ILO Forum Racconti Erotici / Hard UNA SCOMMESSA FRA COLLEGHI

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    Una scommessa fra colleghi

    Qualche mese fa mi è successa un’esperienza che mi ha, per così dire, segnato. Avevo appena cambiato lavoro, e nella marea di colleghi-zombie (del tipo lavoro-casa e casa-lavoro) mi sono trovato a condividere l’ufficio con due splendide ragazze. Ero contentissimo: Claudia era alta, bruna, la classica bellezza mediterranea, mentre Elisa era bionda, minuta e con un viso angelico. Erano simpatiche, molto spigliate e, conoscendosi da anni, avevano instaurato tra di loro un rapporto molto profondo. Non si imbarazzavano per la mia presenza nel fare battutine osé o nel raccontarsi pettegolezzi erotici, ed io mi sono sentito subito a mio agio, tanto che dopo una sola settimana ero riuscito ad entrare in confidenza: mi inventavo pettegolezzi erotici e con mirate battute (che in realtà erano serie proposte spacciate per scherzo) sottolineavo quali piaceri avremmo potuto provare vicendevolmente in un rapporto a tre fra noi colleghi. A volte, constatando l’intimità della loro amicizia, mi spingevo addirittura nel commentare quelli che sarebbero potuti essere i loro rapporti saffici: sicuramente esplosivi, per quello che immaginavo io.
    Dopo il primo mese mi sono accorto di farci quasi una malattia. Mi sorprendevo sempre più spesso nell’osservare, quasi con le bave alla bocca, lo stupendo culo di Elisa o le tette magnificamente sode di Claudia. Questa mie occhiate erano così sfrontate e frequenti da non poter passare inosservate; anzi, mi attiravano addosso parecchi commenti da parte delle due sorvegliate speciali, ma il tono usato per riprendermi, scherzoso o serio che fosse, mi faceva capire che in fondo il mio voyeurismo era ben accetto: la merce era lì per essere guardata, e forse forse, per essere consumata.
    Oramai le sognavo puntualmente tutte le notti, sempre nella stessa situazione: si toccavano, si scopavano come lesbiche ninfomani, fino ad inginocchiarsi docilmente davanti al mio cazzo enorme che le avrebbe soddisfatte entrambe; prima che potesse succedere quella meraviglia, però, mi svegliavo in un bagno di sudore e con le mutande che tiravano.
    Ed è stato proprio in una di queste mattine, in cui brandelli del sogno continuavano a tormentarmi, che ha avuto inizio la mia avventura. Era una calda giornata di maggio e una volta arrivato in ufficio, a colorare ulteriormente le mie visioni oniriche, ho trovato leggere e svolazzanti gonne, aderenti e colorati top, eccitanti piercing all’ombelico: a vedere tutto quel ben di dio non ragionavo più; così al primo accenno di discorso libertino ho buttato lì un «Eh si, ve lo farei vedere io cosa ci sarebbe da fare con voi due!»
    Le ragazze sono diventate improvvisamente serie: Claudia ha chiuso la porta dell’ufficio appoggiandocisi sopra a braccia conserte, Elisa, seduta su un angolo della scrivania, mi ha guardato in modo strano.
    «Sai che ci piacerebbe veramente sapere cosa ci faresti? Perché noi un’idea su cosa fare con te ce l’abbiamo già… Facciamo una scommessa?»
    O la va o la spacca! Mi sono buttato: «Che genere di scommessa? Cosa scommettiamo?»
    «Non so, vediamo…» Claudia si era messa di fianco all’amica, e io cominciavo a sentirmi stringere lo stomaco. Potevo veramente averle tutte e due o avrei solo fatto la figura di merda più grande della mia vita?
    «Facciamo così: se perdi ci fai da schiavo per una settimana, se perdiamo noi saremo ai tuoi ordini per due settimane… Ci stai?”
    «Cosa intendete per… Schiavo?»
    «Secondo te?» La voce di Elisa era suadente come non mai, mentre, per farmi comprendere meglio il concetto di schiavo, si tirava su lentamente la gonna.
    Io sudavo paralizzato. «Ma…»
    «La scommessa…? Semplice. Io e la Claudia scommettiamo che riusciamo a farti venire senza neanche toccarti… Accetti?»
    Non avrei mai potuto immaginare la trappola in cui mi stavo infilando… Anzi, a dire il vero pensavo sì di infilarmi, ma stavo decisamente correndo un po’ troppo.
    Ho accettato. La scommessa si sarebbe consumata nel week-end, nella casa di campagna di Elisa. L’appuntamento era stato fissato per sabato a cena.
    Il resto della settimana è scivolato via in maniera tranquilla, più lentamente del solito, a parer mio, ma nessuno di noi tre ha più accennato alla scommessa.

