi partner e si scambia il proprio?

«Non lo si fa certo per il sesso. Siamo insieme da sei anni e sposati da quattro; questo “gioco” ha contribuito a renderci ancora più affiatati. Abbiamo raggiunto una complicità pazzesca. Certo, scatta l’adrenalina per la gelosia, ma la cosa per noi ancora più importante è il senso di divertimento e vicinanza che avvertiamo ogni volta. Ci sono invece persone che partecipano per moda o per curiosità, o ancora per “legalizzare” un tradimento. Per noi, però, questo non vale; lo facciamo per gioco e per seduzione».

Non temete il rischio di qualche malattia frequentando partner diversi insieme?

«Ognuno di noi adotta le precauzioni del caso. Come abbiamo detto prima, non siamo “carne da macello”».

Va bene, ma sessualmente “vale tutto”?

«Assolutamente no. Per un lungo periodo ci siamo imposti delle limitazioni: niente baci alla francese, e niente scambio penetrativo completo. Ma c’è anche chi arriva, subito, allo scambio e addirittura in camere separate».

La festa più intrigante a cui avete partecipato?

«In una villa patrizia tra Bergamo e Milano. Anche se la prima non si scorda mai. È stata in una casa nel centro di Milano. C’erano solo candele e un catering molto discreto. Noi, essendo conosciuti a Padova, preferiamo frequentare, chiaramente, altre zone».

E quando non avete la possibilità di partecipare alle feste organizzate?

«Magari andiamo in qualche locale ad hoc, anche se ce ne sono pochi veramente belli in giro. Occorre spostarsi, a Vicenza o a Milano. E poi abbiamo anche degli amici che frequentano il nostro stesso ambiente. Coppie che conosciamo ormai da tempo e con cui andiamo a cena, o magari a trascorrere un week end insieme. Ci troviamo bene, a volte scatta la trasgressione, altre no. Non è obbligatorio. Il sesso dev’essere un piacere, non un’ossessione»

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I segreti di una Cam Girl su Chaturbate

I segreti di una Cam Girl su Chaturbate

Ci sono dei servizi che molti uomini usano per guardare belle ragazze, ma da quando esistono le chat e le Webcam, quello delle CamGirl è sempre stato un modo per arrotondare facendo quella che si potrebbe definire “Prostituzione Soft”.

Una moda partita spesso da ragazze e ragazzine giovani che chiedevano una ricarica sul cellulare negli anni 90 in cambio di farsi vedere in lingerie,  molto in più di una ricarica (qualche regalo) per fare vedere qualcosa di decisamente intimo.

Come funziona questo mondo ?

Oggi vi raccontiamo la storia di “Ginetta 21”, camgirl italiana che ci racconta come ha iniziato, perchè e quanto guadagna facendo questo lavoro. L’articolo/intervista vi farà scoprire tutti i retroscena che si nascondono dietro questo mondo e il perchè, anche se non se ne parla tantissimo, è assolutamente fiorente e dove girano ancora parecchi soldi.

L’intervista

“Mi sveglio, faccio colazione, preparo la stanza, accendo il pc e mi connetto al sito. Posto una foto su Facebook o su Twitter per far sapere ai miei fan che sto per trasmettere, indosso un bel completino intimo e inizio. Sto in cam dalle 9 di mattina fino alle 13, poi pranzo e mi rilasso un po’, alle 15 ricomincio e resto online fino alle 18. Una volta chiuso tutto, beh, pulisco, disinfetto ogni cosa e mi faccio una bella doccia. Dopo o resto a casa o esco. Insomma, una vita normale”.

