Le più famose riviste porno anni 70/80
C’era una volta un’epoca dove non bastava aprire un browser e digitare in un motore di ricerca la parola “Donne nude” per vedere un pò di corpi femminili. C’era una volta un periodo in cui non si potevano reperire filmini porno come oggi e che l’unico supporto esistente erano le cassette vhs e le riviste porno.
Provate a pensare quando per comprare una rivista porno bisognava recarsi dal giornalaio, che magari ti conosce pure, e chiedergli “E’ uscito il nuovo Ragazzine Porche alla riscossa?”. Se provate pudore solo a pensare di farlo adesso, immaginate come poteva essere negli anni 70/80 quando mostrare mezza tetta (senza capezzoli) in tv era considerato ancora un mezzo reato.
Eppure un’intera generazione è cresciuta grazie a queste riviste che ancora oggi (basta vedere ebay) hanno un valore niente male e che vengono rivenduti come cimeli da collezionisti. Certo oggi, nell’epoca delle donne da copertina perfette grazie alla chirurgia e photoshop, potrebbero non esserci confronti, ma la semplicità di quelle storie e di quelle bellezze, non dovrebbe mai essere dimenticata.
Ecco a voi un primo elenco delle riviste piu’ famose che hanno fatto la fortuna di molti oculisti negli anni successivi per il sesso maschile (e non solo….)
Se vuoi vedere i commenti degli utenti, partecipare, e magari qualche pagina inedita sul tema di queste riviste, scrivi nei commenti alla fine dell’articolo. Amiamo parlarne !
SUPERSEX Rivista per adulti (1977/1997)
Supersex era una rivista di fotoromanzi “particolari” e del suo personaggio principale, Supersex, interpretato da Gabriel Pontello. La rivista è nata in Francia, ma è stata riproposta, con buon successo di vendite, anche in Italia
Se avete mai letto questa rivista conoscerete sicuramente la celeberrima frase “Ifix Tchen Tchen” ?
LE ORE Rivista per adulti (1977/1996)
La testata nasce negli anni ’50 come rivista specializzata nella critica cinematografica, ben lontana dalla natura hot che la renderà famosa ma comunque già concentrata sulle belle donne. Presenza fissa già a quel tempo erano, infatti, i servizi sulle attrici riprese in pose sensuali ma sempre vestite e castigate. Negli anni ’60 Le Ore (della settimana) segue la società civile aprendo a temi politici importanti con un orientamento socialista. L’emancipazione della donna trova spazio, ma più a parole che nelle immagini, fino alla prima chiusura nel 1967. A inizio anni ’70 riprende le pubblicazioni mostrando la sua seconda natura, quella di rivista soft-core, trasgressiva ma senza esagerazioni (niente parti intime in vista, tanto per dirne una).
La strada è comunque segnata e, con il passare degli anni, Le Ore diventa sempre più hard. Merito anche della legge che nel 1977 fa decadere il divieto di mostrare organi genitali in primo piano nelle pubblicazioni. La morale cambia e così cambia la rivista, che pesca a piene mani dalle pubblicazioni a luci rosse estere (francesi e scandinave in primis). In Italia per il momento manca materiale originale, ma non ci vorrà molto perché una schiera di donne più o meno famose decida di posare per quello che, nel frattempo, è diventato un magazine cult. Nomi come Claudia Cardinale, Elsa Martinelli, Patty Pravo campeggiano con orgoglio nella storia di Le Ore, ma è negli anni ’80 che arriva il boom improvviso.
Il decennio del disimpegno e del divertimento porta in auge anche il fenomeno del cinema per adulti, cui si accompagna in edicola la presenza costante di riviste più o meno esplicite (che spesso sfociano nella pornografia spinta). Le Ore diventa un punto di riferimento grazie alla collaborazione con due delle stelle più splendenti del firmamento hard: Ilona Staller, in arte Cicciolina, e la divina Moana Pozzi. Donne che dal set a luci rosse sono riuscite a raggiungere un pubblico vasto, riscrivendo i canoni del ‘moralmente accettato’ in una realtà italiana che ancora doveva fare i conti con la censura della Chiesa. La causa del successo (il cinema per adulti) sarà anche la causa della morte de Le Ore, che non riuscirà a tenere il passo delle Vhs prima e di Internet poi. Nel 1996 chiude per sempre, lasciando un vuoto nel cuore di tutti noi. Il suo ruolo nell’evoluzione della società, però, non potrà mai essere negato.
Il Tromba – Fumetti (1975/1986)
144 volumi editi prima da GEIS e poi da Edifumetto; tascabile per adulti con ambientazione militaresca; ristampato nella collana Super il Tromba. Fumetto che era un must per tutti quelli che erano partiti per il militare. Si dicesse persino che fosse stato finanziato dallo Stato per tenere “ALTO” il morale dei commilitoni.
Il Camionista – Fumetto (1981-1988)
91 volumi in tre serie; “Il Camionista” ha segnato un pezzo di storia del fumetto italiano.
Il protagonista della storia è un autotrasportatore appunto, di nome Mario Vergone. Lavora per l’impresa Trasportango, di proprietà di Rino Tango e gestito con la Segretaria Elvira. Quest’ultima è innamorata di Mario e vorrebbe donargli tutta se stessa, purtroppo non essendo proprio una bellezza non riceve le attenzioni di Vergone. Attenzioni che Mario Vergone, a volte con l’aiuto del collega Bisonte, concede volentieri a tutte le belle donne che incontra. Di solito queste procaci e sunsuali Signore non hanno bisogno di molto tempo per accettare le lusinghe ‘amorose’ di Mario.
Il soggetto della storia nasce da Mario e Nicola Del Principe, disegnatori che riescono ad avviare un vero progetto editoriale. Mario inoltre lavora ad altri importanti titoli dell’epoca come “Nonna Abelarda” o “Angelica”.
La maggior parte di disegni de “Il Camionista” sono invece di Eugenio Benni, scomparso nel 2009. Benni che aveva disegnato per Edifumetto altri titoli come “Il Tromba” o “Il Centravanti”, era un vero professionista del fumetto italiano. Nel corso della sua carriera ha lavorato con diversi editori come: Editrice La Terza, SIE, Edinational, Edizioni F.lli Spada, Editore Francesco Coniglio e moti altri.
PlayMen (1967-2001)
Che altro dire se non fosse la risposta Italiana a Playboy? con uno stile suo, decisamente raffinato e con bellissime donne, anche molto famose (come vedrete dalle copertine). Fu fondata da una donna (Adelina Tattilo) e cominciò imitando Playboy, anche se la prima Ragazza del Mese, Brigitte Bardot, poneva le proprie mani sopra il seno.
Ma in seguito, Playmen prese uno stile tutto suo, riflettendo il gusto europeo, non sovraesponendo seni come Playboy. In un’intervista concessa al settimanale statunitense Time il 18 gennaio 1971, Adelina Tattilo disse: “Gli Stati Uniti sono un matriarcato.
Penso che sia questa la ragione per cui gli uomini americani preferiscono le donne con seni esagerati, voluminosi, vere calde bambinaie con un rassicurante aspetto materno”. Le donne scelte dalla Tattilo erano più magre e più mature rispetto alle scelte di Hugh Hefner.
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