    Elisa possedeva una piccola cascina ristrutturata poco fuori città. Sono arrivato puntuale con due mazzi di rose rosse e due bottiglie di vino (ovviamente una di bianco e una di rosso) e tantissime domande in testa; entrando nel cortile e vedendole aspettarmi sulla veranda mi si è azzerato qualsiasi pensiero: erano bellissime, stupende! Fasciate in cangianti camicette e aderenti minigonne sculettavano su vertiginosi tacchi a spillo: sembravano uscite da un film!
    Prima di cenare abbiamo preso un aperitivo, parlando del più e del meno. Non sembravano emozionate, almeno non quanto lo ero io; ci siamo seduti sul divano e ovviamente mi hanno messo in mezzo: le loro mani non smettevano un attimo di provocarmi, sfiorandomi le ginocchia, soffermandosi qualche istante sulle cosce, accarezzandomi il petto. Poi, finalmente, hanno servito la cena; io mi sono seduto a capotavola con quelle due ammaliatrici al fianco. Vi giuro che vederle mangiare con voluttà qualsiasi cosa avesse la seppur minima valenza fallica è stato uno spettacolo che difficilmente dimenticherò: si scambiavano occhiate furtive, si imboccavano l’un l’altra, simulando la fellatio con dita intinte nel vino, mi guardavano con una malizia prossima a sfociare in un invito al sesso selvaggio. Per non parlare poi dei piedini bollenti che risalivano inesorabilmente verso la mia zona pubica, gonfia all’inverosimile.
    Verso la fine della cena la mia vista ha incominciato ad annebbiarsi e, pur non avendo bevuto più di due o tre bicchieri di vino, mi rendevo conto di ondeggiare paurosamente sulla sedia. Ricordo che sono stramazzato a terra senza riuscire più a rialzarmi. Disteso e inerme ho intravisto sotto le corte gonne sublimi angoli di paradiso, fino a quando non ho perso contatto con la realtà.