Questa è la giornata-tipo di ginetta_21, una camgirl italiana che abbiamo scovato su Chaturbate, uno dei più frequentati siti di videochat a sfondo sessuale che si trovano oggi sul web – se non addirittura il più interessante, a detta di molti utenti che lo usano per trasmettere e spettatori. Perché qui le chat non si basano sul rapporto uno a uno, ovvero da cam a cam, ma sono pubbliche, aperte a chiunque e soprattutto totalmente gratuite: l’homepage si presenta come un mosaico di finestre dalle cui anteprime è facile immaginare cosa succeda all’interno, basta cliccare per accedere a quei mondi impastati di carne e pixel, desiderio e connessione veloce. Solo in un secondo momento, se vogliamo interagire in chat, è necessaria la registrazione, anche qui tutto gratis. Per trasmettere invece è doveroso dimostrare la maggiore età.

Ma leggete bene cosa ci dice ancora ginetta_21: “In passato stavo online due o tre ore la sera, perché di giorno andavo all’Università. Insomma non avevo molto tempo e guadagnavo circa 1000-1200 euro al mese. Ora che invece è diventato il mio lavoro principale, stando in cam quasi otto ore al giorno tranne il sabato e la domenica, arrivo a guadagnare circa 2.000 euro a settimana” – 2.000 euro a settimana, sì, avete letto bene. E non c’è da meravigliarsi. Ma andiamo con ordine.

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Chaturbate è nato nel 2011 e l’intuizione fondamentale per il suo successo è stata l’introduzione del tip, ovvero la mancia con la quale uno spettatore decide di premiare a propria discrezione chi sta in cam.

Il denaro utilizzato è una moneta virtuale chiamata “token” (100 token equivalgono a circa 10 dollari) acquistabile sul sito. Così quando un’esibizione è apprezzata c’è chi sborsa gettoni per incoraggiare a continuare. Ma non solo, il sito mette a disposizione di chi trasmette tutta una serie di applicazioni tramite le quali è possibile inserire degli obiettivi (ad esempio: togliersi le mutande una volta raggiunti i 100 token) o lanciare veri e propri giochi a premi per invogliare lo spettatore a dispensare tip.

A tal proposito, ginetta_21 ci dice: “OhMiBod è un app nuova, inserita circa sei mesi fa sul sito: ogni tip fa vibrare il giochino [collegato al pc via bluetooth, ndr] che hai nelle mutandine, più è alto il numero di token, più è forte la vibrazione. Una bellissima app che fa guadagnare, e godere, veramente tantissimo”.

Basta entrare in una chat a caso fra quelle situate più in alto nell’homepage (vengono indicizzate in ordine decrescente in base al numero di utenti a esse connessi) per rendersi conto del giro di tip che viene a crearsi all’interno.

Ad esempio, pochi giorni fa nella chat di princess_yasmine abbiamo visto “donare” oltre 15.000 token (150 dollari) in appena 10 minuti, solo per assistere ai dimenamenti con i quali il suo bellissimo corpo nudo si contorceva a ogni tip ricevuta (a botte di 15, 30, 100 token alla volta).

Mettersi in contatto con ginetta_21 non è stato facile, nonostante fosse quasi sempre online e costantemente posizionata nei primi posti in homepage. Al terzo messaggio, inviatole direttamente in chat durante uno dei suoi anal show, ci ha prima chiesto a voce il perché dell’intervista e una volta letta la nostra risposta ha replicato che non era interessata, un po’ gemendo, dato che durante questo breve scambio di battute non ha mai smesso di cavalcare il fallo eretto di un uomo di plastica senza gambe. È il bello della diretta.

Di altre camgirl italiane nessuna traccia: solo in seguito abbiamo scoperto che chi trasmette ha la possibilità di oscurare gli utenti in base al paese dal quale si connettono, così da poter restare invisibili ai propri connazionali. Quindi abbiamo insistito con lei inviandole un tweet, al quale finalmente ha ceduto.

“Ho 25 anni, sono laureata in Scienze della Comunicazione. Professione? Be’, ho fatto molti stage nel mio campo, molti periodi di prova mai apprezzati e mai retribuiti e quindi ora faccio la camgirl a tempo pieno.

Abito in un paese vicino Roma e sono bisex: mi piacciono molto anche le belle ragazze e ho avuto più di qualche rapporto e storia. Ho un ragazzo da quattro anni e una ragazza da uno che ogni tanto condivido anche con lui…”. Così si presenta ginetta_21, una bella ragazza bionda che in cam mostra la sua faccia senza problemi, indossando solo un paio di autoreggenti nere, a volte accompagnate da un perizoma. Anche se il primo piano è quasi sempre monopolizzato dal suo fondoschiena, che infatti rappresenta il motivo principale del suo successo su Chaturbate:

“Perché sono una delle poche che fa anale…Lo adoro, faccio prevalentemente quello, mi piace tantissimo e piace ai miei spettatori. La mia vagina non la uso quasi mai”. Ci racconta che si esibisce da circa cinque anni, ma solo da un anno è passata a Chaturbate (prima trasmetteva su Cam4).

Ci è arrivata così: “Con lo spirito di divertirmi e di guadagnare qualche soldo extra, ma mai avrei pensato andasse tanto bene da farne il mio lavoro principale”. Infatti nella sua pagina ha addirittura stilato un menù dove elenca, tra le altre cose, il costo di uno show privato sia su Chaturbate sia su Skype e anche delle sue mutande, spedite a casa di chi versa 2.000 token:

“Con le sessioni private si guadagna molto, per richiedere un private si paga 60 token al minuto, e più dura più si guadagna. Ad esempio, uno show di 15 minuti frutta 50 euro. Ma molti comprano l’opzione Skype perché vogliono vederti tutta per loro e una volta che sono li ti fanno regali anche su paypal in modo che il sito non prenda la percentuale. Di mutandine a casa, invece, ne avrò spedite circa 100 da quando faccio questo lavoro. C’è un utente che da due mesi mi versa 250 euro a settimana per mandargli il paio che indosso la domenica.

La definisce una droga: le mette in tasca tutto il giorno e quando è a lavoro ogni tanto le annusa”.

Quando non è in compagnia (“ultimamente ho una ragazza che ogni tanto partecipa alle mie trasmissioni e ci divertiamo veramente tantissimo insieme”), le sue esibizioni sono quasi sempre caratterizzate da svariati accessori erotici: “Cose particolari che stuzzicano un po’ la fantasia, come vibratori e palline cinesi.

Ne avevo qualcuno anche prima di trasmettere online, ora ho un armadio pieno: ho speso più di 6.000 euro in oggettistica. La fuck machine mi è costata 500 euro, ma in una giornata di lavoro me ne fa guadagnare 700-800”. Ecco, i soldi. Quando le diciamo che in giro per il web abbiamo letto testimonianze di camgirl che asseriscono di guadagnare anche mille euro a settimana, reagisce così: “Mille euro? Nooooo! Non per vantarmi, ma io guadagno il doppio. Mediamente ricevo un bonifico mensile di 8.000, poi ci sono mesi che va meglio ed altri in cui ne incasso solo 7.000”.

Leggendo il regolamento del sito si evince che Chaturbate trattiene il 50% dei gettoni incassati, cioè paga 0,05 dollari per ogni token (il cui valore è 0,10 dollari). Prontamente arriva la conferma di ginetta_21: “Se un utente paga 100 token, l’equivalente di 10 dollari, a me vengono versati 5 dollari. Ci sono utenti che in 10-15 minuti ti lasciano anche 5.000 token, quindi più utenti hai e maggiore è il guadagno”. Ma come viene effettuato il bonifico?

E, soprattutto, sono soldi tassabili? “Ho una carta Payoneer registrata all’estero. Ricevo i soldi puntualmente il secondo giorno del mese e li ritiro dove voglio, utilizzando l’opzione ‘prelievo internazionale’. E no, non si pagano tasse su quei soldi, in Italia questo lavoro è vietato e paragonato alla prostituzione”.