    Non so quanto tempo fosse passato, non sapevo neppure se fosse ancora sabato sera o domenica, ma con le interessanti premesse che c’erano state il mio risveglio è stato un vero shock: ero completamente nudo, seduto sul bordo di un tavolino, con le caviglie legate strettamente alle robuste gambe di legno e le mani immobilizzate dietro alla schiena. In mezzo ai miei piedi c’era un grosso specchio rettangolare, inclinato, con un lato appoggiato a terra e l’altro fissato alla sponde del letto matrimoniale che avevo davanti. Per l’occasione mi ero rasato le parti intime e adesso potevo vedere riflesso lo scroto liscio e ancora leggermente arrossato.
    Sul letto, ancora vestite come le avevo viste a cena, erano sedute le mie carceriere.
    «Ben svegliato!» Nonostante sorridessero ho temuto per un attimo che non sarei arrivato a vedere lunedì, sempre che non lo fosse già.
    La stanza, tolto qualche faretto che illuminava la mia prigionia e il loro talamo, era completamente immersa nel buio.
    «Ragazze, che cazzo state facendo??? Non mi piace questo gioco!»
    Si sono messe a ridere, per niente imbarazzate e realmente divertite: «Non ti ammazziamo mica. È solo che abbiamo fatto una scommessa e tu la stai per perdere.»
    «Scommessa un cazzo!!! Ma chi credete di essere, eh? Slegatemi subito!»
    Ero terrorizzato e in loro totale balìa, ma confesso che l’idea di essere sequestrato e seviziato da due bellezze simili mi eccitava parecchio; già sentivo che il pistolino moscio incominciava a tirare su la testa per guardarsi intorno.
    «Non ti preoccupare. Vedrai che non ci metteremo molto.»
    «Non ci metterete molto a fare che cosa…?!?»
    Non mi hanno risposto ma, confermando tutte le fantasie bollenti che mi ero fatto in ufficio, si sono baciate a lungo e con passione. Accarezzandosi, quasi sfiorandosi, si sono spogliate fino a rimanere con la sola biancheria intima addosso: tutte e due indossavano autoreggenti e un completino di pizzo, ma Claudia, la bruna, era tutta in tinta bianco-avorio, Elisa aveva scelto invece un blu elettrico; un attimo dopo mutandine e reggiseni sono volati via, lasciandomi letteralmente a bocca aperta. Claudia si è comodamente sdraiata allargando le gambe mentre Elisa, facendole scorrere le dita intorno al fiore lucente, le tuffava nel suo burro caldo e se le leccava godutamente.
    «Ti piace lo spettacolo…?»
    In quel momento avrei voluto essere l’Incredibile Hulk, spezzare in due il tavolino a cui ero legato e scoparmi le colleghe per un mese intero. Mi sono limitato invece ad urlare con la voce un po’ rotta: «Sììì!!! Vi adoro, ma vi prego, slegatemi…»
    Sarebbe stato troppo semplice. Elisa si è tuffata in mezzo alle gambe dell’amica e, tenendo ben sollevato lo splendido culetto, ha incominciato a toccarsi mentre la leccava a Claudia. Come se non bastasse le due goduriose hanno tirato fuori da sotto il letto falli di varie forme e dimensioni: piccoli, colorati, lunghi, cromati, vibranti, doppi: non so dire per quanto tempo si siano toccate, scopate, leccate, penetrate, succhiate, ma hanno goduto come assatanate, venendo parecchie volte a testa.
    Tutto il mio essere maschio era concentrato nei genitali, e più precisamente nella cappella, rossa e gonfia come se fosse stata protagonista di quella serie infinita di penetrazioni. A guardare il pene riflesso nello specchio mi sembrava quasi che vibrasse talmente era duro e teso.
    Poi il gran finale mi ha fregato: è saltato fuori un cazzo enorme, completo di testicoli e scroto, del tutto simile ad un pene vero. Lo succhiavano passandoselo da bocca a bocca, ciascuna delle due reggendolo per un testicolo, fino a quando, assetate, hanno preso a massaggiarne lo scroto, provocando un’eiaculazione di liquido bianco; quelle due avide bevevano come ninfomani, si imbrattavano il viso, prendevano lunghe sorsate per poi passarsele di bocca in bocca in lunghi filoni colanti, si schizzavano le tette e si riempivano la fica, lasciandone colare fuori pigre strisce bianche che leccavano via minuziosamente.
    Quello che ho provato è stato unico e penso irripetibile: guardando quell’ultima scena ho avvertito un leggero dolore al glande e una vampata di calore che dai testicoli saliva lungo l’asta, dopodiché sono venuto. Godendo ho chiuso gli occhi, concentrandomi su quella stranissima sensazione: aumentava lentamente e costantemente, così come, lentamente, le prime goccioline cadute sullo specchio si ingrossavano in lunghi e pesanti filoni di sperma.
    Elisa e Claudia, saltando giù dal letto, si sono messe a ridere come due bambine.
    «Hai visto? Hai perso la scommessa!»
    Ho aspettato un attimo prima di ammettere la sconfitta, e ciò che ho visto riaprendo gli occhi mi ha fatto vibrare dentro, aumentando ulteriormente la portata dell’eiaculazione: Claudia stava leccando dallo specchio lo sperma ancora caldo, mentre Elisa, con la bocca spalancata sotto il mio glande, inghiottiva i filoni interi, passando la lingua sulle labbra bianche e impiastricciate.
    «Oh… Vi prego, avete vinto. Adesso però slegatemi…»
    Evidentemente non facevo abbastanza pena, visto che, invece di liberarmi, hanno impugnato il pene e, masturbandomi, lo hanno titillato con la lingua per tutta la lunghezza, dai coglioni fino alla punta. E’ stato come gettare una secchiata di benzina su un fuoco già acceso: il primo schizzo ha superato la sponda del letto, i successivi violenti fiotti sono stati equamente spartiti fra le calde bocche delle mie padrone e carceriere.
    Alla fine, e sospetto solo perché completamente soddisfatte, mi hanno slegato. Ho avuto male ai testicoli fino al lunedì che avevo creduto di non poter più rivedere; ovviamente ho pagato pegno, ubbidendo prontamente a tutti gli ordini che due magnifiche e insaziabili bisessuali potessero inventarsi, ma un po’ per problemi di orari e un po’ per comodità, abbiamo scelto di spalmare la settimana di punizione in più week-end… Bollenti week-end, a dire il vero…

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