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Un lavoro vero e proprio con un “salario” ben al di sopra della media, che per ora riesce a scivolare tra le maglie troppo larghe di una legislazione troppo lenta rispetto ai ritmi di internet. Non ci si pagherà la pensione, e non potrà durare per sempre, ma in tempi critici come questi, una cam, una connessione veloce, una bella presenza e una dose di esibizionismo possono davvero sostituire un impiego. A detta di ginetta_21:

“Quello che faccio mi rende felicissima e liberissima. In tre anni ho messo da parte i soldi per comprare una bellissima casa, ho tutto quello che voglio e faccio tutto quello che mi pare. Molti credono che i soldi non facciano la felicità…credimi non è vero: salute e amore stanno al primo posto, ma i soldi rendono felici, eccome”.

Libertà

Più dei “soldi” e della presunta “felicità”, quello che colpisce di Chaturbate è la “libertà”. Non ci sono regole o imposizioni dall’alto (“decido io cosa fare, quando farlo e come farlo. Le uniche regole sono niente animali, niente pee o poo e niente persone in cam non registrate” mi spiega ginetta_21). Non ci sono canoni estetici da rispettare. Non si deve dar conto a nessuno se non a se stessi.

Qualsiasi maggiorenne di qualsiasi nazionalità può trasmettere, che sia maschio, femmina, gay, transessuale, bisessuale, solo o in coppia. E così basta navigare un po’ sul sito per farsi un’idea dell’assortita, colorata e amatoriale fauna che lo popola. Esclusa la parte più alta dell’homepage – monopolizzata dalle camgirl più belle e disinibite o dalle coppie che più si lasciano andare, ma anche da maschi glabri e muscolosi o da seducenti transessuali – le altre pagine del sito sono un tripudio dell’umanità più varia. Ci conducono nelle case di gente comune e ordinaria.

Eccoci nella cameretta rossa della ventenne con i capelli arancioni, gli occhi da cerbiatto, la felpa bianca con i cuori disegnati sopra e le orecchiette da volpe in testa alla ricerca di incontri solo in sessione privata. Un altro click e siamo nel vano doccia dalle piastrelle azzurre di una bionda nuda intenta a farsi riprendere mentre si lava i lunghi capelli.

Più in basso troviamo il pensionato a petto nudo che fuma la sigaretta elettronica immerso nel giallo vintage della carta da parati sulla quale si staglia una credenza marrone con sopra appoggiati due puttini di ceramica bianca. Torniamo indietro e ci imbattiamo in due ragazzini emo transessuali: ciuffi lunghi, occhialini, piercing e outfit bianco e nero. Poi è la volta della signora matura che guarda fissa in cam senza dire niente.

C’è addirittura chi ha posizionato la cam sul pavimento per inquadrarsi i piedi, non si capisce se appartenenti a un uomo o a una donna tanto sono rugosi.

Miriadi di peni, ora in erezione ora afflosciati. C’è chi si masturba mostrando la fede matrimoniale. Donne incinte. Vagine aperte all’inverosimile. Una cinese danza nuda con un ventaglio gigantesco appeso alla parete. Plug anali. Calzini sporchi. Peli. Brufoli. In sottofondo musiche di qualsiasi genere.

Chi si depila. Chi se ne sta beatamente sdraiata in mezzo ai peluche. Una sobria cinquantenne passa ore a raccontare la sua vita. Studentesse appena svegliate. Un ragazzino mangia stando a un palmo dal monitor. Casalinghe nude a quattro zampe in cucina, sullo sfondo frullatori, forno a microonde e stoviglie appena lavate. Una ragazza spiega come risolvere il cubo di Rubik.

Poi all’improvviso sembra di essere in un film di Almodovar: letto disfatto, un cassetto aperto con non si sa quale meraviglia nascosta dentro, tre vasi messi in verticale su una fioriera verde pisello, alla parete poster di Marilyn Monroe e James Dean, un travestito seduto sul letto in canotta nera e short rosa e un cagnolino scondinzolante che gli salta sulla schiena.

Ma chi più di tutti ha attirato la nostra attenzione è Support22, un ragazzo sulla trentina di Nottingham che trasmette ininterrottamente dal suo ufficio mentre lavora in giacca e cravatta: se ne sta lì a lavorare circondato da faldoni, raccoglitori, stampanti con aria seria e impegnata, solo ogni tanto si volta verso la cam e si dimena il membro, per poi riprendere le pratiche lasciate in sospeso, guadagnando – non si sa perché – pure un bel po’ di token.

Trasmetto dunque sono

Quindi sì, c’è una buona parte che sta lì per unire l’utile al dilettevole, come ginetta_21: “È un lavoro ormai e quindi, sì, lo faccio per soldi ma anche perché mi piace, e se non lo fai anche con piacere gli utenti se ne accorgono e non guadagni nulla”. O come Beryl18, una statunitense brunetta del ’95 dall’aria pura e casta con quei suoi grandi occhiali da studentessa: anche se la maggior parte del tempo sta vestita a parlare in chat di libri e film e solo ogni tanto regala qualche momento intimamente caldo, la sua videochat è una delle più visualizzate e gettonate a suon di token.

E così è pure il caso della enigmatica islandese elisadeathnaked, seguitissima sul sito: celando sempre la sua faccia, lasciandola fuori dell’inquadratura o indossando una maschera a forma di muso di cavallo, le sue performance sono veri e propri riti sciamanici invasati, ora in sella a una moto, ora sopra una sedia con l’effigie della Gioconda. In altri casi, invece, seppur non si perda mai un grammo della grana amatoriale, è ben evidente come per alcune ragazze quel lavoro sia diventato routine, meccanico e senza passione.

Ma affacciandosi e curiosando dentro quasi tutte le finestre di Chaturbate si ha l’impressione che la maggior parte degli utenti in trasmissione lo faccia soprattutto per gioco, per svago, noia, se non anche per sfogarsi e trasgredire semplicemente all’ordinarietà o esorcizzare la solitudine. Per sentirsi liberi. Quasi un modo per dire al mondo esterno “esisto pure io, eccomi”. Trasmetto dunque sono.

Per finire chiedo a ginetta_21 se ha paura che qualcuno possa riconoscerla in chat:  “È il mio lavoro, la gente deve finirla di avere pregiudizi e criticare. Non faccio nulla di male, mi esibisco in cam, non sto uccidendo nessuno”.

Ma i suoi famigliari ne sono al corrente? “Non ne sono a conoscenza, ma se lo venissero a scoprire amen, è il mio lavoro, guadagno bene e mi piace farlo, quindi o lo accettano o arrivederci. Io non giudico e critico gli altri per quello che fanno o come lo fanno e non voglio che si faccia con me”. Poi: “Masturbarsi in cam per me non è umiliante, l’ho fatto molte volte da sola sotto le coperte quando non ero fidanzata e farlo davanti a un pc per me è la stessa cosa.

Anzi, sapere che sto dando piacere a me stessa e allo stesso tempo anche ad altre persone è eccitante e gratificante. Troverei assai più degradante dover fare colloqui umilianti per un lavoro che nemmeno mi piace. Qui almeno non si corre neanche il rischio di subire avances dal capo”.

Quando le chiediamo che cosa consiglierebbe a una ragazza appena uscita dalle scuole superiori che guardandosi attorno si sentisse senza futuro e iniziasse a pensare di intraprendere la strada della camgirl, emerge un altro aspetto molto importante: “Di farlo in punta di piedi, di non sentirsi obbligata a fare nulla se non lo vuole e di essere se stessa…Le cose si fanno piano piano, di non essere timida e di fregarsene di quello che pensa la gente di questo mondo, perché tutti poi hanno due facce e quando si trovano davanti un pc e sono soli certi siti li vanno a visitare”.

Il Lato Oscuro del Sesso è un sito nato nel 2012 riservato alle Coppie Scambiste, Esibizioniste, Cuckold e tutti coloro che conoscono le regole di questo fantastico mondo.

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